venerdì 29 aprile 2011

Altrove la legge esiste


Roma - Il carcere per gli immigrati irregolari che non rispettano l’ordine di espulsione, può negare i diritti fondamentali. Così la Corte di giustizia europea motiva la bocciatura delle norme italiane che nel 2009 hanno introdotto il reato di clandestinità. Sono in contrasto con la direttiva Ue sui rimpatri, dice, quando prevedono la detenzione da 1 a 4 anni.

Gli stati membri, secondo i giudici di Lussemburgo, possono sì prevedere sanzioni penali in materia d’immigrazione, ma le regole non devono essere più severe di quelle fissate a livello comunitario, con le procedure di allontanamento degli irregolari. E la direttiva che l’Italia (come altri 19 Paesi) non ha recepito come doveva entro il 2010 parla di arresto al massimo di 18 mesi, solo se è impossibile l’allontanamento coatto. Una sentenza, condivisa dalla Commissione europea, che scatena le proteste della maggioranza e gli applausi dell’opposizione. Ma Pdl e Lega non hanno intenzione di fare marcia indietro sulla linea dura contro i clandestini e già parlano di possibili «rimedi», come annuncia il ministro dell’Interno. «Ci sono altri paesi europei - dice, insoddisfatto, Roberto Maroni- che prevedono il reato di clandestinità e non sono stati censurati. Vorrei capire perché l’Italia, sempre e solo l’Italia. Così, si rischia di rendere impossibili le espulsioni, trasformandole solo in intimazione ad abbandonare il territorio nazionale entro 7 giorni».

Dopo essersi consultato con il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, il sindaco di Roma Gianni Alemanno spiega che la sentenza «non cancella il reato di clandestinità, ma la pena di reclusione». «Ora è ancora più urgente - dice- un decreto legge del governo che metta in ordine i meccanismi legati all’immigrazione extracomunitaria e neocomunitaria». Esultano invece gli esponenti della minoranza, parlando di «schiaffo» al governo e alle sue leggi «xenofobe». Per il segretario Pd Pier Luigi Bersani, «la politica dell’immigrazione della Bossi-Fini è finita in niente».  La presidente Rosi Bindi, attacca «norme approvate solo per fare propaganda e dall’efficacia pari a zero». Il leader Idv Antonio Di Pietro definisce il governo «mussoliniano» e quello dell’Udc Pier Ferdinando Casini ironizza: «Berlusconi spiegherà che i giudici europei sono comunisti».

La Corte di Lussemburgo si pronuncia sul caso di un algerino condannato alla fine del 2010 ad un anno di reclusione dal tribunale di Trento per non aver rispettato l’ordine di espulsione. Ma la sentenza farà giurisprudenza a livello europeo e si potrà applicare sia negli altri 11 casi italiani analoghi pendenti, sia negli altri Paesi dell’Unione. La Commissione Ue invita ad evitare «ogni indebita semplificazione o fraintendimento». Cioè, sembra di capire, interpretare la sentenza come un no tout court al reato di clandestinità, previsto in altri Paesi come Francia, Gran Bretagna, Germania, Danimarca e Spagna, come la detenzione (insieme o in alternativa alle multe), ma per un anno al massimo. L’obiettivo, spiegano dalla Commissione, dev’essere il rimpatrio del clandestino, mentre la detenzione interrompe le procedure previste dell’Ue. Insomma, la pronuncia della Corte andrà letta con attenzione per valutarne le ricadute. «La legge complessivamente tiene- afferma il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli-, ci sarà bisogno di qualche aggiustamento». E Maurizio Gasparri aggiunge che governo e centrodestra «riproporranno delle norme per tutelare la nostra nazione dallo sbarco e dagli arrivi di clandestini».

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