venerdì 20 gennaio 2012

I gonzi ci credono


ROMA—In Via delle Liberalizzazioni ci potrebbero essere grandi vantaggi per le famiglie, dicono le associazioni dei consumatori. Entrando in una strada virtuale già ridisegnata secondo le regole allo studio del governo — dal distributore di benzina al supermercato, facendo un salto pure in farmacia—si potrebbe risparmiare parecchio. Fino a 1.800 euro l’anno secondo Adiconsum che taglia la sua ipotesi sulla bozza di ieri sera, che potrebbe ancora cambiare, e considerando una famiglia di quattro persone che vive in una grande città e ha un reddito lordo di 80 mila euro l’anno. Possibile? Sull’altro piatto della bilancia non ci sono soltanto le critiche delle categorie che con il «disarmo multilaterale» messo in cantiere dal governo perderebbero qualche rendita di posizione. Ma anche le perplessità di numerosi esperti che alle liberalizzazioni sono pure favorevoli ma invitano a non leggerle così. A non considerarle, insomma, una bacchetta magica che dopo un tocco in consiglio dei ministri può cambiare la vita agra del consumatore ai tempi della crisi. E suggeriscono, piuttosto, di cambiare punto di osservazione, di guardare alla deregulation come stimolo alla crescita. Vista da qui la lenzuolata di Monti potrebbe portare ad un aumento del Prodotto interno lordo pari all’1% secondo la Banca d’Italia, dell’ 1,4% per il Cermes Bocconi. Ma cosa potrebbe cambiare davvero nella vita di tutti i giorni? Entriamo in Via delle Liberalizzazioni e proviamo a capire.

Farmacie: Tra medicine e prodotti da banco la famiglia tipo disegnata dall’Adiconsum risparmierebbe 70 euro l’anno. Un risultato raggiunto grazie alla cancellazione dei paletti previsti oggi per gli orari e i turni. Ma soprattutto perché adesso il medico deve indicare nella ricetta il farmaco generico, meno caro. Secondo Farmindustria, però, il consumatore non risparmia nulla e l’unico effetto è quello di «spostare milioni di confezioni prodotte in Italia verso il mercato estero». Chi ha ragione? Qualche vantaggio ci potrebbe essere ma bisogna tener conto anche di quanto è grande l’intera torta. Calcola l’ufficio studi della Cgia di Mestre che per i farmaci di fascia C, quelli interamente a carico del paziente, una famiglia italiana spende in media 126 euro l’anno.

Benzina: La famiglia tipo che abita in Via delle Liberalizzazioni ha due macchine. E alla fine dell’anno, sempre secondo i consumatori, il salasso al distributore potrebbe essere meno caro di 250 euro. Questo se la nostra strada virtuale è fuori città, dove non ci sono più limiti per i self service. E se il gestore è proprietario dell’impianto, perché in questo caso può comprare la benzina non solo da un produttore come avviene oggi ma da più fornitori, provando a spuntare un prezzo migliore. Funziona? Disegnato così, secondo alcuni sindacati del settore, il decreto riguarda solo 500 impianti su 25 mila. E secondo uno studio dell’Istituto Bruno Leoni, qualche vantaggio potrebbe arrivare piuttosto dai grandi distributori dei centri commerciali. Dove ci sono, hanno trascinato verso il basso di 4 centesimi al litro anche il prezzo delle stazioni di servizio tradizionali che si trovano nella stessa zona.

Avvocati: Lo studio legale non può più applicare le tariffe minime e nemmeno quelle massime. Il prezzo viene fissato liberamente tra avvocato e cliente e così se i professionisti di chiara fama possono guadagnare ancora di più, quelli all’inizio della carriera hanno la possibilità di attirare clienti offrendo parcelle low cost. È diventato obbligatorio anche il preventivo che, con i tempi lunghi della giustizia italiana, può mettere il cliente al riparo da quelle «revisioni al rialzo» che sono spesso la regola. Dicono i consumatori che la famiglia tipo, considerando non solo gli avvocati ma tutti i professionisti, potrebbe risparmiare fino a 400 euro l’anno. L’organismo unitario dell’avvocatura protesta e dice che così si vuole ridimensionare la funzione del legale.

