venerdì 6 gennaio 2012
Immigrazione e assegni sociali
Dodici milioni e ottocentomila euro spesi nel 2010 dalla sola regione Emilia Romagna per assegni sociali agli stranieri over 65. Un dato clamoroso, denunciato dal consigliere regionale del Pdl Alberto Vecchi, presumibilmente in linea con quello di altre regioni come Veneto e Lombardia. In tutta Italia, si stima che gli assegni sociali agli stranieri over 65 siano costati in media circa 50 milioni di euro all’anno alle disastrate casse dello Stato, dal 2001 ad oggi. Spesso, però, si tratta di vere e proprie pensioni regalate a persone che non hanno mai lavorato in Italia, o peggio vivono ancora nei loro Paesi d’origine a spese dei contribuenti italiani. E’ lo stesso Alberto Vecchi a spiegare a noi di Qelsi il meccanismo perverso, nato da una legge del “governo tecnico” (corsi e ricorsi storici) Amato e fortunatamente arginato, ma ancora non abbastanza, dall’ultimo governo Berlusconi.
Alberto Vecchi, recentemente Lei si è scagliato contro gli assegni sociali agli stranieri. Ci spieghi meglio la Sua posizione. La legge che va ad istituire l’assegno sociale è del 1985, e va a intervenire sugli anziani over 65 che per una serie di problemi e motivi arrivano all’età di 65 anni senza un reddito. Qui interviene lo Stato, dando a queste persone un reddito minimo di sopravvivenza di circa 400 euro mensili (più 150 di importo aggiuntivo n.d.r), l’assegno sociale appunto. Poi è arrivato Amato, a capo di un governo tecnico, e mi viene da sorridere pensando alla formula “governo tecnico”, che ricorda tanto i giorni nostri.
Cosa è successo con Amato? Con la finanziaria del 2001, ossia la legge 388 del 2000 entrata in vigore il 1 gennaio 2001, è stata allargata la possibilità di devolvere l’assegno sociale anche agli stranieri over 65. E, non ho alcun problema a riferirlo perché l’ho detto anche più volte pubblicamente, sono subentrati i nostri sindacati e patronati ad incentivare quella che a conti fatti si è rivelata essere una truffa. In poche parole, consigliavano agli stranieri presenti in territorio italiano, per la maggior parte giovani o comunque under 65, di chiedere i ricongiungimenti famigliari con i loro genitori o parenti anziani, dichiarandoli a loro carico, in modo che questi potessero arrivare in Italia e chiedere l’assegno sociale.
Tutto questo senza controlli? In pratica sì. In Francia, ad esempio, bisogna dimostrare di essere nullatenenenti. In Italia basta un’autocertificazione. In questo modo si davano assegni sociali a persone appena arrivate, senza alcun controllo per verificare se effettivamente vivessero in Italia. C’è stato ad esempio un boom di albanesi che aprivano un conto in banca co-firmato con i loro figli o parenti più giovani e poi tornavano in Albania. Tutto su consiglio di sindacati e patronati.
Una vera e propria truffa che rischiava di svuotare le casse dell’Inps… Basti pensare che nella sola Emilia Romagna, in base a dati rilevati il 1 gennaio 2011, i residenti stranieri over 65 sono 10.924, quelli che usufruiscono di assegni sociali 1.944, ossia circa il 18% del totale. Immaginiamo cosa succederebbe se il 18% degli italiani residenti in provincia percepisse un assegno sociale! Per fortuna che il governo Berlusconi in carica dal 2008 è intervenuto immediatamente.
Cosa è cambiato con il governo Berlusconi? E’ stata modificata la legge Amato, inserendo il requisito di almeno 10 anni di residenza in Italia per poter percepire l’assegno sociale. Questo grazie al comma 10 dell’articolo 20 del decreto legislativo 122 del 2008, poi trasformato in legge 133 dal 2008, in vigore dal 1 gennaio 2009. Ha funzionato, perché ha determinato un trend in discesa: in Emilia Romagna, dal 2008 al 2010, la percentuale degli stranieri che percepiscono un assegno sociale è scesa dal 37% al 22%. Questo solo introducendo la condizione dei dieci anni di residenza, in vigore come detto dal 1 gennaio 2009. Ma a mio parere ancora non basta.
Quali sono le Sue proposte? Chiedo un ulteriore sforzo, anche se so che è durissima essere accontentati da questo governo e soprattutto dal ministro Riccardi, avendo quest’ultimo già fatto capire a tutti quale sia il suo orientamento. E’ più probabile che questo governo e questo ministro cancellino le nuove disposizioni da noi introdotte, in ogni caso le mie richieste consistono nell’introdurre l’obbligo di prelevare di persona l’assegno sociale e nell’aumentare gli anni di residenza in Italia per poterlo percepire da 10 a 20.
Quali vantaggi porterebbero questi due nuovi provvedimenti? Innanzitutto, se si introduce l’obbligo di ritirare ogni mese l’assegno sociale di persona, si ha la quasi certezza che chi lo ritira risieda in Italia, e non che torni in Albania o Romania o in altri Paesi dove gli operai guadagnano 180-200 euro al mese. Sarebbe una truffa non soltanto nei confronti delle casse dello Stato italiano, ma anche nei confronti di operai e lavoratori dei Paesi di origine. Aumentando gli anni di residenza da 10 a 20, invece, si parte dal presupposto che se questa persona è residente da 20 anni in Italia, ha lavorato e prodotto qualcosa in Italia almeno per qualche anno. Chi ha lavorato e arriva a 65 anni senza un reddito perché nel frattempo ha avuto dei problemi, merita di ricevere l’assegno sociale: vale per gli italiani e per gli stranieri. Ma se una persona non ha mai lavorato in Italia o peggio non vive in Italia, non c’è alcun motivo che si goda l’assegno sociale italiano nel suo Paese d’origine, dove oltretutto gli stipendi sono meno della metà. Dal 2001 al 2009 abbiamo visto stranieri che dopo due mesi di permanenza in Italia hanno potuto chiedere l’assegno in base ad un’autocertificazione. Non vedo perché chi non è mai stato in Italia debba finire qui la sua vita solo per l’assegno sociale.
In termini di costi, è possibile fare una stima? Nella sola Emilia Romagna gli assegni sociali agli stranieri sono costati 12.800.000 euro. Stiamo raccogliendo firme per chiedere che venga posto un freno a questo meccanismo, possibilmente introducendo i nuovi provvedimenti da noi proposti e che ho illustrato, e nella sola provincia di Bologna siamo già arrivati ad oltre 3.000 firme in pochi giorni.
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