lunedì 28 febbraio 2011

Se Fli fallisce...

... peccato per lui che il Fli sia già fallito e fa finta di non accorgersene. E proprio a causa dell'antiberlusconismo che c'è all'interno.


MILANO - «Se fallisce il progetto del Fli lascio la politica». Lo ha detto Gianfranco Fini durante la trasmissione televisiva Otto e mezzo, su La7. «Ma sarebbero - ha aggiunto il presidente della Camera - gli italiani a dirmi di andare a casa. In questa partita politica mi gioco tutto, ma ho fiducia nella capacità degli italiani di valutare la mia scommessa». Ha poi parlato dell'ipotesi di una rinuncia all'incarico istituzionale ricoperto dall'inizio della legislatura: «Non credo che mi dimetterò perchè non c'è nessun conflitto». E ha precisato: «La terzietà del presidente della Camera va valutata come guida di Montecitorio quando rappresenta le istituzioni. Del resto non voglio uno scontro con Berlusconi ma vorrei che si ragionasse».

L'IMMUNITA' PARLAMENTARE - E' stato un Fini a tutto campo quello che ha risposto alle domande di Lilli Gruber e che ha affontato tutti i temi del dibattito politico, a cominciare dalla reintroduzione dell'immunità parlamentare, per la quale propone «una maggioranza di due terzi» per respingere l'autorizzazione» a procedere eventualmente chiesta da un magistrato. «È insopportabile - ha spiegato - una concezione della autorizzazione a procedere che garantisca impunità. Oggi comunque Bossi, che è il vero leader della maggioranza, dice che di immunità nemmeno a parlarne».

IL PROCESSO BREVE - Sempre in tema di giustizia, il processo breve: «Non mi preoccupa il principio contenuto nel processo breve che è sacrosanto, ma mi scandalizza la norma retroattiva che il governo vuole inserirvi». Secondo il presidente della Camera il governo si assume la responsabilità «dell'agenda politica che ha stabilito di portare avanti. Quando dice che la giustizia è la prima cosa da fare credo che gli italiani non siano d'accordo nel mettere questa materia al primo posto».

CASO RUBY E CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE - Fini ha poi affrontato un altro tema delicato come il conflitto d'attribuzioneche potrebbe essere sollevato sul caso Ruby. «Non ci sono precedenti. Sarà una decisione presa alla luce dei regolamenti. Sarà valutata dall'Ufficio di presidenza e dalla giunta per il regolamento. Non ci sarà nessun conflitto istituzionale tra il mio ruolo di presidenza della Camera e il mio ruolo politico».

BERLUSCONI E LE ELEZIONI - Il discorso si sposta poi sul piano prettamente politico. «Non bisogna considerare Silvio Berlusconi uno sprovveduto - ha detto il numero uno di Montecitorio -. Se dice che bisogna andare a votare dopo aver minacciato di correre alle urne è perchè ora si rende conto di non godere della fiducia degli italiani». «È evidente che il presidente del Consiglio - ha aggiunto - esorcizza la nuova situazione dicendo che lui è il più amato dagli italiani. Sia comunque ben chiaro che lui ha tutto il diritto di non andare al voto». Lilli Gruber ha allora chiesto a Fini di fare un pronostico sulla sua quotazione elettorale. Il leader del Fli si è detto certo che in caso di elezioni raccoglierebbe un 7-8% di consensi nell'elettorato di centrodestra che non si riconosce in Berlusconi.

I RITORNI NEL PDL - Fini ha parlato anche dei deputati di Fli che tornano nella maggioranza e di quelli che vi sono approdati pur essendo stati eletti sotto le insegne di altri partiti: «Qualche volta nasce il fondato sospetto che non ci siano questioni di coscienza o altre questioni politiche» ha detto, richiamando il caso dell'on Bucchino che ha denunciato di aver ricevuto un'offerta in denaro in cambio di un suo eventuale passaggio al centrodestra.

2 commenti:

Nessie ha detto...

«Se fallisce il progetto del Fli lascio la politica».

Mmmmh... scenario assai simile a quello della casa di Montecarlo. Se mio cognato ha fatto porcherie e si è intestato la casa, allora mi dimetto. Si è visto.

Massimo ha detto...

Gente simile ha una faccia così di tolla che dopo un'ora smentirebbe nei fatti quel che avesse appena solennemente affermato. E si dimentica, sempre, che la maggioranza di Centro Destra fu eletta nel 2008 e che, semmai, i dubbi sulle motivazioni reali dei salti di quaglia, sono nei confronti di chi l'ha messa in pericolo.