martedì 17 gennaio 2012
Suicidio assistito
ROMA - È stato trovato impiccato uno dei due ricercati per la rapina avvenuta il 4 gennaio scorso fa finita nel sangue nel quale morirono Zhou Zheng di 31 anni e la figlioletta Joy di 9 mesi.Mohamed Nasiri, 30 anni, di nazionalità marocchina, è morto impiccato con una corda legata con un gancio a un'arcata in un capannone agricolo abbandonato al chilometro 14 di via di Boccea. Gli inquirenti sono certi che si tratta di un suicidio: la morte risale a 3 o 4 giorni prima del ritrovamento, avvenuto lunedì 16 gennaio. Accanto al corpo è stato trovato un cellulare. Nasiri era il più anziano della coppia di ricercati. Continuano le ricerche dell'altro latitante che potrebbe già trovarsi all'estero.
«MORTO DA TRE O QUATTRO GIORNI» - A trovare il corpo senza vita dell'uomo sono stati domenica alcuni partecipanti ad una campagna di soft-air, una simulazione di guerra. Gli inquirenti ritengono che la morte risalga almeno a tre o quattro giorni dal momento del rinvenimento». Dopo la scoperta del cadavere sono stati fatti dei riscontri è arrivata la conferma che le impronte del marocchino erano quelle del ricercato. La procura di Roma ha disposto l'autopsia di Mohamed Nasiri, anche se chi indaga non ha alcun dubbio che si tratti proprio di suicidio.
CELLULARE E VELENO - Un cellulare è stato trovato dagli inquirenti vicino al corpo di Nasiri Mohammed. L’apparecchio sarà ora esaminato dagli esperti della scientifica, era spento ma, ammesso che fosse proprio del suicida, sarà utile, per chi indaga, capire, attraverso i tabulati telefonici, come si sia mosso il cittadino africano in questi giorni di latitanza a Roma mentre procura e forze dell'ordine gli davano la caccia. La speranza degli investigatori è che analizzando il cellulare del suicida si possa arrivare a ricostruire gli spostamenti dell'altro maghrebino indagato per duplice omicidio.Vicino al corpo di Nasiri c'era del veleno per topi. Una delle ipotesi è che l'uomo, prima di impiccarsi, possa averlo ingerito, ma sarà l'autopsia a chiarire i dubbi sulla sua morte.
LE INDAGINI - Nel tardo pomeriggio un incontro tra magistrati e investigatori dei carabinieri è servito per fare il punto della situazione. Alla riunione, tenutasi nell'ufficio del reggente della Procura, l'aggiunto Giancarlo Capaldo, ha partecipato il suo collega Pierfilippo Laviani, il capo del nucleo investigativo dei carabinieri Lorenzo Sabatino e il comandante provinciale Maurizio Mezzavilla. Le tracce lasciate dai killer di Zhou e della figlia hanno scandito questa vicenda. A partire dal dna trovato su una delle borse strappate alle vittime; alle immagini riprese dalle telecamere di una banca. La borsa con 16mila euro, i panni sporchi di sangue, hanno fatto il resto. Il decreto di fermo emesso dai pubblici ministeri ha permesso di estendere le indagini all'estero.
NEL QUARTIERE - Suicidio, dunque, secondo gli inquirenti. Ma per gli abitanti di Torpignattara la storia è un'altra. La voce del ritrovamento del corpo di uno dei killer ricercati per il duplice omicidio rimbalza tra via Giovannoli, dove abitavano le vittime e luogo della tragedia, e via Antonio Tempesta. Il bar all'angolo con via Casilina, gestito dal cinese defunto, questo pomeriggio era aperto. All'interno alcuni ragazzi cinesi, chiusi nel silenzio. Uno di loro commenta arrabbiato: «Per me questo non ha nessun significato, non c'è nulla che ci possa interessare» e poi chiude le saracinesche del bar. In via Giovannoli, in un altro bar del quartiere, sono tanti che commentano l'episodio. «È arrivata prima la mafia cinese», dice un abitante del quartiere. «Secondo me è stato un delitto su commissione», gli fa eco un altro. Secondo un altro, invece, «c'è poco da pensare... è stato un atto disperato di un uomo braccato». Qualcun altro mormora: «È meglio che l'hanno trovato morto, un assassino in meno».
LA FAMIGLIA DI ZENG - «E’ una notizia che ci lascia sgomenti. Non capiamo cosa stia succedendo». Così la portavoce della comunità cinese a Roma Lucia Hui King, interpellata sulla notizia del suicidio di uno dei due ricercati per il duplice omicidio di Tor Pignattara. «Non volevamo la morte di nessuno - ha detto la Lucia Hui King - ho avvisato i parenti di Zhou Zhen, mi hanno detto che aspettano di conoscere la verità. Vogliono la verità».
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5 commenti:
Ma pensare oltre i 30 secondi a certi italioti provoca un ictus?
Meglio che l'hanno trovato morto un corno..la stessa cosa che si dice della mafia italiana adesso la si dice di quella allogena...meno che c'è sennò lo Stato...L'immigrato coi sordi e che ammazza in silenzio va bene?
A volte penso che ci meritiamo il peggio, alcuni connazionali di sicuro.
Eh, è quello che ho pensato anche io. La gente non capisce un tubo. E' stato impiccato perchè forse... non doveva parlare? Ma tant'è che comunque, la solita magistratura non sarebbe potuta andare poi troppo a fondo. Scoperchierebbe altro che vaso di pandora. E l'italia a quanto pare (per bocca del rosso napolitano), non ha intenzione di inimicarsi i cinesini.
L'avevo detto subito, altro che 'suicidio', l'han trovato prima loro e l'han zittito x sempre... chissà che c'è dietro, anche se lo si può immaginare...
Kizzy, lo si sa per certo. Ma si preferisce infangare e lasciar perdere.
Da oggi è ufficiale: il miglior corpo di polizia e di investigazione, di intelligence e tutto il resto, lo fa la Triade Cinese. Con buona pace per lo stolto Napolitano e gli immigrazionisti di sinistra e di destra (ce ne sono perfino nel Castello).
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