Negozi: Le regole sono già cambiate più volte e sempre nella stessa direzione. Ma adesso per i negozi arriva una libertà praticamente totale negli orari di apertura e anche nei turni di chiusu ra. Diventa possibile comprare il latte sotto casa anche tornando tardi a casa dal lavoro. E, sempre secondo i consumatori, questo potrebbe innescare un meccanismo di concorrenza che farebbe risparmiare alla nostra famiglia tipo 350 euro l’anno. I commercianti dicono che non è vero. Secondo loro una competizione così spietata costringerà i piccoli negozi a chiudere sotto i colpi della grande distribuzione. E alla fine per comprare il latte dovremo lasciare Via delle Liberalizzazioni, prendere la macchina e andare al centro commerciale.

Banche: La nostra famiglia tipo ha deciso di comprare casa e deve fare un mutuo. La banca non può più aggiungere un’assicurazione sulla vita, solo quella prendere o lasciare. Ma deve far scegliere il cliente tra le polizze offerte da almeno due compagnie diverse. Un meccanismo di concorrenza che allo sportello di Via delle Liberalizzazioni potrebbe far scendere il costo di 150 euro, sempre secondo i consumatori. Ai quali aggiungere altri 50 euro l’anno che, entro tre mesi, potrebbero arrivare dalla possibilità di avere il conto corrente base che deve garantire una serie di servizi minimi gratuiti. E anche con le nuove regole sulle commissioni che mettono ordine nella selva delle tariffe applicate e spesso modificate unilateralmente dagli istituti.

Rc auto: In questo caso lo sconto è previsto per legge. E si applica a chi decide di mettere sulla propria macchina la scatola nera che, un po’ come sugli aerei, registra i movimenti del veicolo anche in caso di incidente. Così diventa possibile complicare la vita a chi simula un tamponamento per ottenere il rimborso. E le compagnie hanno sempre detto che le truffe sono uno dei motivi per cui le polizze italiane sono le più care d’Europa. Adesso non hanno più alibi anche perché i periti che certificano il falso rischiano fino a cinque anni di carcere. Il nostro assicuratore in Via delle Liberalizzazioni, poi, al momento della firma del contratto deve parlarci anche delle condizioni proposte da altre tre compagnie. Stimano i consumatori che in tutto si risparmieranno 350 euro l’anno.

Taxi: Pur senza arrivare al modello New York, del resto possibile solo senza traffico privato, anche in Via delle Liberalizzazioni l’aumento del numero delle licenze si è fatto sentire. Gli orari e le tariffe sono più flessibili, c’è concorrenza e abbassare il costo della corsa può essere lo strumento per avere più clienti. Dicono i consumatori che la nostra famiglia tipo risparmierà 100 euro l’anno. Possibile? Non ci sono solo le proteste dei tassisti che hanno fatto un mutuo per comprare una licenza che oggi non vale niente. In Italia il taxi è un servizio per pochi, di fatto disponibile solo nella grandi città. L’ufficio studi della Cgia di Mestre calcola che oggi la spesa media delle famiglie italiane è 48 euro. Davvero difficile risparmiarne 100 se ne spendiamo la metà.

