giovedì 2 febbraio 2012

L'ira dei togati

CHIUNQUE sbaglia, DEVE pagare i danni. Ed è giusto che sia così anche per la magistratura. Magari prima o poi, impareranno ad usare meglio il loro potere, le leggi e il cervello. Augurandoci che tale provvedimento passi anche in seconda battuta e finalmente diventi realtà.


MILANO - Via libera della Camera alla norma che introduce la responsabilità civile dei magistrati. L'Aula di Montecitorio ha approvato un emendamento in questo senso del leghista Gianluca Pini alla legge comunitaria. I voti a favore sono stati 264, 211 i contrari. Un deputato si è astenuto. Il voto è stato a scrutinio segreto, come richiesto dal Carroccio che alla fine è riuscito a portare dalla propria parte la maggioranza dei deputati presenti. Il governo, che aveva espresso parere contrario, è stato dunque battuto in aula. «Il governo aveva avuto l'impegno del Pdl a votare per la soppressione dell'articolo» ha commentato subito dopo la votazione il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini. «Come avete visto a voto segreto è successo diversamente» - ha poi sottolineato. Un possibile ricompattarsi della vecchia maggioranza? «Evidentemente - è la risposta - su alcuni argomenti si ricompattano». E ancora: «il governo non ha chiesto il rinvio perchè aveva avuto la garanzia che avrebbero votato secondo le indicazioni». Anche Pier Luigi Bersani commenta con stizza l'accaduto: «È un vecchio trucco, il PdL aveva annunciato che votava no ed invece ha votato sì. È inaccettabile».

«ATTO DA P2» - Durissima la reazione del leader dell'Idv Antonio Di Pietro: «Dietro il voto segreto una maggioranza oscura ha compiuto un atto da P2 parlamentare. Ci sono almeno 50 traditori che hanno votato in modo diverso rispetto ai loro gruppi. Idv, Pd, Udc e Fli eravamo contrari». Per Giulia Bongiorno, avvocato ed esponente di primo piano di Futuro e Libertà, bisogna votare testi «in cui chi sbaglia paga, ma io non voglio magistrati terrorizzati nell'interpretare la legge o che scrivono sentenze con mano tremolanti. Non rendiamoli terrorizzati di fronte alla legge».

COSA CAMBIA - L'emendamento prevede, in particolare, che «chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento» di un magistrato «in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni o per diniego di giustizia», possa rivalersi facendo causa allo Stato e al magistrato per ottenere un risarcimento dei danni. A pagare sarà dunque la toga. Ovviamente, il testo deve ancora avere l'ok del Senato.

I MAGISTRATI: «MOBILITIAMOCI» - La norma approvata alla Camera sulla responsabilità civile delle toghe è «con tutta evidenza un tentativo di intimidazione nei confronti della magistratura». Lo dice all'Ansa il segretario dell'Anm, Giuseppe Cascini. È, aggiunge, «una norma incostituzionale», una «mostruosità giuridica» che il Senato dovrà cancellare. E intanto il tam tam corre sulle le mailing list dei magistrati con l'incitazione alla mobilitazione. «Dobbiamo essere pronti a mettere in campo anche uno sciopero immediato» scrivono in tanti perchè la «posta in gioco è alta». A chiamare immediatamente i colleghi alla mobilitazione subito dopo il voto alla Camera è, tra gli altri, Nello Rossi, procuratore aggiunto a Roma componente del parlamentino dell'Anm in rappresentanza di Magistratura democratica, che chiede «formalmente alla giunta dell'Anm di proclamare lo stato di agitazione e di procedere ad una convocazione straordinari del comitato direttivo centrale per sabato o domenica». «Non ci si può limitare a sperare - aggiunge - che il Senato corregga o che la Corte costituzionale dichiari in un lontano futuro l'illegittimità della norma oggi approvata dalla Camera. Occorre che la magistratura attraverso adeguate iniziative - inclusa la proclamazione di uno sciopero immediato - faccia comprendere anche ai più sordi l'entità della posta in gioco».

IL MINISTRO - E interviene anche il ministro Paola Severino. «Il Parlamento ha votato ed è sovrano -afferma- ma confidiamo che in seconda lettura si possa discutere qualche miglioramento perchè interventi spot su questa materia possono rendere poco armonioso il quadro complessivo». La ministra, prendendo atto della volontà del Parlamento, ha comunque osservato che lo strumento dell'emendamento, forse non era il più idoneo per intervenire su una materia così ampia. «Se si fosse trattato di un intervento puntuale sulla sentenza - ha evidenziato - si sarebbe potuto tranquillamente intervenire con un emendamento però poichè il tema si è allargato ad altri aspetti abbiamo ritenuto che fosse più corretto trattare in una sede più organica un aspetto così delicato».

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