venerdì 22 aprile 2011
Devono difendersi da sole
Un commento all'articolo che condivido: Non sono molto d'accordo con il titolo in questione, pur se da sempre ammiro l' ottimo Magdi Cristiano Allam. Perché noi Italiani dovremmo difendere lefiglie dei Pakistani? Caso mai difendiamo le nostre figlie dalle derive filo islamiche, poi se quelli vogliono mantenere la loro cultura rimandiamoli tutti, padri e figli, al loro Paese.
Gli italiani difendano le figlie dei musulmani, o saranno complici di Magdi Cristiano Allam
Lo sanno gli italiani che di fatto sono assoggettati alla sharia, la legge coranica, ogni qual volta ci scontriamo con le posizioni intransigenti degli islamici? Che siamo proprio noi a rassegnarci facendo primeggiare la sharia sulle nostre leggi, a discapito del rispetto dei diritti fondamentali della persona, perché sostanzialmente siamo ingenui, ignoranti, pavidi e persino ideologicamente collusi? Che siamo proprio noi a scegliere di sottometterci a un’ideologia disumana che viola i valori non negoziabili che sono il fondamento della nostra comune umanità (la sacralità della vita, la dignità della persona, la libertà di scelta) perché essenzialmente noi abbiamo paura di loro? L’ennesima conferma ci giunge dal più recente caso di violenza domestica consumatosi a Parma. Questi i protagonisti di una storia che ormai è un copione che si ripresenta con epiloghi talvolta tragici in varie parti d'Italia. Una ragazzina musulmana pachistana di tredici anni «colpevole» di essere troppo bella, di essere dotata di un fisico che attrae gli istinti sensuali dei suoi coetanei. Un padre-padrone-padreterno che crede nel primato assoluto del Corano e della sharia che non ha esitato a picchiare selvaggiamente la figlioletta fino a lasciarle i lividi sulla pelle, dopo aver sentito dei ragazzini rivolgerle degli apprezzamenti. Le autorità scolastiche che decidono di non denunciare le violenze corporali alle forze dell'ordine per paura che la famiglia possa vendicarsi rispedendo in quattro e quattr’otto la figlioletta in Pakistan come se si trattasse di un pacco postale. Preferiscono piuttosto, insieme alle istituzioni della cosiddetta società civile, sindacati e associazioni di volontariato attive nella sedicente mediazione linguistico-culturale, avviare dei colloqui con i genitori finalizzati al perseguimento del compromesso «costi quel che costi», non importa se il padre ha commesso violenze sulla figlia e se la madre è tacitamente compiacente; l’importante è rabbonirli, tranquillizzarli, rassicurarli: la vostra bambina non è una sgualdrina anche se madre natura l’ha fatta particolarmente bella, vi supplichiamo di non punirla per le attenzioni rivoltele da coetanei che rispondono agli impulsi propri della nostra umanità, consentitele di continuare a frequentare la scuola in Italia e non cacciatela in un Paese che ormai non le appartiene più, dove lei non si sentirebbe se stessa. Ed è così che gli adulti stipulano il compromesso sulla pelle della ragazzina: noi adulti italiani non li denunciamo per aver commesso un reato picchiando selvaggiamente la figlioletta innocente; loro adulti islamici accolgono la nostra supplica acconsentendo alla figlioletta di restare in Italia.
Chi ha vinto? Loro, senza ombra di dubbio. Sono riusciti a imporci il fatto che la sharia è fonte legittimante del loro comportamento e che la sua applicazione in Italia è valida e non è sanzionabile. Che fine ha fatto la nostra Costituzione che recita che «la legge è uguale per tutti»? Che fine ha fatto il nostro Stato che garantisce la certezza del diritto e la certezza della pena? Se consideriamo un secondo recentissimo caso che riguarda una diciannovenne musulmana, anche lei pachistana residente a Brescia, risoltosi «positivamente» il 16 aprile con un incontro in Questura tra i familiari di lei, il console del Pakistan e le nostre autorità di pubblica sicurezza, emerge come l’ordine perentorio che ispira il comportamento di chi è preposto a garantire l’ordine sul territorio nazionale è «calmare le acque a tutti i costi», fare in modo che «qui e ora» tutto appaia a posto, che nessuna voce sia eccessivamente al di sopra del consentito. Non importa se tutto ciò si traduce nel nascondere i cadaveri nell’armadio: quelle ragazzine sottratte alla protezione del primato della nostra legge e consegnate all’arbitrio della sharia qui a casa nostra, finiscono per diventare di fatto delle morte viventi, la loro esecuzione capitale nel nome di Allah è stata solo sospesa.
