giovedì 12 gennaio 2012
Scajola s'era dimesso...
Patroni: "Le dimissioni? Sarebbe atto disumano". Il ministro tenta ancora di difendere la sua posizione. Non dà le dimissioni, ma ci ha pensato, e ribadisce: la casa era una catapecchia di Andrea Cortellari
All'indomani dello scandalo che ha coinvolto il ministro Filippo Patroni Griffi, fortunato proprietario di una casa ex Inps, acquistata ad un prezzo decisamente inferiore a quello di mercato, il titolare della Pubblica Funzione prova a spiegare le sue ragioni, difendendo strenuamente la sua onestà. Non contento di tutti i tentativi di spiegazione azzardati finora, ultimo quello inviato al Fatto Quotidiano, in cui paragonava la sua condizione a quella di un qualsiasi inquilino di un ente previdenziale, Patroni Griffi concede un'intervista a Repubblica e prova ancora una volta a dire la sua innocenza. Il ministro appare affaticato, da quando la vicenda è finita sulle pagine dei giornali non dorme più bene e non riesce a trovare la concentrazione necessaria. "Devo fare il ministro, e non lo sto facendo come dovrei. Penso solo alla casa, a questa benedetta casa. E sono in ansia, vedo giornalisti dappertutto che mi inseguono", prova a intenerire Patroni Griffi, raccontando anche di non avere risposto al telefono alla compagna, scambiata per una giornalista.
Poi un accenno, quasi un passo indietro. "Non lo farei mai più. Nella mia condizione attuale riterrei quell'azione giudiziaria per ottenere lo sconto sull'acquisto lecita ma inopportuna". E sul perché la sua dimora in centro Roma costasse così poco ha le idee chiare: "Era il 2001", e quindi i valori immobiliari erano diversi, e poi "lo stabile era in condizioni decrepite", praticamente da buttare, "con l'eternit sui tetti e il cesso posto sul banconicono e tutta la giurisprudenza documentava come non fosse sufficiente l'ubicazione centrale per definire di pregio un manufatto". Insomma, pagare l'appartamento poco più di 170mila euro non rappresenteva una stranezza, motivo per il quale il ministro può tranquillamente sostenere di aver "spiegato le sue ottime ragioni" al premier Mario Monti e di "vivere una soluzione surreale". E a chi gli chiede se non abbia anche solo pensato di dover rassegnare le dimissioni risponde: "Non le nascondo che ho preso in esame anche questa ipotesi. Ma sarebbe il sigillo della vittoria dell'inciviltà, un massacro al decoro comune, allo stesso buon senso. Un atto abbastanza disumano, mi creda".
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