lunedì 28 febbraio 2011
Sinistri intellettuali... intanto continuano a perdere
I pregiudizi razziali di casa Vecchioni: «diverso» chi vota Silvio di Paolo Bracalini
Roma - Ci sono i Palasharp delle persone normali, di sana e robusta costituzione politica, e poi ci sono gli anormali, i pazzi, i minorati, se va bene gli «ingenui» che si fanno manipolare dagli «strumenti di Berlusconi», le note televisioni. Un popolo «antropologicamente diverso» da quello delle persone capaci di giudicare il bene e il male, una massa di stolti fondamentalmente. Ecco il manifesto della razza Vecchiona, il decalogo dell’homo sapiens girotondinus, cromosomicamente non paragonabile alla pecora che mette la croce su Pdl o Lega. La leader in casa Vecchioni (come da regolamento nelle famiglie dalle buone letture) è la moglie, la premiata scrittrice Daria Colombo, già presa in simpatia dal circolo letterario di Gad Lerner come icona del femmineo intelligente che riscatti il corpo delle donne. Meno abituata a pararsi dietro formule astratte rispetto ai politici scafati, la signora è caduta nel tranello della Zanzara su Radio24 e ha spiattellato urbi et orbi il pregiudizio razziale che condanna la sinistra italiana ad una torre d’avorio di inevitabili sconfitte elettorali. Secondo lady Vecchioni sì, è vero, il popolo della sinistra, quello dei girotondi da lei stessa inventati anni fa, quello dei Palasharp con l’Eco e delle firme su Repubblica, è proprio «antropologicamente diverso» dal popolo di centrodestra. Non è che siano proprio dei cretini quelli che votano il Mostro, diciamo che «purtroppo ci sono persone interessate, altre sono ingenue, altre sono cresciute con le sue tv, ma alcuni sono in assoluta buona fede». La signora Vecchioni riconosce che esistono anche elettori del Pdl-Lega che non sono delinquenti o analfabeti, e porta un esempio che ricorda il classico argomento (sconvolgente per la gente ben coltivata) per cui «non ho niente contro le checche, infatti ho molti amici che sono gay». Anche a Daria Colombo è successo di relazionarsi con berlusconiani in carne ed ossa, «mi è successo proprio questa estate - racconta in radio - presentando il mio libro, sono stata invitata da molti comuni gestiti da Forza Italia e devo dire che mi sono resa conto che ci sono persone in assoluta buona fede». Ecco, c’è una speranza di rinsavimento anche a destra, secondo lady Vecchioni, poiché alcuni già «si sono ravveduti» dall’essere elettore del centrodestra, e forse altri si ravvederanno. Guariti, tornati alla salute mentale, prossimi a passare in un gradino antropologicamente superiore, «in un modo di intendere la vita completamente diverso», quasi uno stato di coscienza illuminato dei testi ayurvedici. Come ben illuminata dev’essere anche la casa della compagna di Pisapia a Milano, amica della Colombo in Vecchioni, che però l’ha trovata (118 metri quadrati, in porta Romana) «molto modesta». La signora, cui deve la vittoria a Sanremo il marito, è l’immagine del preconcetto fissato 17 anni fa in un saggio per il Mulino da Giovanni Belardelli: «Se alla sinistra non piacciono gli italiani». Più di recente l’ha spiegato Luca Ricolfi: «La cultura di sinistra ha sviluppato un suo peculiare racconto dell’Italia, per cui chi vota a sinistra sarebbe “la parte migliore del Paese”, mentre la parte che sceglie il centrodestra sarebbe la parte peggiore, evidentemente maggioritaria». Una teoria che può far vincere a Sanremo, ma che già a Ventimiglia condanna al disastro.
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