martedì 22 febbraio 2011

Contro l'italia e l'occidente


MALPENSA (Varese) - Ventiquattro fogli appiccicati al muro e molti altri sparsi per casa. Tutti con frasi farneticanti in arabo contro l'Italia e l'Occidente. E poi c'è un computer, chissà perché gettato a bruciare nel caminetto. Tutto questo basta a porsi una domanda: Sadallah Ganouni, il tunisino che ieri mattina si è lanciato con l'auto contro il terminal 1 di Malpensa, è solo un pazzo? «Non abbiamo riscontrato legami con frange estremiste islamiche. Ma forse c'è stato dello spirito di emulazione in una mente già disturbata» risponde Roberto Pirro, il pm di Busto incaricato dell'inchiesta.

Il ritrovamento nel tardo pomeriggio di quelle carte nella casa di ringhiera di via Primo Maggio a Ceriano Laghetto, dove Ganouni e la famiglia vivevano, ha cambiato aspetto a una vicenda che pareva dover essere consegnata agli psichiatri. «Aspettiamo di conoscere l'esatta traduzione di quei fogli» aggiunge il magistrato. A una prima lettura il tunisino avrebbe scritto generiche e disperate invettive contro l'Occidente e contro il governo italiano, colpevole di non prestare aiuto alla Tunisia in rivolta. C'è poi quel gesto apparentemente privo di senso, la distruzione del computer: quali tracce avrà mai voluto cancellare Ganouni? Le prime indagini hanno escluso sue frequentazioni con estremisti islamici e il profilo del personaggio è quanto di più lontano da un programmatore di attentati. «Piuttosto un pazzo che ha condensato la sua follia in un gesto che avrebbe potuto avere conseguenze pericolosissime» fa notare uno degli inquirenti.

Certo, anche a voler tralasciare quanto combinato ieri mattina, l'immigrato aveva già dato qualche segno di squilibrio. Una settimana fa si era licenziato dalla ditta dove lavorava come operaio e da tempo, in base a voci non confermate, sarebbe stato in cura da uno psichiatra. Ganouni aveva in tasca la carta di soggiorno, il sogno di tanti immigrati: avrebbe potuto rimanere in Italia fino a quando avesse voluto. E invece lui voleva a tutti i costi tornare nella Tunisi martoriata dalle rivolte. Altra anomalia: la polizia ha trovato parcheggiata sotto casa la Volkswagen intestata a Ganouni: perché dunque rubare un'altra vettura per andare in aeroporto, se lo scopo era quello, seppur strampalato, di imbarcarsi per la Tunisia? E a completare il quadro ci sono i racconti dei vicini di casa, che lo descrivono come un attaccabrighe, bersaglio di ripetute denunce: «Si metteva sul ballatoio con i figli e indicando noi vicini diceva loro: "Questi sono tutti morti..."» racconta uno di loro. Lo spettacolo che la polizia si è trovata di fronte ieri, quando ha perquisito l'appartamento di via Primo Maggio, del resto era desolante: non bastassero quei fogli che tappezzavano le pareti, i locali apparivano tutti in disordine, sudici, con il pavimento cosparso della cenere del camino. Il pensiero che in quel tugurio vivessero in cinque, tra cui tre bimbi piccoli, faceva stringere il cuore.

Claudio Del Frate

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