lunedì 21 febbraio 2011

Poligamia, lo schifo


DAKAR. Lo scorso anno, quando presentai all'Università di Trieste il documentario "Le invisibili", il dibattito che ne seguì fu animato. Girato interamente in Senegal, parla di donne senegalesi sposate con migranti partiti in Europa, le loro difficoltà, la loro percezione di un matrimonio in cui viene a mancare la quotidianità, il dolore di una separazione fatta di vuoti incolmabili e l'ibridazione culturale a cui si assiste ormani da anni, proprio a causa di una migrazione sempre più complessa. Sociologi, professori e studenti furono incuriositi soprattutto quando le sonne senegalesi intervistate hanno affrontato la tematica della poligamia. In Senegal la poligamia è permessa e un uomo ha diritto ad avere fino ad un massimo di quattro mogli. Per loro, le donne, questa pratica culturale è normalità, abituate fin da piccole a crescere in famiglie dove seconde, terze e quarte mogli (chiamate zie) entrano ed escono da casa o condividono la stessa con la prima.

Cosa accade allora quando la seconda moglie è bianca (in generale in Senegal con il termine "bianca" si sottointende "europea")? Le donne senegalesi delle "Invisibili" hanno raccontato di come per anni fosse diventato normale farsi passare come le sorelle o le cugine del marito quando questo tornava al paese accompagnato da una moglie europea, ignara di essere parte di un matrimonio poligamo. “Si mente, nonostante il dolore, per non pregiudicare la situazione del marito e dunque, di conseguenza, quello di tutta la famiglia”. Questa la risposta comune. Lo stereotipo corrente vuole infatti che la maggior pare dei matrimoni con europee sia per interesse (documenti, denaro, investimenti di vario tipo). Uno stereotipo talmente radicato che a livello sociale, questo tipo di matrimonio è considerato un vero e proprio investimento familiare. Le mogli senegalesi dovevano allora tacere. Dichiararsi in quanto moglie alla donna europea avrebbe potuto essere causa di rottura tra quest'ultima e il marito senegalese e dunque, sempre secondo lo stereotipo, pregiudicare la situazione economica di tutta la famiglia.

Oggi invece qualcosa sta cambiando. I senegalesi emigrati non nascondono più il fatto di essere sposati o che con molta probabilità, saranno poligami. Starà alla donna europea decidere se continuare la relazione, entrando nell'ottica della possibilità di un matrimonio poligamo, o se rompere. E in aumento, in Senegal, le donne europee immigrate prime, seconde, terze mogli. Un fenomeno che comincia a divenire visibile e che ha contribuito a dare coraggio ai giovani uomini senegalesi e a svelare la loro reale situazione sentimentale una volta all'estero. “Conosco almeno tre donne bianche che hanno accettato la poligamia. Io ho detto subito alla mia fidanzata svizzera che ero già sposato. All'inizio è stato difficile ma alla fine è diventata la mia seconda moglie” così mi racconta Ibou, 35 anni, emigrato in Svizzera da cinque. Come lui tanti i senegalesi poligami che hanno una moglie europea. Monica è una bella signora di mezza età. Non passa inosservata, ha un caschetto biondo alla Raffaella Carrà, dal taglio e dalla piega perfetta che brilla sotto il sole di Dakar. E' di origine polacca ma è cresciuta in Italia. E' la seconda di tre mogli e da qualche tempo si è trasferita in Senegal, a Yoff, dove condivide la casa costruita dal marito senegalese con le altre due mogli di lui, anche loro senegalesi. “Ho conosciuto mio marito a Parma. Prima di allora non avrei mai immaginato di innamorarmi di un africano, invece” mi racconta sorridendo “il nostro è stato ed è un grande amore. Dura ormai da quasi 15 anni. Quando l'ho conosciuto mi ha detto che era sposato e che la moglie che aveva era arrivata dopo un primo matrimonio, imposto dalla famiglia e finito perché la ragazza era sterile. Anche nel caso della nuova moglie, la scelta è stata fatta dalla madre. Non so dirti perché ho accettato di essere seconda moglie. Io so solo che lo amavo e rispettavo il fatto che fosse stato sincero con me. E' stato più difficile accettare una terza moglie, imposta dal padre” continua Monica.

Se è vero che tradizionalmente in Senegal la maggior parte dei matrimoni erano combinati all'interno della famiglia tra cugini (tanto che alcuni detti popolari dicono che il vero amore di un uomo è la seconda moglie, perché in generale la prima è quasi sempre scelta dai genitori), oggi le cose sono cambiate e rari sono i matrimoni imposti. Oggi i giovani scelgono e i genitori, più aperti e moderni, tendono ad accettare le scelte dei figli. Cosa accade allora? Accade che per convincere in un periodo più breve una fidanzata europea ad accettare un matrimonio poligamo, risulta più semplice far credere che esista ancora l'imposizione di una moglie senegalese da parte delle famiglia, anche se questo non è sempre vero. Oppure, al contrario, per accontantare la madre si accetta una moglie senegalese da lei scelta che possa fare da domestica a tutta la famiglia del marito, cosa che difficilmente una donna europea accetterebbe.

