lunedì 5 luglio 2010

Religione di pace


Islamabad - Le hanno punite in modo molto duro, spogliandole e picchiandole. Le hanno volute umiliare per vendicare un reato commesso da un loro parente: una questione d’onore dal "sapore" antico. L’ennesimo episodio di violenza sulle donne in Pakistan è stato commesso domenica mattina. Allah Wasai, 50 anni, e la figlia Ashraf Mai, 12, stavano camminando per un campo di Moza Bair Band, un piccolo villaggio vicino la città di Sultan, quando sono state avvicinate da un commando di 14 uomini.

Il gruppo punitivo. Secondo quanto riferisce il quotidiano pachistano The Tribune, il gruppo punitivo era formato dai membri di due famiglie locali, gli Safdar e i Mirza. L’intenzione era quella di vendicare un affronto: il figlio di Allah Wasai, Saddam, aveva avuto una relazione illecita con la giovane Fatima, figlia del capo tribù Safdar. Una relazione insopportabile e imperdonabile. La donna e la bambina sono state trattenute con la forza, spogliate e percosse. Allah Wasai è stata percossa per almeno tre ore davanti a un gruppo di persone che, riferisce il quotidiano, non avrebbe fatto nulla per aiutarle.

La testimonianza. "È stata una tortura", ha detto un residente locale. "Circa 100 persone sono arrivate" sul luogo della tortura "ed hanno assistito alle percosse sulla donna". Un incubo finito quando è arrivata la polizia, che ha condotto Allah Wasai e Ashraf Mai prima in un commissariato e poi in ospedale; qui però non sarebbero state ancora sottoposte ai dovuti accertamenti medici. Gli agenti al momento hanno arrestato solo due membri del commando - riferisce The Tribune - cedendo a forti pressioni politiche.

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