mercoledì 6 aprile 2011
Partire col pc
Ecco l'articolo che raccontavo a Nessie.
La testimonianza - Secondo uno dei migranti, nella tendopoli si mangia poco e male. La testimonianza: “Qui è un inferno” (corsera 1 aprile 2011)
L’effetto prodotto, che gli immigrati scelgano l’una o l’altra soluzione è il medesimo: lo svuotamento del campo profughi allestito sulla strada che da Manduria porta a Oria. Dai quasi 1300 che l’abitavano sino a martedì mattina (al momento degli ultimi arrivi, ma oggi ne sono previsti altri) si dovrebbe ora parlare (condizionale veramente d’obbligo) di poche centinaia. La conta viene fatta la sera, stando a quanto dice Nicola Lonoce, manager della tendopoli messapica per conto dell’ente gestore Connecting people. Tecnicamente per chi scavalca la fragile rete metallica che delimita il campo manduriano, per andare chissà dove, bisognerebbe parlare di fuga. Un’azione poco utile, poichè è possibile richiedere alle autorità la cosiddetta “protezione internazionale” rilasciata dalle commissioni territoriali. Nell’attesa che venga accordata, gli immigrati, con in mano un’apposita documentazione, possono liberamente circolare fuori dal campo dalle 8 alle 20.
Dalla struttura escono rilassati, sorridenti e anche desiderosi di rilasciare le loro dichiarazioni. I vip sono loro. E’ questo l’unico momento per avvicinarli anche perchè ai giornalisti, da mercoledì, è vietato entrare nell’ex base Usa, se non muniti di un opportuno lasciapassare. Nell’attesa della distribuzione, la libera uscita degli immigrati si trasforma nell’unico vero contatto per avere notizie su quanto accadrebbe nel Centro d’identificazione ed accoglienza. Le storie raccontate sono tante. La maggior parte conferma di voler andare verso la Francia. Qualcuno rimarrebbe in Italia, purchè si lavori, ma la riserva è la stessa anche per il paese transalpino.
Più di tutti colpisce una storia. Un ospite della struttura racconta degli ultimi due avventurosi mesi della sua vita, dalla rivolta in Tunisia di gennaio alla traversata da una sponda all’altra del Mediterraneo. Per dare patente di veridicità alla sua narrazione alza la maglietta per mostrare una vistosa cicatrice sul fianco destro. Successivamente estrae dalla tasca del pantalone, il cellulare per mostrare le foto scattate durante il viaggio dalle coste africane a quelle lampedusane. Affermazioni che, comunque, andrebbero prese con beneficio d’inventario. Il profugo, in un semplice, ma chiaro inglese, racconta che accanto alla loro imbarcazione ne viaggiava un’altra con 46 uomini a bordo. «Per il viaggio ho pagato, 2000 dinari, 1000 (circa 500 euro) per me e 1000 per il mio computer. Una notte – afferma – la barca vicino alla nostra si è capovolta e tutti sono finiti in acqua e sono spariti in 41».
Passo indietro. L’immigrato, poi, racconta la sua vita nel paese di provenienza. «Non potevo più rimanere in Tunisia. Ho partecipato alla rivoluzione – prosegue – e ne ho pagato le conseguenze. La polizia mi ha portato in un posto oscuro e mi ha picchiato e lì, poi mi hanno lasciato. Potrei anche tornare in Tunisia: la mia famiglia è ricca, ma temo il rientro di Ben Ali. Voglio andarmene in Francia, dove c’è la mia ragazza assieme a due cugini. Molti di quelli che sono scappati l’hanno fatto per questo motivo: dal campo vanno ad Oria e da lì a Taranto o Brindisi e poi Napoli. Scappano tutti e dentro non siamo più di duecento». Poi descrive quelle che, a suo dire, sarebbero le condizioni nella tendopoli. E va giù pesante: «E’ un inferno. Il cibo è scarso e si mangia male, l’acqua è fredda e poi l’elettricità ce l’abbiamo solo per due ore e durante la notte. Non siamo trattati bene».
Sul fronte della sicurezza, è la Questura che coordina e gestisce la sicurezza e l’ordine pubblico sia all’interno che all’esterno del Cai. Il questore dott. Enzo Giuseppe Mangini ha predisposto un piano che coinvolge tutte le forze dell’ordine, vale a dire Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo Forestale. Giornalmente sono impegnati circa 400 uomini. I tarantini sul campo sono così ripartiti giornalmente: 50 agenti della Questura e dei Commissariati di Polizia, 20 Carabinieri, 10 militari della Guardia di finanza e 12 uomini del Corpo Forestale. A coordinare i vari servizi è il vice questore aggiunto Antonio Calcagni dirigente della Polizia amministrativa della Questura di Taranto. All’esterno, per la sicurezza del territorio, operano 150 reparti mobili tra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Con l’arrivo degli altri profughi si raddoppierà il numero delle unità mobili, mentre arriveranno 15 agenti di Polizia in più per la sicurezza all’interno del campo. La Prefettura di Taranto intanto continua a lavorare per trovare le migliori soluzioni tecnico logistiche ed evitare ulteriori allontanamenti.
Giuseppe Di Cera
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Pazzesco! pensa le cife esorbitanti che ci costano questi dannati che trattano come star di Hollywood. Poi vieni a leggere la testimonianza del comandante della nave Excelsior, da me. Se trovo il link sulla rassegna stampa della camera te lo do. Io me lo sono ricopiato manualmente dal cartaceo. Ma ne vale la pena.
Intanto, la nave che ha portato quelle MERDE a delinquere in tutta Italia, è praticamente da rifare nuova.
In un giorno di viaggio l'hanno completamente devastata...
http://tinyurl.com/3wmayka
Giusto. Vengono in Italia perchè qui saranno trattati bene, come tutti i veri parassiti; cibo, acqua, comodità, sanità e via dicendo.
***************************************
+nuovopatriota+
[torneranno i crociati.. e saran mazzate!]
Posta un commento