mercoledì 2 febbraio 2011

Quando si...

... riesce persino ad essere ridicoli. QUI. Con la benedizione di Concita De Gregorio, Rosi Bindi e Miuccia Prada. Andate, donne, andate a rendervi ridicole in piazza contro chi liberamente ha scelto di spogliarsi dovunque e ha scelto di prostituirsi o di fare della propria vita quel che diavolo vuole. E se devono manifestare e protestare... che almeno lo facciano anche per lei... ma ne dubito. Perchè la manifestazione è l'ennesima pagliacciata antiberlusconiana usando proprio le donne più credulone.

E adesso chi difende il corpo della donna? di Annamaria Bernardini De Pace

C’è qualcosa di molto violento in ciò che è successo alla giornali­sta Anna Maria Greco. Scrive un articolo che riguarda un magistrato. Con la velocità della luce, una sua presunta fonte viene indagata per abuso d’ufficio ai sensi dell’art.323 del codice penale. Quasi contestualmente, viene disposta la perquisizione del Giornale, nonché la perquisizione domiciliare e personale (ribadisco: personale) della giornalista. Il codice di procedura penale all’art. 352 dice «nella flagranza del reato o nel caso di evasione, gli ufficiali di polizia giudiziaria procedono a perquisizione personale o locale quando hanno fondato motivo di ritenere che sulla persona si trovino occultate cose o tracce pertinenti al reato che possono essere cancellate o disperse, ovvero che tali cose o tracce si trovino in un determinato luogo o che ivi si trovi la persona sottoposta alle indagini o l’evaso… ». La giornalista non è l’indagata. Certamente non stava commettendo alcun reato al momento della perquisizione, né stava «evadendo» dal Paese, dal carcere o da chissà dove. Era a casa sua con suo figlio, quando, di primo mattino, sono comparsi i carabinieri i quali, dopo avere rovistato, investigato, frugato per tutta la casa, sequestrato persino il computer del figlio, l’hanno fatta spogliare e sottoposta a perquisizione corporale. Al fine, secondo il codice, di trovare su e dentro di lei «tracce o cose occultate pertinenti al reato». Cosa, per esempio? Un dossier? Una chiavetta usb o un cd? Non essendo l’indagata e non trovandosi in flagranza di reati, all’evidenza la giornalista è stata considerata un luogo, un nascondiglio e testimonianza del reato. Visto che l’unico corpo del «reato», se esistente,sarebbe potuto essere al massimo il suo cervello, il miglior mezzo investigativo sarebbe dovuto essere individuato nel sezionarle all’improvviso il cervello, prima che potesse cancellare la memoria con altri pensieri. Non osando tanto, per ora, i carabinieri comandati dal pm, hanno ispezionato fin dove possibile il corpo della donna. Trascurando, peraltro, di attendere che lei avesse... smaltito la notizia e così perdendo l’occasione di mostrare il massimo della diligenza investigativa nell’esaminare anche i residui della digestione. Il tutto per un’indagine priva di qualsiasi urgenza; esente da ogni allarme sociale, completamente inutile considerata la notizia già diffusa e l’esistenza di altri indizi comodamente valutabili dal pm. Altro che violenza. È quasi paradossale che il reato in questione sia l’abuso d’ufficio. È davvero inaudito e scandaloso quanto è avvenuto a danno di una giornalista, donna e madre. Che ha l’unico torto di avere fatto il suo dovere, pubblicando una notizia e proteggendone la fonte. Nel rispetto del suo codice deontologico. Malgrado ciò si è infierito sul suo onore anche di madre e sul suo pudore di donna. In un momento storico in cui la società e i magistrati, in particolare, si dichiarano paladini del corpo delle donne, spesso sbrodolandosi in un bigottismo ipocrita che crea solo confusione, il corpo di una seria professionista viene trattato come un luogo, un sito ispezionabile dalle forze dell’ordine. Senza che lei sia indagata, imputata o nota spacciatrice di ovuli di cocaina. E la ragione sta nella difesa, pronta e immediata, della privacy di un’altra donna. Perché l’una viene considerata intoccabile dalla risonanza del passato, e l’altra toccabile senza alcun passato oggetto di critica? Forse c’è una gerarchia di donne e una gerarchia di privacy. E la dignità, come la legge, non è uguale per tutte. È inaudito, illiberale, persecutorio strumentalizzare la rispettabilità di una persona per bene, passando sul suo corpo, nell'ambito di un’inchiesta che la riguarda solo in rapporto al lavoro, che ha svolto con coscienza. L’eco di questa vicenda,non può che risolversi nella intimidatoria censura preventiva. Nella violenza oppressiva del diritto di informazione costituzionalmente garantito. In uno Stato di diritto che, prima, si nasconde dietro un gruppo di donne per colpire l’obiettivo; poi ne protegge altre e, infine, ne sacrifica qualcuna per giustificare il senso della legge. Forse aveva ragione Dostoevskij, quando diceva che alle persone piacela caduta del giusto e la sua ignominia. Ma ormai sono troppe le persone che coltivano il gusto macabro di vedere gli altri, giusti o non giusti che siano, in qualsiasi modo sfracellati.

2 commenti:

samuela ha detto...

Qualche anno fa Franca Rame affermò che se gli stranieri violentano le donne italiane è perchè vedono ragazze nude sulle tv di Berlusconi, mentre sono nelle loro baracche - della serie che a sinistra non hanno stereotipi o non vanno in centro a Milano a metà pomeriggio.
Giuro che quando passo da Parco Sempione nella bella stagione aspetto ancora di vederla passare a distribuire caffetani alle berlusconiane che prendono il sole in maglietta e shorts e che stupidamente -perchè berlusconiane, mica perchè ragazze libere- pensando di non fare del male a nessuno. Quando sono passata con le mie braccia oscenamente nude a fine torrida estate davanti a quella panchina di bipedi nel centro di Milano -magrebini e neri insieme, ma il dominato non detesta il dominatore?-che ululava e rideva beata di quello che grazie ad Allah non potevo capire mi dicessero ho pensato a lei.
Quando vedo le ragazze delle linee hot sulle tv arabe -berlusconiane ovvio- così bionde, così bianche, penso a lei.
C'è vittima di stupro e vittima di stupro.
W il femminismo.

Eleonora ha detto...

Samuela, ci sono sempre due pesi e due misure per la sinistra. Sempre e a prescindere.