martedì 24 novembre 2009

Sulla cittadinanza finiana

Quei trans clandestini e la cittadinanza a punti di Francesco Forte

La morte misteriosa di Brenda e la vicenda collegata di trans e droga fa emergere grossi problemi riguardanti l’immigrazione legale e clandestina. E rende evidente che è stato saggio introdurre il reato di immigrazione clandestina e che è corretto non sottoporlo al processo breve, dati i riflessi sull’ordine pubblico di questo fenomeno. Soprattutto, appare saggia la proposta di cittadinanza a punti per gli extracomunitari del ministro Maurizio Sacconi. Questi eventi invece sottolineano quanto sia pericolosa la proposta di concessione automatica della cittadinanza, dopo un periodo breve, prospettata dal presidente della Camera Gianfranco Fini, con malinteso «buonismo». Infatti Brenda esercitava il più antico mestiere del mondo senza avere il permesso di soggiorno e, nonostante ciò, abitava in un alloggio in Via Gradoli assieme ad altri che facevano la stessa professione. Ma altri che facevano le stesse cose avevano regolare permesso. E probabilmente facevano scudo ai primi per i contratti e le altre operazioni in cui bisogna esibire documenti e certificati. Certo, per chi si prostituisce senza permesso di soggiorno, la cittadinanza automatica dopo un breve numero di anni di permanenza regolare non potrebbe operare. Ma essa funzionerebbe per chi sia riuscito a ottenere il permesso, esibendo una attività regolare di impresa, come, poniamo, un negozietto o un bar che copre una attività di spaccio clandestino di droga, di sfruttamento di sesso a pagamento o di vendita di merce di contrabbando con marchio falsificato. E con la legge di cittadinanza automatica e di voto alle amministrative e poi alle politiche, queste attività riceverebbero un nuovo impulso perché questi operatori sarebbero cittadini italiani. La macchina giudiziaria, che dovrebbe sconfiggere lo sterminato esercito di immigrati illegali e legali, che esercitano attività illecite funziona molto a fatica. In Italia nel 2007 sono stati denunciati 2 milioni e 935mila reati, di cui oltre la metà, ossia un milione e 630mila di furto, 51mila di rapina, 120mila di truffa e solo 1.466 di sfruttamento della prostituzione. Le condanne definitive per furto sono state solo 30mila pari all’1,8 per cento. Poiché molti furti sono fatti da più di una persona, se ne desume che vi è al massimo l’1 per cento di probabilità di essere presi e, soprattutto, di essere condannati, in caso di furto. Ovviamente una parte rilevante di questi furti sono fatti da italiani, ma una quota molto ampia è fatta da stranieri. Ed è molto più difficile identificarli. Dobbiamo premiarli facendoli cittadini italiani? Lo sfruttamento della prostituzione, verosimilmente è compiuto spesso da immigrati con regolare permesso di soggiorno che importano le prostitute e i prostituti dai loro Paesi di origine. Molti vengono regolarizzati con contratti di lavoro di comodo. Questa attività illecita è praticamente indisturbata, visto che in un anno le denunce sono solo 1.600. E quanto ai reati di spaccio e detenzione di stupefacenti la situazione è analoga, dato che le denunce sono poco più di 34mila. E poche sono le condanne. Ancor meno quelle realmente scontate. Con la concessione automatica della cittadinanza dopo un numero limitato di anni, queste catene di sfruttamento e spaccio si rafforzerebbero. Si può obbiettare che anche con la cittadinanza a punti, potrebbe accadere che chi ha commesso un reato di furto o spaccio di droga o battuto i marciapiedi per professione la ottenga, dato che ci sono tante attività illecite che sfuggono alla sanzione. Ma ci sarebbero dei controlli. Inoltre il fatto di essere stati denunciati e magari processati e assolti per prescrizione potrebbe comportare uno slittamento consistente nei tempi e nelle condizioni per il conseguimento della cittadinanza. Anche il fatto di avere una abitazione regolare costituisce un requisito della cittadinanza a punti. E ciò servirebbe a bonificare molte situazioni edilizie malsane, facilitando i controlli degli affitti clandestini. Insomma, per gli immigrati con il disegno di legge Sacconi vi sarebbe un incentivo a rispettare le leggi. Si realizzerebbe una grande distinzione fra gli immigrati appartenenti a famiglie che lavorano onestamente e che si comportano correttamente e gli altri immigrati. La retorica per cui non ci devono essere «diversi» e siamo tutti eguali è profondamente sbagliata, perché deresponsabilizza le persone. Con questo sistema, tutti i gatti sono bigi. E quella che ci perde è proprio la causa della dignità degli immigrati.

1 commenti:

Nessie ha detto...

"Si può obbiettare che anche con la cittadinanza a punti, potrebbe accadere che chi ha commesso un reato di furto o spaccio di droga o battuto i marciapiedi per professione la ottenga, dato che ci sono tante attività illecite che sfuggono alla sanzione".

Sì, e io sono di quelli che obietta proprio questo. Quando la si vorrà capire che la politica delle porte spalancate è solo una stortura? La tessera a punti è solo un mediocre palliativo che serve a incentivare il mito (idiota) dell'integrazione. Troppa acqua non può mai venire assorbita dal terreno. Questo vale anche per le fiumane umane.