mercoledì 16 febbraio 2011

La fine del Fli?


MILANO - «La mia esperienza all'interno di Futuro e libertà al Senato è finita». Lo annuncia il senatore Giuseppe Menardi che da giorni è su posizioni critiche verso il leader di Fli Gianfranco Fini e Italo Bocchino e già stamani aveva votato in dissenso dal suo gruppo nella fiducia sul decreto milleproroghe. Il punto è che Fli a Palazzo Madama conta su dieci senatori e se Menardi va via il gruppo si scioglie se non ci sono nuovi arrivi nei prossimi giorni.

GRANATA - «Abbiamo già pagato un prezzo troppo alto a chi stava con noi per frenarci. Ora basta». Così il deputato di Fli Fabio Granata commenta l'uscita di Menardi. «Sono i leader, le idee e la passione disinteressata - aggiunge Granata - a radicare i movimenti politici, non il numero dei parlamentari». Futuro e Libertà reagisce così alla perdita di alcuni suoi esponenti, dopo lo strappo del congresso di Milano, che ha sancito un organigramma che ha spaventato le cosiddette colombe. «Il progetto di Futuro e Libertà - spiega Granata - è affidato alla passione dei militanti e alla nostra determinazione. Mi auguro che nessuno abbandoni il movimento ma sono anche consapevole che Sel è al 9% senza avere gruppi parlamentari. Sono le idee e la passione politica - prosegue - a radicare i movimenti, non il numero dei parlamentari. E soprattutto - conclude Granata - la coerenza e la trasparenza. Abbiano già pagato un prezzo troppo alto a chi stava con noi per frenarci. Ora basta».

DISSENSI - La concretizzazione dei dissensi all'interno di Fli era diventata, come detto, visibile al momento del voto sul decreto Milleproroghe al Senato su cui il governo aveva posto la fiducia che aveva ottenuto con 158 sì, 136 no e 4 astenuti. Il provvedimento, che scade il 27 febbraio, passa ora all'esame della Camera. Avevano votato a favore Pdl e Lega Nord, contro Api, Udc, Mpa, Pd e Idv. Fli aveva votato in ordine sparso, nonostante l'indicazione a votare contro del capogruppo Pasquale Viespoli. Avevano votato contro, infatti, oltre a Viespoli anche Mario Baldassarri, Maurizio Saia e Giuseppe Valditara, mentre si era astenuto Francesco Pontone e non aveva partecipato al voto proprio Menardi (che aveva dichiarato in suo dissenso in Aula), Maria Ida Germontani, Egidio Digilio, Candido De Angelis e Barbara Contini.

IL MILLEPROROGHE - Tra le principali novità contenute del dl l'aiuto fiscale alle banche in vista dei maggiori vincoli di Basilea 3, la tassa di 1 euro sui biglietti del cinema; lo stop della tagliola sui precari e la proroga sul pagamento delle quote latte. Sono previsti poi il ripristino (anche se solo in parte) dei fondi per l'editoria e le Tv locali alla tassa sui terremoti e i rifiuti; il mantenimento del blocco degli sfratti per le famiglie disagiate e la possibilità per Poste italiane di acquistare quote della futura Banca del Sud. Una norma ad hoc su Parmalat stabilisce che sono inefficaci eventuali modifiche della clausola concordataria dell'azienda, che già oggi prevede l'obbligo di distribuzione degli utili agli azionisti per una percentuale non superiore al 50 per cento.

LE CRITICHE DEL PD - In Aula Anna Finocchiaro ha duramente criticato il decreto. «Nn è più un milleproroghe - ha detto, non è un provvedimento ordinario nel quale sono contenute le proroghe a una serie di disposizioni che per ragioni varie devono vedere prolungata nel tempo la loro vigenza». Per la presidente dei senatori del Pd si tratta invece di «un provvedimento che ha la solennità e la complessità di una manovra finanziaria. Una finanziaria-pasticcio che aumenta le tasse e premia chi non rispetta le regole». «Tutto questo, in più, per decreto e con l'apposizione della questione di fiducia - ha sottolineato Finocchiaro - Diciamo che sono strumenti e modi che riconosciamo come tipici del governo Berlusconi, il quale come è noto pensa che la discussione parlamentare sia un inciampo, un impiccio, una cosa di cui liberarsi al più presto». Nel complesso, ha insistito, «si tratta di un provvedimento che aumenta le tasse agli italiani, che premia molti di coloro che in Italia non rispettano le regole, che è figlio delle tante pressioni a cui questo governo, che si sta decomponendo, è sottoposto. Contiene norme contro i precari della scuola, che grazie alla Lega non potranno spostarsi di provincia per le supplenze; un regalo, a spese di tutti gli italiani, a chi in Padania non ha pagato le multe per le quote latte; l'aumento di un euro del biglietto del cinema e tagli alla cultura; la possibilità per le Regioni di imporre una tassa in caso di catastrofi naturali, come per esempio il terremoto in Abruzzo, e addirittura lo stop alle demolizioni delle case abusive in Campania, anche se costruite in aree protette».

INCENTIVI EMITTENZA LOCALE - A margine dell'ultima Conferenza dei Capigruppo che si è tenuta a Palazzo Madama sugli stanziamenti a favore delle emittenti televisive locali contenuti nella legge di conversione al decreto, il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, si è detto consapevole del fatto che lo stanziamento aggiuntivo di 15 milioni di euro al fondo per la emittenza locale è un segno di attenzione che non può certo considerarsi esaustivo dello stato di esigenza del settore. Al riguardo Calderoli ha manifestato l'intenzione di attivarsi al più presto presso il Tesoro affinchè si possa risolvere il problema della inadeguatezza degli incentivi originariamente previsti dall' articolo 10 della legge n. 422 del 27 ottobre 1993 che destinava alle emittenti locali quote del canone di abbonamento radiotelevisivo.

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