“La convivenza è stata dura all'inizio” mi dice Monica “mi sono ritrovata con due donne più giovani di me con cui non condivido nulla, troppo prese dalla cura del corpo, dal trucco e dal parrucco. E tra di loro è sempre guerra costante”. Il marito di Monica lavora in Italia e torna al paese il tempo delle vacanze, in genere due mesi da dividere in tre mogli. “Una volta soffrivo nel sapere che mio marito avesse una vita sessuale con altre mogli ma oggi non ci penso nemmeno più, io so che ciò che ci unisce è speciale, è un legame più profondo fatto di anni vissuti assieme e di condivisione di gioie, dolori e difficoltà. Le mogli senegalesi non conoscono davvero (mio) marito, loro lo vedono come colui che si prende carico di loro e delle loro famiglie”. Anche Michela vive un matrimonio poligamo. “Ho conosciuto Babacar a Padova, tramite amici. Ci siamo sposati dopo un anno” mi racconta seduta nel salotto di casa a Liberté 5, un tranquillo quartiere vicino al centro. “Eravamo sposati da quattro e avevamo già un bambino quando dopo uno dei suoi viaggi in Senegal è tornato dicendomi che aveva sposato una cugina. Mi sono sentita morire. L'ho vissuta come un tradimento, una coltellata alle spalle. Ma non me la sono sentita di lasciarlo e quando lui si è trasferito per sempre qui, l'ho seguito. L'altra vive a Pikine, nella periferia, a casa di lui” poi continua “la settimana vive qui, il week end lo passa da lei”. Michela lavora nell'impresa di costruzioni aperta dal marito, impresa nella quale anche la seconda lavora come segretaria. Michela è amica di Claire, una ragazza di 35 anni, francese. Lei è terza moglie di un senegalese residente a Lille. Anche Claire, come Monica e Michela vive qui a Dakar. “Ho conosciuto mio marito all'università. Era già sposato con una senegalese in Francia e con una cugina in Senegal, nonostante avesse appena 38 anni. Me ne sono innamorata perdutamente e dopo qualche tentennamento ho deciso di sposarlo in moschea qui a Dakar” mi racconta guardando a terra, poi continua “non è stato semplice. Il problema è che la poligamia è una pratica culturale lontana dal nostro modo di pensare e concepire il matrimonio. Anni prima non avrei mai pensato che potesse essere possibile per me diventare la terza moglie di qualcuno, invece ho scoperto che si cambia e si cambiano opinioni. Quando sono venuta in Senegal ho abitato dalla seconda moglie, Astou, con cui ho un ottimo rapporto. Mio marito vive attualmente in Francia con la prima moglie. Io stò a Ngor un quartiere bene di Dakar, mentre Astou vive vicino all'aeroporto. Quando nostro marito torna si divide tra me e lei”. Ascolto in silenzio anche se una parte di me vorrebbe porre mille domande. Da donna non riesco ad essere lucida ed oggettiva come vorrei e come il ruolo di ricercatrice che investo mi imporrebbe. Alla fine cedo, “ma non ti dà fastidio sapere che tuo marito condivide riti quotidiani e intimità con un'altra donna?”, domanda forse banale ma che nasce spontanea “sì, certo che mi dà fastidio, ma si entra in un meccanismo per cui si resetta. Si pensa solo a quando tuo marito è con te, quando lui se ne va si cerca di non pensare a cosa facciao a cosa farà con l'altra. E' l'unico modo per non impazzire”. Trasformazioni culturali. Nel frattempo una telefonata: “Amore come stai? Domani ti invio i soldi per l'affitto. Mi manchi” dall'altra parte del telefono Mamadou, il marito di Claire. Normale telefonata di un modou modou (termine con il quale vengono definiti i senegalesi che emigrano, ndr) alla moglie rimasta al paese. Ma chi l'avrebbe detto che un giorno la terza moglie sarebbe stata bianca? Gli anziani di paese sono ancora confusi e forse Mariama Ba, autrice del bellissimo libro “Une si loungue lettre” (una lettera lunghissima), in cui trascrisse tutto il dolore dell'esperienza di un matrimonio poligamo, ne avrebbe di cose da ridire.

4 commenti:

Io Leggo Solo Feltri ha detto...

Nel momento in cui si sottomettono al volere islamico del marito, queste imbecilli andrebbero private della cittadinanza italiana, al fine di evitare che la nostra diplomazia in futuro sia costretta a perdere tempo e soldi per intervenire in loro tutela, quando verranno a frignare perchè il marito poligamo le riempe di botte, o ha rapito loro o i loro figli...

Un insanabile disagio ha detto...

Non hai citato né l'autore né il blog. E allora lo faccio io.
L'autrice è Chiara Barison, il blog Corriere Immigrazione.
Cita, se vuoi essere citata: la rete funziona così!

Eleonora ha detto...

Invece di puntare il ditino inutilmente, avresti potuto guardare meglio che il link c'è. Quindi se c'è il link, non serve anche citare l'autore.

Idiota.

Antares ha detto...

Il problema non è la poligamia.
Fatta all'italiana, la apprezzerei, essendo io convinto che sia una possibilità illuminata.
L'ho scritto anche nel mio primo libro, l'uomo ha diritto di essere poligamo.
Anche se il menestrello arabo Bahloul ci scherza dicendo:
"Pendi una moglie oppure stai scapolo, che una moglie basta a rompere le palle a due eserciti."
- Dicevo: il problema è semmai che queste etnostronze frignano sui maschi italiani e il maschilismo italico, poi sposano l'esotico perché fa figo, e infine tornano a frignare.
Insomma, se non sono imbecilli loro... lo è la loro condotta.
Zuppa e panbagnato.