giovedì 17 febbraio 2011

Multikulti


Parigi. Dopo il primo ministro britannico, David Cameron, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, anche Nicolas Sarkozy sta per lanciare una campagna sul fallimento del multiculturalismo in Europa. “Sì, è un fallimento”, ha spiegato il presidente francese giovedì 10 febbraio durante un’intervista televisiva su Tf1: “La verità è che in tutte le nostre democrazie ci si è troppo preoccupati dell’identità di quelli che arrivano e non abbastanza dell’identità del paese che accoglie”. A quattordici mesi dalle presidenziali, e con i sondaggi che non danno segnali di una ripresa della sua popolarità, Sarkozy ha deciso di fare del multiculturalismo uno dei temi centrali della lunga campagna elettorale che lo attende. Lunedì, in una riunione ristretta all’Eliseo con il premier François Fillon e lo stato maggiore del partito, ha dato direttive precise: “Occorre che l’Ump lanci un dibattito sull’islam. Io voglio andare più lontano: non voglio minareti, preghiere nello spazio pubblico o preghiere nelle strade”. L’islam sarà al centro di una “grande giornata di confronto” dell’Ump, una grande conferenza programmatica che dovrebbe tenersi entro la fine di marzo. Il pericolo Marine Le Pen alle presidenziali è la principale ragione che spinge Sarkozy a tornare sulle questioni dell’integrazione e dell’islam, nonostante il flop del dibattito sull’identità nazionale organizzato da Eric Besson nel 2010. Con le sue battaglie contro l’islamizzazione della Francia, la leader dell’estrema destra, che ha preso il posto del padre Jean-Marie alla testa del Front National, sta guadagnando terreno nei sondaggi. Quelle di Cameron “sono esattamente le dichiarazioni che ci hanno messo al bando della vita pubblica per trent’anni”, ha detto Marine Le Pen, quando il premier britannico ha decretato il fallimento del multiculturalismo. La condanna da parte di Le Pen delle preghiere dei musulmani per le strade di Parigi ha trovato il plauso della maggioranza dei francesi. Più presentabile, e solo apparentemente più moderata del padre, Marine sta rosicchiando una fetta importante – forse decisiva al primo turno delle presidenziali – dell’elettorato popolare e della destra moderata. Così, giovedì, Sarkozy è passato alla controffensiva: “Certo che occorre rispettare ciascuno nelle sue differenze, ma non vogliamo una società in cui le comunità coesistono le une a fianco alle altre”, ha detto il presidente. “Se si viene in Francia, si accetta di fondersi in una sola comunità, che è la comunità nazionale, e se non lo si accetta, non si può essere benvenuti in Francia”. Insomma, ha detto Sarkozy, i francesi non cambieranno “il proprio stile di vita, l’uguaglianza tra uomo e donna, la libertà per le bambine di andare a scuola”. Secondo Christophe Bertossi, ricercatore all’Institut français des relations internationales, il discorso di Sarkozy sul multiculturalismo serve a “dirottare il dibattito”. In Francia non è mai esistito un multiculturalismo di stato e “continua a prevalere l’approccio classico che rifiuta il riconoscimento delle comunità, con tutte le contraddizioni che conosciamo”. In realtà, la Francia laica e repubblicana ha prodotto, in particolare nelle banlieue, una segregazione simile a quella del multiculturalismo britannico o olandese. Con il suo nuovo slogan (“Vogliamo un islam di Francia e non un islam in Francia”), Sarkozy offre una terza via tra multiculturalismo e repubblicanesimo che piace agli elettori e mette in difficoltà l’opposizione. I socialisti sono troppo impegnati a litigare sulle primarie per le presidenziali e la segretaria del Ps, Martine Aubry, ha preferito non commentare l’attacco al multiculturalismo.

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