lunedì 5 luglio 2010
Clandestinità e sicurezza
MILANO - Dopo aver risolto l'emergenza sbarchi a Lampedusa, «ora l'aeroporto di Malpensa è la frontiera più avanzata per l'ingresso di immigrati clandestini, perchè da un anno Lampedusa è uscita dai traffici di clandestini dalla Libia». Lo ha affermato il ministro dell' Interno, Roberto Maroni, presentando una ricerca sul contrasto all'immigrazione irregolare all'aeroporto di Milano Malpensa. Secondo Maroni, «i controlli sulle coste libiche hanno chiuso le rotte e nei primi mesi di quest'anno non è arrivato praticamente più nessuno a Lampedusa». Per questo ora l'attenzione delle autorità italiane si sta spostando sugli ingressi via aria, studiati partendo proprio da Malpensa. «La frontiera aerea è la più insidiosa, perciò porterò questa ricerca - ha annunciato il ministro dell'Interno - all'attenzione della Commissione Europea nel prossimo Consiglio di inizio ottobre, perchè è utile estenderla agli altri aeroporti del continente allo scopo di presidiare punti di accesso come gli aeroporti mentre si sta allargando l'area Schengen». Lo scalo milanese, insieme ad altri grandi aeroporti europei come quelli di Parigi, Londra, Francoforte ed Amsterdam, è uno dei nodi principali dell’immigrazione per via aerea in Europa, particolarmente favorito per la vicinanza alla Svizzera e alla Francia. In base allo studio gli immigrati irregolari pagano alle organizzazioni criminali 10-15mila euro per il servizio che include spesso l’utilizzo di documenti falsi.
«NO A UN ALTRO CIE A MILANO» - Ma nonostante il primato, l’ipotesi di costruire un centro di identificazione ed espulsione per immigrati clandestini nell’aeroporto di Malpensa non è una priorità. Lo ha detto il ministro, replicando a una richiesta del vice sindaco di Milano, Riccardo De Corato, che ne sollecitava l'istituzione. Maroni ha ricordato che la Lombardia ha già un proprio Cie e prima di prendere in considerazione la costruzione di un secondo dovrà essere raggiunto l’obiettivo di realizzarne uno in ciascuna Regione d’Italia. «Oggi ne abbiamo dieci in nove Regioni. Prima di raddoppiare dove ci sono già - ha detto il ministro - dobbiamo realizzarli dove non ci sono. Nel 2010 li faremo in Veneto, Toscana, Marche e Campania. Nel 2011 nelle altre regioni. Nuove richieste le prenderemo comunque in considerazione perché la diffusione aumenta la sicurezza. Abbiamo indicato tra i criteri che siano aree vicino a aeroporti e del demanio». In ogni caso per Malpensa non se ne parla né per il 2010 né per il 2011.
DE CORATO: SERVONO NUOVE STRUTTURE - Di diverso avviso il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza di Milano Riccardo De Corato. «La lotta alla clandestinità senza un numero sufficiente di Centri di identificazione ed espulsione è una battaglia contro i mulini a vento - è la tesi di De Corato -. I numeri sono imbarazzanti: al Nord sono presenti solo 3 strutture (Milano, Torino, Gradisca d'Isonzo), che possono ospitare 338 posti. Peccato che i clandestini siano 50 mila solo a Milano secondo le stime Cgil e 150 mila in Lombardia. E nel Cie di via Corelli, secondo i dati Caritas, nel 2008 sono transitati solo 1360 irregolari. Maroni dia allora seguito all'annuncio lanciato nel 2008 di costruire nuovi Cie per gestire l'emergenza clandestini. Altrimenti quello che si sta facendo è aria fritta». E la costruzione di un nuovo Cie vicino a Malpensa, ha detto il vicesindaco, «avrebbe il vantaggio di rendere più immediate e snelle le procedure di espulsione».
REGOLE COMUNI - Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha anche auspicato una rapida omogeneizzazione delle regole europee per le richieste di asilo politico. «Le normative in Europa sono complesse - ha detto il responsabile del Viminale - e stiamo cercando di aggiornarle. La procedura è farraginosa e complicata, non è disegnata nell’interesse del richiedente asilo. Stiamo lavorando per renderla omogenea in tutti i paesi europei e per non lasciare gli oneri solo ai paesi di primo ingresso, cioè quelli di frontiera, che altrimenti risultano penalizzati».
UN PROBLEMA DIFFUSO - «Da due anni sosteniamo che il problema degli irregolari non nasce nè si esaurisce a Lampedusa: oggi Maroni ha finalmente ammesso che è proprio così, indicando nell'aeroporto di Malpensa la nuova frontiera dell'immigrazione clandestina». È quanto dichiara Sandro Gozi, capogruppo del Pd alla Camera nella commissione Politiche della Ue. «Cosa intende fare ora il ministro dell'Interno? Chiedere aiuto di nuovo alla Libia di Gheddafi per respingere gli irregolari anche in Lombardia? In questi due anni le politiche del governo Berlusconi in materia di immigrazione - ricorda Gozi - sono state caratterizzate dai respingimenti indiscriminati verso la Libia, paese che non riconosce il diritto d'asilo, dei barconi che si avvicinano alle nostre coste: questo ha causato vivaci e preoccupanti critiche da parte di molti organismi europei e internazionali». «Ora Maroni ammette che nonostante questa plateale negazione dei diritti umani il problema della clandestinità resta immutato: quanto meno il ministro dovrebbe fare un'autocritica, piuttosto che annunciare la costruzione di nuovi Cie».
BODYSCANNER PROLUNGATO - A Malpensa,Maroni si è anche pronunciato sulla sperimentazione dei «body scanner», che è stata prolungata fino a settembre e «al termine di questa, li installeremo in tutti gli aeroporti». Il capo del Viminale ha smentito ancora una volta che ci siano rischi per la salute o violazioni della privacy. «Quella sul body scanner - ha spiegato - è una polemica che non ha fondamento. Abbiamo fatto tutte le verifiche con il ministero della Salute e con l'Authority della privacy». Proprio per tutelare maggiormente la privacy dei passeggeri, Maroni ha spiegato che è stato chiesto alla società costruttrice di modificare il programma. «Le società devono modificare l'algoritmo - ha spiegato - per limitare i problemi di privacy. Per questo la sperimentazione durerà un pò più a lungo, fino a settembre. Ma, per quanto riguarda i rischi per la salute, questi sono pari a zero. In altri Paesi, forse, ci saranno, ma da noi il body scanner legge solo il calore del corpo». La pensa così anche la Commissione Europea che infatti ha sciolto ogni riserva sulla nuova tecnologia. A partire dalla prossima settimana, intanto, un altro body scanner sarà installato all'aeroporto di Palermo.
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