sabato 31 luglio 2010

Numeri finiani


Chi sta con chi. Nel giorno in cui Gianfranco Fini accusa il Cav. di essere "illiberale", conferma che non lascerà lo scranno più alto di Montecitorio e che d'ora in poi si terrà le mani libere su tutti i provvedimenti del governo che non fanno parte del programma elettorale e dell'impegno assunto con gli elettori, nella maggioranza si ragiona sui numeri. Quelli di "Futuro e Libertà per l'Italia" il gruppo dei 33 deputati finiani nato ieri a Montecitorio e quelli, ancora incerti, dei senatori fedeli all'ex leader di An. L'obiettivo è capire se quei numeri possano trasformarsi in un'ipoteca per il futuro della legislatura.

Silvio Berlusconi assicura che no, i numeri l'esecutivo li ha e che il divorzio da Fini non avrà effetti sulla road map verso il 2013: lo fa prima in Consiglio dei ministri assicurando che gli uomini del presidente della Camera al governo resteranno al loro posto e rinsaldando l'asse con Umberto Bossi (in un faccia a faccia a porte chiuse nel corso del quale il Cav., ha rassicurato il Senatur che vede come fumo negli occhi l’ipotesi del voto anticipato perché annullerebbe la partita del federalismo), poi in un messaggio ai Promotori della Libertà nel quale non risparmia nuove bordate all'ex co-fondatore del Pdl. Infine ci dedica un nuovo vertice a Palazzo Grazioli con lo stato maggiore del partito.

Ma quali sono i numeri dei finiani? A Montecitorio i deputati che hanno aderito al neonato gruppo parlamentare "Futuro e Libertà per l'Italia" sono 33. Cifra non certo esigua, nonostante i colonnelli aennini giurino che alla fine i deputati veramente convinti di seguire Fini saranno al massimo 22. Dei pretoriani del presidente della Camera fanno parte oltre al ministro Ronchi, al viceministro Urso e i sottosegretari Menia e Bonfiglio, i deputati Bocchino, Granata, Briguglio (tutti deferiti ai probiviri) , Ruben, Lamorte, Buongiorno, Scalia, Lo Presti, Perina, Giorgio Conte (capogruppo pro-tempore), Bellotti, Polidori, Moffa, Tremaglia, Consolo, Angeli, Sbai, Paglia, Raisi, Barbareschi, Siliquini, Della Vedova, Napoli, Proietti, Di Biagio, Patarino, Cosenza, Divella, Barbaro.

Una pattuglia numericamente consistente e in grado di incidere sull’autosufficienza del governo soprattutto se, come ha annunciato Fini, varrà la tattica delle mani libere e del voto da valutare volta per volta, sui provvedimenti che esulano dal programma elettorale. Ma va considerato anche che la maggiorparte dei deputati che hanno seguito Fini, in cambio gli avrebbero chiesto – in maniera più o meno indiretta - precise garanzie su tre aspetti: fedeltà al programma elettorale che significa non votare contro il governo; il rispetto degli impegni assunti con gli elettori e la lealtà al premier; il veto sulla possibilità di essere rappresentati dai tre pasdaran deferiti ai probiviri: Bocchino, Granata e Briguglio.

Non solo: se il controcanto dovesse trasformarsi in guerriglia a colpi di voti in Aula, è chiaro che a quel punto l’unica via che peraltro il Cav. continua a considerare aperta soprattutto nello scenario attuale, è il ritorno alle urne. Opzione che penalizzerebbe in partenza i finiani (i sondaggi che Berlusconi ha illustrato nel vertice di ieri li danno tra il 3 e il 4 per cento se si dovesse votare domani) e che oltretutto li metterebbe nella scomoda situazione (in termini elettorali) di passare per quelli che hanno fatto cadere il governo Berlusconi.

Ma è al Senato che la situazione è più fluida, nonostante Pasquale Viespoli (sottosegretario al Lavoro) assicuri che lunedì i finiani avranno il loro gruppo anche a Palazzo Madama. I conti sono presto fatti: i fedelissimi del presidente della Camera sono nove in tutto: De Angelis, Saia, Germontani, Valditara, Menardi, Viespoli, Baldassarri, Pontone e Digilio. Uno in meno dei dieci previsti dal regolamento come numero minimo per costituire un gruppo parlamentare.

Ci sono però alcune opzioni: nella squadra di “Futuro e Libertà” potrebbero entrare uno dei tre senatori del Mpa (in Sicilia a sostenere il governatore Lombardo sono proprio gli uomini di Fini), o la Poli Bortone (che, ironia della sorte, uscì da An sbattendo la porta e in durissima polemica con Fini) e forse un ex forzista. In questo caso i nomi che circolano con maggiore insistenza sono quelli dei senatori Enrico Musso (anche se ha smentito annunciando casomai l’ipotesi di passare al gruppo misto) e di Barbara Contini, ex governatrice di Nassiriya.

Insomma numeri risicati e comunque, il dato politico è che la maggioranza degli ex aenne è nelle mani dei “lealisti” schierati con Berlusconi. Il che significa che a Palazzo Madama la strada a progetti, ipotesi o solo suggestioni di governi di transizione, larghe intese o tecnici che dir si voglia resterebbe sbarrata. Ma c’è un altro dato da rilevare e riguarda le prime defezioni tra i senatori finiani. Quattro di loro hanno scelto di restare nel Pdl: Tofani, Allegrini e Cursi, capitanati dal sottosegretario Andrea Augello, uno di quelli che fino all’ultimo si è speso molto nell’opera di mediazione finalizzata alla tregua tra i due principali azionisti del partito unico.

E nella giornata dedicata ai numeri e ai posizionamenti, non è passata inosservata la dichiarazione del governatore del Lazio Renata Polverini, la cui candidatura alla Pisana era stata fortemente voluta da Gianfranco Fini. Lei non ha dubbi e lo dice: resta col Cav., del quale ricorda l’impegno diretto e personale dimostrato nella tribolatissima campagna elettorale dopo l’esclusione della lista Pdl. Intanto a 48 ore dallo show down tra Berlusconi e Fini sono scintille, accuse reciproche. L’ulteriore conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la foto-opportunity coi due che si abbracciano sul palco della Fiera di Roma al battesimo del Pdl, un anno e mezzo dopo è solo un cartoncino dai colori sbiaditi.

3 commenti:

Massimo ha detto...

Non è che preoccupi il peso elettorale dei finioti, ma l'aver sottratto alla legittima guida voluta dagli elettori ben 33 deputati. Meglio tornare al voto ... ;-)

Anonimo ha detto...

che delusione la Sbai.
eudora

Elly ha detto...

Si, Eudora, ho visto. Si è smentita da sola. Ma tanto lontano non arriva se si mette nelle mani di quel cretino.