giovedì 10 febbraio 2011

I fratelli musulmani


Si chiamano Fratelli musulmani. Sono l’ultima, disinvolta illusione di tanti intellettuali, politici e giornalisti. Dagli Stati Uniti a casa nostra. Incuranti degli svarioni di chi trent’anni fa spacciava come sinceri democratici persino Pol Pot e l’ayatollah Khomeini i nuovi candidi sognatori non vedono l’ora di mettere alla prova anche gli islamisti d’Egitto. Poi magari finisce come in Cambogia o in Iran. Ma che importa? L’importante è sognare. Poi si può sempre chieder scusa. Come fecero i sognatori del ‘75 davanti ai cadaveri dei Killing Fields. Come rifecero gli illusi del ’79 quando Khomeini liquidò tutti i «rivoluzionari» poco allineati. Stavolta, però, le scuse non sono ammesse. Stavolta orientamenti e tendenze dei Fratelli musulmani sono chiari. Emergono con evidenza dalle piattaforme programmatiche del movimento. Risuonano con chiarezza nei discorsi dei loro capi. Per capire come la pensino non occorre scomodare il padre fondatore, quel professor Hassad al Banna ispiratore già nel 1928 del famoso motto «Il Corano è la nostra costituzione, il Profeta è il nostro leader, la guerra santa la nostra via, la morte per Allah la più alta delle aspirazioni». E non occorre neppure leggere Pietre miliari di Sayyd Al Quts, il libriccino dell’ideologo della Fratellanza diventato - dopo l’impiccagione del suo autore al Cairo nel 1966 - il vangelo di tutti i gruppi fondamentalisti. Per capirlo basta sfogliare la piattaforma programmatica messa a punto - dopo il 2005 - dalla cupola politica del movimento. Quel documento chiarisce immediatamente che nessuno degli otto milioni di cristiani copti - e tantomeno qualche altro «infedele» - dovrà mai sognarsi di guidare l’Egitto. «Riteniamo che i doveri della presidenza e del premier – recita testualmente il documento - vadano contro il credo dei non-musulmani. Conseguentemente un non-musulmano ne deve venir esentato». E se anziché esser nato copto sei nato femmina il discorso non cambia. Anche in questo caso l’aspirazione alla presidenza resta un’impensabile ed eretico tabù. «Riteniamo che il ruolo di presidente e ancor più quello di comandante dell’esercito – spiega la piattaforma politica - non possa essere affidato ad una donna in quanto in aperta contraddizione con la sua natura».

Avete capito bene. Il movimento egiziano spacciato come riformatore e liberale dai soliti benpensanti non ritiene che la carica di presidente o di capo militare del paese si addica a una natura femminea. Ma la parte peggiore di quel documento riguarda turiste e turisti. Fino ad oggi nessuno frequentatore delle Piramidi o del Mar Rosso ha mai dovuto porsi il problema di coprirsi il capo con un velo perché donna o di rinunciare a una birra. Almeno non a norma di legge. Con i «fratellini» al potere tutto cambierebbe. «Tutte le attività connesse con il turismo devono essere in linea con i principi islamici – annuncia il programma del 2007 aggiungendo che - la sharia autorizza i non musulmani a seguire comportamenti vietati ai fedeli musulmani, ma soltanto ed esclusivamente in privato». Sulle spiagge di Sharm El Sheik, insomma, solo immersioni in pigiama. E pranzo e a cena solo dei grandi bicchieroni d’acqua fresca.

In compenso i pacifici Fratelli promettono di trascinare il Paese verso una nuova stagione di scontro con Israele. Affrontando il problema dei rapporti con lo stato ebraico la carta ammicca alla necessità di rivedere o addirittura abolire il trattato di pace firmato da Sadat. «Rivedere i trattati di pace e accordi bilaterali - sentenzia il documento - è una pratica accettata nelle relazioni internazionali». E a farci meglio capire cosa nasconda dietro quella formula ci pensa l’attuale capo della Fratellanza musulmana Mohammad Badi. In un discorso dello scorso settembre spiega innanzitutto che «La fonte di ogni autorità è il Corano e non le risoluzioni Onu». Subito dopo invita a «metter fine agli stupidi negoziati diretti o indiretti ed appoggiare ogni forma di resistenza per liberare tutte le terre occupate in Palestina, Irak, Afghanistan». Con buona pace di sognatori, illusi e pacifisti di casa nostra.

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