domenica 4 luglio 2010

Scenari


Allora, portiamoci avanti nel programma, affacciamoci nel futuro e facciamo un’ipotesi, o forse due. Immaginiamo che il sogno di oppositori, tramatori, dissidenti e casta mediatico-intellettuale si realizzi: va a casa il governo Berlusconi. Le soluzioni a questo punto sono di due tipi: un governo istituzionale, che valorizzi tutti i terzini della Repubblica, da Fini a Casini, da Rutelli ad Amato, più gli outsider, da Montezemolo a Draghi, e la benedizione di Napolitano. Oppure votando, nella ferrea logica bipolare dell’alternanza, un vero governo delle opposizioni, un centrosinistra Bersani-Di Pietro, con recupero di zombie, da Prodi a D’Alema, da Veltroni alla Bindi; e se volete come gadget pure Pecoraro Scanio.

Dopo aver pensato alla cosa essenziale, mandare a casa Berlusconi, pensate ora a quel fastidio aggiuntivo da sbrigare: governare gli italiani e affrontare le emergenze reali del Paese. Pensate che succede. Prendo dal cilindro alla rinfusa sei o sette conigli: la crisi economica e la necessità dei tagli, la disoccupazione giovanile, il federalismo e la riforma della pubblica amministrazione, la libertà d’informazione e il sostegno alla cultura e alla ricerca, alla scuola e l'università, la giustizia e la sanità. Ci fermiamo? Fermiamoci qui.

Beh, immaginate all’opera i successori di Berlusconi e di Tremonti, di Maroni e di Sacconi, di Brunetta e della Gelmini, di Alfano, Letta e Bertolaso; sia del versante sinistro sia del versante terzisti. Pensate che riuscirebbero a fare tagli più seri nella pubblica amministrazione, a dimezzare la casta, le Province, i Comuni, la spesa pubblica? Pensate che riuscirebbero a infierire meno sugli italiani e senza spremere Comuni e Regioni? Pensate che riuscirebbero ad arrestare più mafiosi, una volta assodata la responsabilità di Dell’Utri, o che riuscirebbero a bonificare la casta, una volta celebrato il processo a Brancher? Pensate che la giustizia sarebbe più rapida, meno fallibile e non lascerebbe ancora impunito il 95 per cento dei reati, una volta processato alla grande Berlusconi? Pensate che gli statali senza Brunetta lavorerebbero di più e si assenterebbero di meno, e così i professori sarebbero meglio pagati e più motivati, dando di più alla scuola e ai loro alunni? Che a Napoli e all’Aquila sarebbero più efficaci con immondizia e sisma senza Bertolaso?

E ancora: pensate che la cultura italiana, mortificata da questo governo, avrebbe un suo rinascimento miracoloso; e ripristinati i finanziamenti a enti e fondazioni degli amici ci sarebbe la fioritura di opere, musei, biblioteche, una volta scacciato il Tiranno Silvio, il tirannello Tremonti e l’aguzzino Bondi? Pensate che ci sarebbe più pluralismo e libertà di stampa? Pensate che la disoccupazione scenderebbe, gli italiani figlierebbero, l’Italia funzionerebbe di più, l’immigrazione sarebbe una festa come il Gay pride, gli ospedali funzionerebbero meglio, il federalismo si farebbe ma quello buono; meno droga, vizi e malaffare, e magari l’Italia in semifinale ai mondiali? Pensate che si riscoprirebbe, senza Bossi e Silvio, l’identità nazionale, che si celebrerebbero alla grande l’amor patrio e l’Italia unita, e ci sentiremmo una comunità viva, alla riscoperta delle sue tradizioni? Non dico il paradiso, ma almeno un miglioramento relativo rispetto al presente?

Beh, sono pronto a mettere la mano sul fuoco che l’Italia non starebbe neanche un filo meglio di come sta adesso, sia se ci fosse il governo dei tecnici e dei terzini, sia se ci fosse un governo di centrosinistra. Starebbe peggio, salvo da un punto di vista: è vero, avremmo sicuramente meno sesso e colore in politica, meno escort e giudici eccitati. Vi basterebbe questo per dirvi soddisfatti? A me no, a me interessa tutto il resto che dicevo prima.

E non sono felice di dire che con loro sarebbe peggio, perché se solo ci fosse la possibilità concreta di migliorare le cose sarei pronto a rischiare. Ma conosco quelle facce, quelle alleanze, quelle mentalità, so di che figuri, figurini e mezze cartucce stiamo parlando, abbiamo esperienze precedenti. Né penso che sia possibile avere condizioni migliori di quelle presenti in termini di maggioranza numerica e di mandato popolare. Anzi, fa rabbia proprio questo: sapere che con quei numeri, con un premier popolare, molte spanne più su degli altri che sono sul mercato, l’Italia arranca e perde fiducia.

Arrivo a dire che l’arma segreta del centrodestra, la vera forza del governo Berlusconi, è proprio nel paragone con le altre ipotesi in campo. Allora dico due cose: la prima è che gli italiani devono fare affidamento su se stessi, mettersi sotto, non aspettare niente da nessuno, disporsi a sacrifici e rischi, cioè esser pronti a rinunce e conquiste, difesa e attacco. La seconda è la sveglia al governo: non basta crogiolarsi sui sondaggi o sulla consolazione che gli altri sono peggio, si deve riprendere la fiducia di modificare, di avviare riforme vere, strutturali, avendo il coraggio di andare avanti o di ritirare le decisioni infelici. Con una nota speciale e controcorrente per Berlusconi: decida di più, assuma di più il comando.

Non venitemi a raccontare che il problema dei problemi italiani è Berlusconi col suo governo. A parte la crisi internazionale, il problema italiano è la muffa: questo Paese ha la muffa. Voglio dire che questo Paese è avariato, ha frutti degenerati; è invecchiato, corrotto, alterato, emana un cattivo odore, una patina putrefatta divora la sua buccia e attacca la sua polpa. Certo, la muffa rare volte può dare anche gusto, come nel gorgonzola; o se ben usata può rivelarsi perfino terapeutica, come la penicillina. Ma la muffa narra di un Paese andato a male. È la muffa il Nemico Principale, non Berlusconi, e nemmeno i giudici, Fini o Di Pietro, Marcello Lippi o Marcello Dell’Utri (che periodaccio per i Marcelli). Poi qualcuno favorisce il propagarsi della muffa e altri meno. Ma la muffa è la vera emergenza d’Italia, e con l’inerzia cresce. O lo capite o finisce male.

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