lunedì 21 febbraio 2011
Magistratura
Fiat, gli operai di Pomigliano scrivono al Colle. "Se i ricorsi fatti dalla Fiom passano è la fine" di Pierluigi Bonora
Un centinaio di operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco ha deciso di inviare una lettera al capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Il messaggio delle tute blu campane è chiaro: dopo 32 mesi di cassa integrazione con 800 euro al mese e alla vigilia delle prime assunzioni (il 7 marzo) da parte della newco, in vista della produzione della nuova Panda, a turbare i sonni di queste persone «è il pensiero che qualche magistrato- si legge nella lettera-possa bloccare l’investimento e rimettere tutto in discussione. Questo - aggiunge la missiva alla quale fanno seguito le firme - ci procura una forte ansia e mina la nostra fiducia nel domani».
«Molti di noi - spiega Gerardo Giannone (Rsu Fim), primo firmatario - hanno consumato tutti i risparmi. Un affitto o un mutuo da pagare dimezzano di fatto la somma percepita in questi mesi. Speriamo che il presidente Napolitano prenda atto dei nostri timori». «Ci preoccupa la testardaggine - scrivono i lavoratori nella lettera che sarà recapitata oggi al Quirinale - con cui alcuni sindacati osteggiano l’investimento e si apprestano a dare il via a cause giudiziarie per invalidare un percorso votato dal 63% degli operai di Pomigliano il 22 giugno 2010. Ecco perché, signor presidente, le chiediamo di interagire in qualche modo con chi, oggi, continua a ostacolare la riapertura del sito campano».
Il documento si chiude con l’auspicio che «il sindacato ridiventi tutt’uno per centrare l’obiettivo di una migliore qualità della vita». Al centro della lettera sono le intenzioni del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, il quale continua a ritenere «illegale quello che è stato fatto a Pomigliano d’Arco. «Ecco perché ha minacciato in più occasioni passeremo all’impugnazione.È singolare che un dipendente Fiat per continuare a lavorare debba firmare nuove condizioni individuali. È una cosa illegale».
Landini, in pratica, sostiene che «se si introduce questa logica ci si trova di fronte a una lesione delle regole democratiche del nostro Paese». A Landini,cercando di rassicurare gli operai campani, risponde uno dei più noti giuslavoristi, il milanese Gabriele Fava: «L’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha agito nel pieno rispetto della legge. Nel momento in cui una persona passa alle dipendenze di una nuova società, le viene sottoposto per la firma il contratto di assunzione». Sempre da Pomigliano d’Arco, tempo fa, era partito un duro attacco, al quale si erano associati centinaia di altri operai del gruppo, ai leader della sinistra Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, accusati di strumentalizzare politicamente le vicende legate a «Fabbrica Italia».
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento