lunedì 30 gennaio 2012
Punti di vista
Io, piccolo imprenditore, sono un... imbecille dal blog di Marcello Foa
Quando ero inviato de il Giornale ho seguito a lungo la battaglia dei piccoli imprenditori in difesa del made in Italy. Ora non ho più l’opportunità di occuparmi di questi argomenti, però sono rimasto in contatto con molti dei miei ex interlocutori. Uno di loro, il combattivo Roberto Belloli, mi ha inviato una lettera aperta. E’ un grido di dolore, anzi di indignazione, che denuncia l’ipocrisia con cui le istituzioni e buona parte dei media parlano dell’industria italiana. Di solito su questo blog non riprendo comunicati ufficiali, ma questa volta faccio un’eccezione e pubblico integralmente la lettera di Belloli. La denuncia è dura, ma non può essere ignorata.
Durante la consegna del premio Leonardo, il nostro Presidente Napolitano ha risposto a una ragazza, che affermava di essere una “privilegiata”, perché aveva un lavoro, dicendole che il lavoro non deve essere un privilegio, ma un diritto, e concludeva roboante, quasi con un monito all’industria che deve “investire e innovare”, come se la colpa della mancanza di lavoro fosse degli Industriali che non l’hanno fatto.
Tralasciando l’originalità dell’affermazione (forse un errore di gioventù), credo che moltissimi piccoli imprenditori, che da decenni “investono e innovano” QUOTIDIANAMENTE, si siano sentiti degli imbecilli perché... non hanno il lavoro (anche se pare sia un loro diritto). Mario Draghi, novello presidente della BCE, affermava che è necessario individuare le cause della crisi... dopo aver erogato a mani basse miliardi di euro ai poveri istituti di credito, così sottocapitalizzati, credo moltissimi piccoli imprenditori che da anni cercano di ottenere dalle banche maggiori linee di credito, ma che si sentono rispondere che i loro rating sono troppo bassi, si siano sentiti degli imbecilli, perché tutti questi miliardi sono stati dati a banche con dei rating drammatici.
SMI (Sistema Moda Italia), con la connivenza di vari consulenti strapagati, ha spacciato dati farlocchi di crescita a due cifre, su produzioni estinte, avvalendosi della voce esperta di “Dottori” che probabilmente non conoscono la differenza tra filatura e tessitura, credo che moltissimi piccoli imprenditori, si siano sentiti degli imbecilli perché le loro produzioni da anni calano a due cifre, perché le produzioni sono state de localizzate. Al di là della facile ironia, volevo fare a Voi una domanda, alla quale vi pregerei di rispondere: non siete stanchi, sfiniti e sfiduciati, di essere obbligati a riportare continuamente simili fandonie, prive di fondamento e contatto con la realtà, e di tirare un sospiro di sollievo solo quando una scossa di terremoto o un marinaio scapestrato vi consentono finalmente di distogliere l’attenzione dalla bolgia Dantesca della politica fanfarona o dalle notizie prezzolate dei grandi inserzionisti?
La mia domanda è semplice: quando potremo finalmente leggere in prima pagina sui quotidiani Nazionali a caratteri cubitali che la causa della crisi è la delocalizzazione delle produzioni e che la gran parte della merce che arriva in Europa dalla Cina non rispetta le basilari regole sulla salute, il lavoro minorile, l’inquinamento, e gli accordi commerciali su dumping e svariate forme di finanziamento statale? Quando potremo finalmente leggere che i grandi marchi (ormai società multinazionali, o fondi di investimento) non hanno nessun interesse nel rendere trasparente la tracciabilità e l’etichettatura obbligatoria dei prodotti importati? Mi rendo conto che è una domanda retorica, ma ancora mi illudo di pensare che un giorno, finalmente, prevarrà il buon senso, e che qualcuno dei nostri Soloni che fino ad oggi hanno blaterato di Tobin Tax, IMU, liberalizzazioni, accise, aliquote, rivalutazioni catastali, finalmente si soffermi sull’unico e reale problema: se non facciamo lavorare la gente, non potremo mai più avere un’economia! Mi appello a voi "penne sagaci", maestri della dialettica, perché almeno una volta possiate essere Pifferai Magici e non sempre topi .
Roberto Belloli; Piccolo imprenditore - Contadino del tessile - Reparto Produzione… imbecille
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