Bollette: Che succede alle bollette che arrivano a casa della nostra famiglia tipo? Dicono i consumatori che adesso sono meno salate, 150 euro in meno l’anno. Questo per effetto del nuovo metodo di calcolo deciso ogni tre mesi dall’Autorità dell’energia, agganciato non più ai vecchi contratti di lungo termine ma a quelli spot, più vantaggiosi. Anche la separazione fra Snam ed Eni potrebbe avere degli effetti positivi, anche se ci vorrà più tempo. Ma le cose stanno proprio così? Dice Tito Boeri, coordinatore del sito Lavoce.info: «Nel medio periodo le liberalizzazioni avranno sicuramente un effetto positivo sui prezzi per famiglie ed imprese». Si chiedono però i più scettici: non è possibile che una parte del prezzo più basso venga recuperato su un’altra voce e che, ad esempio, il pieno costi di meno ma il benzinaio ricarichi tutto il resto? «Il rischio c’è ma anche qui il meccanismo della concorrenza dovrebbe regolare i prezzi rimodulati arbitrariamente, cioè premiare chi è meno caro. Tuttavia è riduttivo guardare alle liberalizzazioni solo in termini di risparmio per le famiglie. Il vero obiettivo è sbloccare il Paese, a questo servono davvero». E su questo punto è d’accordo Linda Lanzillotta, presidente di Glocus, che pure alle liberalizzazioni non è certo contraria: «Qualche effetto ci sarà ma viste in questo modo rischiano di creare delle aspettative inappropriate e difficili da mantenere». Giuseppe Roma, direttore del Censis, fa l’esempio delle telecomunicazioni: «Con i telefoni la liberalizzazione c’è stata, ma se il prezzo del servizio singolo è sceso la spesa finale delle famiglie è aumentata. Intendiamoci, quest’operazione deve servire a creare lavoro e quindi a far crescere il reddito. Non a far spendere meno le famiglie che non hanno più un euro perché adesso pagano più tasse». Troppo ottimisti i consumatori, allora? Così pensa l’ufficio studi della Cgia di Mestre che guarda alle liberalizzazioni del passato, su 11 beni e servizi di largo consumo. Il costo delle assicurazioni è cresciuto quattro volte più dell’inflazione, quello delle autostrade il doppio.

Lorenzo Salvia

2 commenti:

Maria Luisa ha detto...

parlo dei farmaci generici perchè è l'argomento che conosco meglio.
Il farmaco generico non è uguale al farmaco che che contiene il medesimo principio attivo di prodotto da una ditta farmaceutica...(non sto a fare nomi)e può contenere dal +/- 20% di principio attivo, gli eccipienti non sono gli stessi, i veicoli della molecola attiva possono essere diversi, per cui, e capita , i pazienti ritornano dicendo di non star meglio con il nuovo farmaco.C'era già una norma che permetteva al farmacista di avvisare il paziente della possibilità di confezioni a prezzo inferiore.
Quelo che è peggio le ditte che producono molecole proprie e le commercializzano , rischiano di vedere diminuito il loro fatturato, per cui dovranno ridurre il personale (in fabbrica e collaboratori scientifici) ,e le ditte straniere non investiranno più in Italia, la vedo brutta per biologi e laureati in chimica farmaceutica.
Ai produttori di generici è sufficiente acquistare il principio attivo da ditte che lo producono, non hanno bisogno di investire in ricerca,ed anche i controlli qualità non sono necessariamente quelli delle grosse ditte, lo sapete che che in alcuni farmaci il prezzo della confezione è maggiore del farmaco stesso?
Se non ricordo male la COOP ha acquistato ditte di generici e sta già producendo succedanei di Aspirina e Tachipirina.

Non vedo nessun vantaggio in tutto questo,dalla morte della ricerca, alla diminuzione di posti di lavoro, e onestamente , come medico, non mi di vedermi obbligata a prescrivere quello che vogliono i signori tecnici, per un sacco di motivi.
Maria Luisa

Eleonora ha detto...

Il generico costa di meno, è vero ma vale molto molto meno. Ti faccio un esempio stupido, prendi l'aulin (che ora non vendono più) e il nimesulide. Li ho usati entrambi. Risultato? Che l'aulin i dolori me li faceva passare, il nimesulide no. Poi, basta rileggere il tuo commento. Sei medico e chi meglio di te certe cose può saperle e confermarle?