martedì 22 febbraio 2011

Le pressioni dell'onu


MILANO - Il possibile flusso di profughi dalla Libia in fiamme spaventa l'Europa, e in particolare l'Italia, ma l'Onu lancia un appello affinché non si respingano le persone in fuga dagli scontri. Melissa Fleming, la portavoce dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) dell'Acnur, ha detto che l'Italia è tra i paesi che «più probabilmente riceveranno un afflusso di persone in fuga dalla Libia», tra cui cittadini libici e profughi di altre nazioni. «Stiamo dicendo, "per favore, non respingeteli"», ha detto in un briefing a Ginevra, dove l'agenzia ha la sede. «E' il momento di mostrare spirito umanitario e generosità verso gente che ha subito un forte trauma». Ci sono in Libia circa 8000 rifugiati politici registrati dall'Acnur e altri 3000 richiedenti asilo con la domanda in sospeso provenienti da Sudan, Iraq, Eritrea, Somalia, Ciad e Territori palestinesi.

BOSSI: «LI MANDIAMO IN FRANCIA E GERMANIA» - La risposta di Umberto Bossi sbatte però la porta in faccia a questa soluzione: «intanto non sono arrivati - ha detto il leader della Lega - e speriamo che non arrivino. Se arrivano li mandiamo in Francia e Germania...».

PREOCCUPAZIONE DI NAPOLITANO - Anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano «segue con attenzione le drammatiche notizie provenienti dalla Libia» e attraverso un comunicato ha chiesto che si fermino le violenze e che si ascolti il popolo. Intanto il governo italiano sta predisponendo i mezzi per cercare di evacuare i nostri connazionali presenti nel Paese di Muammar Gheddafi. Il capo dello Stato sottolinea, «come alle legittime richieste di riforme e di maggiore democrazia che giungono dalla popolazione libica vada data una risposta nel quadro di un dialogo fra le differenti componenti della società civile libica e le autorità del Paese che miri a garantire il diritto di libera espressione della volontà popolare.

RIENTRI - Intanto un aereo C130 dell'Aeronautica Militare «è pronto a partire dall'Italia per rimpatriare un centinaio di connazionali che si trovano a Bengasi». L'indicazione la offre il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, parlando con i giornalisti ad Abu Dhabi, dove si trova in visita ufficiale. Tuttavia la notizia della distruzione della pista dell'aeroporto di Bengasi e quella di bombardamenti in corso a Tripoli, sembrano aver reso più difficile il compito del governo nel predisporre il rientro dei nostri connazionali. «L'aereo arriverà in un altro scalo, che per motivi di riservatezza non vi dico», ha detto successivamente il ministro ai giornalisti. «Lasciamo un minimo di embargo sulla notizia vista la delicatezza della situazione. L'operazione non viene meno, cambiano soltanto orari, tempi e luoghi», ha precisato La Russa. E' il primo accenno istituzionale a un piano di rientro degli italiani in Libia. Alcuni Paesi europei e non, come Portogallo, Austria, Giappone, si erano già mossi cominciando l'evacuazione dei loro cittadini dalla Libia. Gli italiani «stabilmente» in Libia sono 1.500 e la Farnesina e l'ambasciata avevano consigliato fino a lunedì di partire con voli commerciali. Le aziende invece avevano cominciato a muoversi. Le possibilità di lasciare la Libia ovviamente sono legate alla regolarità dei voli. A quanto si è appreso Alitalia, oltre ai due collegamenti giornalieri (uno già partito per Tripoli questa mattina alle 8.15), ha messo a disposizione un volo speciale operato con un Boeing 777 capace di 280 posti, per consentire in tempi quando più rapidi il rientro dei connazionali. Nel frattempo, fonti delle Fiamme Gialle fanno sapere che si sono spostati dallo loro base a Bengasi all'ambasciata italiana a Tripoli i finanzieri che normalmente svolgono compiti di supporto a bordo delle motovedette libiche, come previsto dal trattato Roma-Tripoli sui pattugliamenti in mare. «Non si erano manifestate criticità - spiegano le stesse fonti - ma l'incarico è stato semplicemente sospeso visto che le autorità libiche non stanno svolgendo pattugliamenti in mare». Nel frattempo il ministero della Difesa ha fatto sapere che il cacciatorpediniere Mimbelli incrocia nelle acque del canale di Sicilia, visto che questa nave è dotata di un sistema radar molto efficiente ed è quindi in grado di monitorare l'arrivo di nuovo velivoli dalla Libia, visto il caso precedente dei due caccia giunti a Malta.

FRATTINI: «RISCHIO MAREA DI IMMIGRATI» - Intanto, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha dichiarato durante una conferenza stampa al Cairo seguita all'incontro con il segretario generale della Lega Araba Amr Mussa: «Siamo molto preoccupati per il rischio di una guerra civile e per i rischi di un'immigrazione verso l'Unione Europea di dimensioni epocali». Frattini si era detto lunedì «molto preoccupato per le ipotesi che stanno emergendo di un emirato islamico a Bengasi». Frattini ha affermato che l'Ue «non deve interferire» nei processi di transizione in corso nel mondo arabo cercando di «esportare» il proprio modello di democrazia. Parole che hanno sollevato dure critiche da parte dell'opposizione. Ma proprio oggi Frattini si rivolge all'opposizione sull'apertura di Maroni e, dall'altra parte, di Casini: «Spero che la parte responsabile dell'opposizione possa in questo momento condividere quest'appello».

PALAZZO CHIGI - L'Italia è vicina al popolo libico che sta attraversando un momento tragico della sua storia. È quanto riferiscono fonti di Palazzo Chigi che sottolinenano come sono «totalmente false, provocatorie e prive di fondamento le voci riguardo presunti aiuti italiani militari o sotto qualsiasi altra forma nelle azioni contro i manifestanti e a danno dei civili».

3 commenti:

samuela ha detto...

Urca Bossi nel dopocena ha messo l'orecchio su Radio Padania!

La UE -e il ragazzo abbronzato- come pensa di intervenire ad esportare la democrazia che ha tolto agli Europei? Iraq e Afganistan non sono lezioni sufficienti?

Nessie ha detto...

Samuela, stasera è arrivata la risposta piccatissima delle cancellerie Ue. Ci hanno detto che ce li dobbiamo tenere noi, che quelli che abbiamo già da noi sono pochi.

samuela ha detto...

Sì Nessie ho appena letto. Siamo un paese bestialmente sovraffollato ma chi se ne importa -i ferventi ambientalisti dove sono? Attendo che qualcuno perda davvero la testa, non può non succedere, è fisiologico, lo spazio vitale è un dato di fatto non un capriccio...A questo punto un governo serio uscirebbe dall'europa oppure farebbe completamente di testa propria. Ci odiano? Lo sappiamo già. Ma è folle che noi odiamo noi stessi.