sabato 12 febbraio 2011
I nuovi paradisi del maghreb
In Italia è stato d'emergenza per gli immigrati. Ma la Tunisia non era un nuovo paradiso? di Marcello Foa
Qualche settimana fa abbiamo visto le immagini della folla tunisina che esultava per la cacciata del satrapo Ben Ali e il mondo si è commosso salutando l'inizio di una nuova era di pace, prosperità e progresso. In queste ore va in scena lo stesso film ambientato al Cairo, con una sola differenza: il satrapo si chiama Mubarak ed ha resistito al potere più del previsto. Per il resto tutto uguale, così come identica è la retorica dei media occidentali che inneggiano alla libertà, alla gioia della folla, al risveglio del mondo arabo. Eppure proprio in queste ore è ripreso lo sbarco di clandestini a Lampedusa. Naturalmente sono tutti tunisini e, tra qualche giorno, non è difficile prevederlo, saranno tutti egiziani. Migliaia e migliaia, al punto che il governo italiano è costretto a proclamare l'emergenza umanitaria.
Ma se in Tunisia è iniziata una nuova, gioiosa epoca con straordinarie prospettive di sviluppo, qualcosa non torna. A rigor di logica i tunisini dovrebbero rimanere. La realtà, però, come sempre, è ben diversa da come viene descritta dai media mainstream. Mi chiedo: perché scappano? Forse perché l'annunciato cambiamento non è tale, visto che continuano a comandare i generali, che comandavano anche prima? Per ora l'unica palpabile novità è che il nuovo-vecchio regime, ha allentato i controlli alle frontiere o comunque incontra maggiori difficoltà a monitorare le coste? E i tunisini una vita di stenti da noi alla promessa di una nuova era nel proprio Paese, alla quale, in verità, non credono. Bel risultato. E complimenti vivissimi a Obama, senza il quale tutto questo non sarebbe stato possibile. Intanto il prezzo lo paghiamo noi.
L'italia costretta a chiedere all'europa lo stato di emergenza. L'europa che farà? Vogliamo tirare ad indovinare? E il peggio è che ora anche in Algeria si comincia a parlare di disordini e caos.
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