E il nostro governo? E il nostro Parlamento? E il nostro capo di Stato? E i nostri magistrati? Lo sanno che in Italia è da vent’anni che la sharia si impone ai cittadini italiani che si innamorano di una musulmana e che per poterla sposare sono obbligati a convertirsi all’islam? Lo sanno che queste conversioni forzate, anche se di comodo, sono dettate dalla nostra stessa legge che ingiungendo alla donna straniera di avere il nulla osta da parte delle sue autorità diplomatiche, queste ultime non acconsentono fintantoché lei non esibisce il certificato di conversione all’islam dell’aspirante marito? C’è una proposta di legge approvata solo dalla Camera dei deputati che dovrebbe porre fine a questo orrore, ma attende l’approvazione del Senato. Sbrigatevi cari parlamentari, affranchiamoci dalla sharia al più presto prima che ci ritroveremo tutti costretti a prostrarci nelle pubbliche piazze al loro Allah! Sono almeno 10mila gli italiani che sono stati costretti a convertirsi all’islam per ragioni matrimoniali e sono proprio loro a testimoniare la nostra sottomissione alla sharia. Caro ministro Maroni, lei è un politico perbene e saggio. Prenda atto che il tema dell’integrazione non può essere gestito dalle forze dell’ordine, la cui unica preoccupazione è prevenire che sul territorio qualcuno metta le bombe o comunque commetta dei reati. Prenda atto che oggi in Italia non esiste una strategia d’integrazione semplicemente perché non esiste un processo che si fondi sulla consapevolezza, sulla certezza e sull’orgoglio di chi siamo, sulla fede nei nostri valori non negoziabili, sulla certezza delle nostre regole che si sostanziano di diritti e di doveri. Se continueremo ad affidare ai poliziotti la questione cruciale del nostro modello di convivenza in un mondo sempre più globalizzato e dove noi siamo sempre più fragili perché ci vergogniamo delle nostre radici e tradiamo la nostra identità cristiana, faremo la fine delle ragazze pachistane: saremo anche noi dei morti viventi in attesa del colpo di grazia.
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4 commenti:
Io non voglio essere complice del male fatto in prima istanza a me e alle donne e ai deboli della mia comunità e del mio territorio, della mia cultura. Questo è il mio primo dovere, il resto è un lusso per privilegiati. La compassione stessa è un sentimento per privilegiati. E sarebbe ora che si ammettesse che gli essere umani funzionano per cerchi concentrici e che TUTTI devono poter funzionare così, non solo i professionisti del vittimismo che scaricano i casini sui soliti pirla.
Ottimo il tuo titolo. Eccellente il commento che hai messo in evidenza.
Non condivido invece quello di Allam. Circa il contenuto del suo pezzo, avrei alcune cosette da puntualizzare:
1) l'"integrazione" è un mito buonista occidentale e quando abbiamo troppi immigrati (come ce ne sono allo stato attuale) bisogna scordarsela, perché oltre a formare la loro enclave separata dalla società, sono loro (i nuovi arrivati) che dettano legge a noi.
2) questo non è il Paese del Bengodi e sentire ragazzine islamiche che vengono in Italia sognando di fare le stiliste da grandi, vuole dire che non sanno che per noi Italiani non si riesce nemmeno più a fare i netturbini o le infermiere.
3) ci sono state delle furbacchione che dietro a questa storia dei padri o dei mariti o dei fidanzati violenti, si sono fatte una vigna. C'è stata una certa Dunia (non ricordo il cognome) che si è beccata un bel lavoro di psicologa per il comune di Milano. Abbiamo tante ragazze italiane laureate che invece sono a spasso. Che cosa è diventata l'Italia? Un ufficio collocamento per le donne islamiche "minacciate"? E' ora di occuparci dei fatti nostri. E di farli funzionare.
Il perchè del titolo è presto detto, se non sono loro a volersi difendere dalla barbarie islamica, non capisco perchè dobbiamo difenderle noi. Per il resto, non posso che concordare con entrambi i vostri pensieri.
Ma io sono razzista, nazifascista e islamofobica... la gente normale non può capirmi.
Pienamente d'accordo con il tuo commento. Non possiamo (e personalmente non voglio) caricarci sulle spalle i problemi del mondo. Se chi viene da noi vuole mantenere i suoi usi e costumi, il massimo sforzo che posso e voglio fare è pagargli un biglietto di solo ritorno al paesello suo.
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