domenica 1 gennaio 2012

Leccaculerie varie di governo (monti)


La più bella notizia dell’anno è che siamo ancora vivi. La più brutta è che siamo mezzi morti. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a uno spettacolo inimmaginabile fino all’inizio dello scorso autunno. Non ci riferiamo alle dimissioni (che erano nell’aria) di Silvio Berlusconi, cui si deve comunque la svolta politica, ma all’avvento di Mario Monti. L’arrivo di questi a Palazzo Chigi non ha favorito il cambiamento che molti speravano, e cioè il decollo dell’Italia, la ripresa economica e l’abbattimento dello spread, ma ha introdotto nel Palazzo motivi di divertimento assoluto. In altri termini, tutte le grane che c’erano all’epoca del governo di centrodestra sono rimaste, anzi, si sono aggravate le tasse sono cresciute, la gente va in pensione più tardi, l'Iva è aumentata, la benzina e i tabacchi e l’alcol sono rincarati - però ci viene da ridere. L’uscita del Cavaliere e l’ingresso del Professore hanno suscitato nel Partito democratico, nella quasi totalità della stampa e della televisione e nel cosiddetto Terzo polo un’ondata di buonumore. Il governo non è più considerato ladro, forse perché piove poco o niente affatto. I sindacati non ringhiano: hanno fatto uno scioperino di tre ore tanto per giustificare il costo delle tessere, brontolano bonariamente, ma si capisce lontano un chilometro che se ne impipano dei ceti deboli. Dei quali si sono scordati anche i giornalisti da combattimento dei talk show. Michele Santoro è sparito, se ne occuperà presto Chi l'ha visto? noto programma di Rai 3. Ballarò, che per tre anni ci aveva somministrato servizi settimanali sui pensionati costretti a raccattare per terra scarti di ortaggi ai mercati, ora mostra solo reportage sereni, confortanti. L’Italia di oggi è peggiorata rispetto a ieri, ma per l’informazione sono scomparse d’incanto le famiglie che con lo stipendio non arrivano alla fine del mese. Forse si nutrono di speranza e di fiducia nel premier algido che usa il fisco per punire, ma lo fa per il nostro bene, garantendoci un futuro radioso. Un premier che ogni due per tre dice: eravate sull’orlo del baratro, poi per vostra fortuna sono arrivato io e vi ho acciuffato per i capelli, altrimenti sareste sprofondati. E noi poveri tapini: grazie, grazie signor docente, come faremo a sdebitarci? Il docente allora, con aria benevola: semplice, basta che paghiate il debito pubblico e siamo pari.

La ricetta di Monti è questa: io governo, voi sganciate. Geniale. Come mai non ci aveva pensato quel babbeo di Berlusconi? Invece di seguitare a rassicurarci: non vi metterò le mani in tasca, poteva mettercele, e avrebbe salvato se stesso e noi. Non aspettavamo altro che aprire il portafogli e offrirne il contenuto allo Stato. E che dire dellafase due? L’abbiamo attesa con trepidazione per un mese nella convinzione fosse una magica soluzione per incentivare la famosa crescita. Si è riunito il Consiglio dei ministri, ci siamo domandati che cosa diavolo avesse escogitato, quando il presidente è uscito dalle sacre stanze eravamo lì con le orecchie ben aperte per udire dalla sua viva voce la formula miracolosa e salvifica. Quindi? Delusione. Lui ci ha rimandato al dì appresso: terrò una conferenza stampa e saprete. Rassegnati, abbiamo pazientato altre 24 ore. Finalmente il cattedratico si è degnato di spiegare, due ore e mezzo di pistolotto professorale; noi zitti ad ascoltare come scolaretti, ma non abbiamo compreso un’acca. Che senso ha blaterare tanto a lungo se non si ha un tubo da dire? Oltretutto Monti ha tediato il pubblico, affamato di notizie, usando un linguaggio involuto, iniziatico, infarcito di anglicismi, sostanzialmente ostico e inaccessibile alla maggioranza degli italiani. Perché gli è stato consentito di perdere tanto tempo e di impedire la messa in onda puntuale del Tg1? Se una cosa simile l’avesse fatta Berlusconi, lo avrebbero accusato di essere un dittatore protervo, incurante delle regole, strafottente e invadente. Viceversa, a Monti nessuno ha osato muovere un rimprovero, una critica, nemmeno un appunto. Mah!

Forse è vero che se non è mutata la situazione economico-finanziaria, è però mutato il costume. Si pensi al trattamento riservato ad Augusto Minzolini. Dicevano che era un incapace perché gli ascolti del tiggì che dirigeva scendevano a vista d'occhio. Lo hanno licenziato in malo modo e sostituito con altro direttore, però gli ascolti sono ulteriormente calati, fino a scendere addirittura al di sotto di quelli del Tg5, eppure nessuno ha fiatato. Ma che è accaduto in 60 giorni di così importante da modificare radicalmente le abitudini e gli atteggiamenti dei sedicenti «cani da guardia del potere»? Prima era tutto uno schifo, ora va tutto bene madama la marchesa. Ecco che cosa chiediamo al 2012: un po’ di chiarezza, se non proprio di onestà. A Monti rivolgiamo un augurio: di non tenere i piedi saldamente ancorati sulle nuvole. Se insisterà a voler liberalizzare soltanto i tassisti, i farmacisti e gli edicolanti, guardandosi dal toccare gli ordini professionali (quello dei giornalisti lo ha gratificato consegnandogli la tessera in cambio di che?) e le municipalizzate, beh, nel baratro insieme con noi ci finirà anche lui. Altro che Quirinale.

1 commenti:

Nessie ha detto...

Sono dei gran leccaculi. A cominciare dalla stampa e dalla tv che quando doveva intervistare il Cav aveva sempre pronte domande trabocchetto e velenosi contradditori nel nome della "democrazia", e ora invece con Goldmonti fa solo interviste in ginocchio.