martedì 27 luglio 2010

La moschea


Non ci dev’essere alcuna moschea vicino a Ground Zero, fino a quando non ci saranno chiese o sinagoghe in Arabia Saudita. Il tempo del doppio standard che permette agli islamici di comportarsi aggressivamente verso di noi pretendendo al contempo la nostra debolezza e la nostra sottomissione, è finito. La proposta di erigere una “Cordoba House” a ridosso del luogo in cui sorgeva il World Trade Center – dove un gruppo di jihadisti uccise più di tremila americani, cancellando uno dei tratti più celebri dello skykine cittadino – è un test per la timidezza, la remissività, l’ignoranza delle elite americane. Per esempio, in molti, in queste elite, non capiscono che “Cordoba House” è un nome deliberatamente offensivo. Si riferisce alla città spagnola di Cordoba, che fu fatta capitale dei territori musulmani in Europa; i conquistatori vollero eternare la vittoria dell’Islam sulla cristianità trasformando una chiesa di quella città nella terza moschea del mondo.

Oggi, alcuni sostenitori della moschea affermano che con quel nome si vuole “enfatizzare la cooperazione tra le fedi”; la verità è che ogni islamico al mondo riconosce in Cordoba il simbolo delle conquiste dell’Islam. E’ un segnale del loro atteggiamento verso l’America, e di quanto ci considerino ignoranti, il fatto che ritengano di poterci insultare in modo tanto sfacciato. Quegli islamisti e i loro apologeti che parlano di “tolleranza religiosa” sono addirittura arroganti nella loro disonestà. Mettono da parte il fatto che, a New York, esistono già più di cento moschee. Ma non esiste neanche una chiesa o una moschea in Arabia Saudita. Nella città di La Mecca, un cristiano o un ebreo non possono neanche entrare. E ci vengono a dare lezioni di tolleranza.

Se la gente che sta dietro la Cordoba House fosse sincera quando parla di tolleranza religiosa, andrebbe a implorare i loro correligionari sauditi di aprire subito La Mecca a tutti, e di permettere l’istituzione di luoghi di culto non musulmani nel regno. I media dovrebbero chiedere a queste persone se hanno intenzione di portare avanti una tale campagna. Sono passati nove anni, e ancora non siamo stati capaci di riaprire il World Trade Center. Adesso ci vengono a dire che una megamoschea di 13 piani che costerà 100 milioni di dollari verrà eretta in un anno, di fronte al luogo del più devastante attacco a sorpresa nella storia d’America. Un appunto finale: da dove viene tutto quel denaro? La gente dietro alla Cordoba House si rifiuta di rivelarne l’origine.

L’America sta vivendo un’offensiva culturale e politica di marca islamica, mirata a indebolire e distruggere la nostra civiltà. E’ triste che troppe persone delle nostre elite siano attive sostenitrici di chi non esiterebbe a distruggerle, non appena potesse farlo. Nessuna moschea. Nessun auto inganno. Nessuna resa. Il momento di prendere posizione è arrivato – in questo luogo e su questo argomento.

Tratto da "Newt Direct" - Traduzione di Enrico De Simone

0 commenti: