giovedì 24 febbraio 2011

L'ipocrita


MILANO - «Un delirio: frutto di allucinazione collettiva, o di malafede». Questa è la considerazione che il leader di Fli e presidente della Camera, Gianfranco Fini, fa di chi sta abbandonando Futuro e Libertà. In un'intervista sul settimanale «L'Espresso» Fini considera ora il progetto politico nato a Bastia Umbra all'inizio di un lungo camino, di «una traversata nel deserto a piedi» di cui «l'esito è tutt'altro che scontato». «In gioco - spiega Fini - c'è molto di più di un gruppo parlamentare: c'è un progetto politico ambizioso e, banalità, il futuro della persona che anima il progetto. Comunque Fli - aggiunge - non vuole partecipare allo scontro quotidiano tra berlusconiani e anti-berlusconiani: sono due facce della stessa medaglia».

POTERE FINANZIARIO - Fini, nel corso dell'intervista, ha poi corretto il tiro sulla denuncia che fece contro le «armi seduttive del potere finanziario e mediatico» puntando il dito contro quei deputati disposti alla campagna acquisti. «Mi sono meravigliato a vedere le mie frasi così tradotte: deputati comprati. Il mio ragionamento è più ampio: il conflitto di interessi esiste, lo sa bene anche la sinistra che quando ha governato ha ignorato la questione, in una fase in cui la messa all'indice di chi si oppone diventa il tratto distintivo, contrastare il gigante comporta gravi rischi. Ma la nuova anima del berlusconismo - conclude - non è il conflitto di interessi, è l'oggettivo interesse al conflitto».

ATTACCO AL PREMIER - Fini però non risparmia attacchi al premier Silvio Berlusconi. «Berlusconi - spiega il presidente della Camera - alza muri per far dimenticare i suoi fallimenti, scava fossati contro i nemici: i comunisti, i giornalisti, i magistrati, gli alleati infedeli, Santoro, Fini... Va ben oltre il conflitto politico: come ha sottolineato il capo dello Stato, il pericolo è scatenare un conflitto istituzionale. Berlusconi ha delle istituzioni la stessa idea che ha del Pdl: una concezione proprietaria che lo porta ad attaccare i giudici, la Consulta, la Camera, fino a lambire il Quirinale».

GIUSTIZIA E IMMUNITA' - Altro punto di stretta attualità toccato da Fini è la questione relativa alla riforma della giustizia e al tentativo della maggioranza di voler riproporre l'immunità parlamentare. «Nulla di eretico» a discutere di immunità parlamentare, «i padri costituenti l'avevano prevista, in assemblee come il Parlamento europeo ci sono prerogative analoghe. Ma oggi in Italia parlare di ritorno all'immunità significa garantire l'impunitá. Non è così? E allora sfido il Pdl: prevediamo per l'autorizzazione a procedere una maggioranza qualificata, i due terzi dei votanti della Camera, in modo che siano bloccate solo quelle inchieste dove è evidente il fumus persecutionis e non ci sia invece il rischio di garantire l'impunitá a colpi di maggioranza».

CASO RUBY - Sul caso Ruby ribadisce la sua posizione di sempre: «È un'ipocrisia dire: il giudice naturale è il Tribunale dei ministri. Se fosse davvero così basterebbe che il Pdl chiedesse alla Camera l'autorizzazione a procedere in tal senso. Altrimenti è tutto un infingimento. Un gioco degli specchi. Non è nè saggio nè giusto - continua Fini - auspicare che Berlusconi possa essere costretto a rassegnare le dimissioni per via giudiziaria. Berlusconi va sconfitto politicamente, con le elezioni». E ripete quello che dichiarò a vicenda appena scoppiata, quattro mesi fa: «Se quella telefonata c'è stata, c'è stato un uso privato di incarico pubblicò. Nulla da aggiungere oggi, se non che sottoscrivo in pieno quanto ha detto il capo dello Stato: l'imputato ha diritto di difendersi nel processo, non dal processo».

1 commenti:

Nessie ha detto...

Portiamoli tutti sotto il Quirinale. Un bel concerto sul Colle è quello che fa per questo ipocrita. Dopo, un bivacco con tendopoli.