venerdì 13 novembre 2009

Processo

Il ministro della Giustizia Holder: «Serve massima pena prevista». 11 settembre, processo a New York. «Chiederemo la pena di morte». La presunta mente degli attacchi alle Torri e altri 4 detenuti saranno giudicati da un tribunale federale civile

WASHINGTON
- I cinque uomini sotto accusa per gli attentati dell'11 settembre negli Stati Uniti saranno trasferiti dal carcere militare di Guantanamo a New York per essere processati da un tribunale civile. Tra i cinque c'è anche Khalid Sheik Mohammed, presunta mente degli attentati alle Torri Gemelle.

«PUNTIAMO ALLA PENA DI MORTE» - Per i cinque terroristi l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti punta alla pena di morte. Lo ha esplicitato a Washington il ministro della Giustizia Usa Eric Holder. «Chiederemo la pena di morte per i responsabili dell’11 settembre. Porteremo avanti questi procedimenti con determinazione», ha aggiunto Holder, dicendo che si tratta di un reato straordinario per il quale sarà richiesta la massima pena prevista dall’ordinamento.

PROCESSO VICINO A GROUND ZERO - Eric Holder ha poi precisato che i cinque sospetti delle stragi «risponderanno delle loro azioni in una corte a pochi passi da dove sorgevano le Torri Gemelle». Holder ha detto di avere parlato con il governatore di New York David Paterson e con il sindaco Michael Bloomberg per garantire che «tutte le preoccupazioni sulla sicurezza» legate al trasferimento dei detenuti da Guantanamo siano soddisfatte. Il Dipartimento della Giustizia ha annunciato che i cinque saranno trasferiti a New York dopo che l'amministrazione Obama avrà comunicato al Congresso il preavviso richiesto di 45 giorni e dopo consultazioni con le autorità locali. Il segretario alla giustizia ha anche spiegato di non ritenere «un problema» ai fini del risultato dei processi il fatto che uno dei sospetti terroristi sia stato torturato ripetutamente con la tecnica del «waterboarding», l'annegamento simulato. «Non avrei autorizzato il via a questi processi se non fossi fiducioso sul loro esito», ha detto Holder.

LA CHIUSURA DI GUANTANAMO - Processare Khalid Sheik Mohammed e gli altri quattro in territorio americano potrebbe rappresentare un passo decisivo verso la chiusura del centro di detenzione per i presunti terroristi di Guantanamo, a Cuba, annunciata dal presidente Obama all’inizio del suo mandato. Punto sul quale Holder prende tempo, spiegando che, a meno di colpi di scena, il carcere americano non chiuderà il 22 gennaio prossimo. Le parole del segretario alla Giustizia seguono di poche ore la decisione di Greg Craig, consigliere giuridico della Casa Bianca, di presentare le sue dimissioni, una scelta che dipende proprio dai ritardi nel processo che dovrebbe portare alla chiusura del carcere speciale americano.

1 commenti:

Andrea ha detto...

E ci mancherebbe... aspettiamo al varco,con trepidazione, i buonisti, pacifisti, filo-islamici, rifondaroli, obiettori di coscienza, no-global, disobbedienti, girotondini vari e politically correct.

A quando le urla omeriche di disperazione di questa marmaglia rossa ?