mercoledì 10 novembre 2010

Legalità clandestina finiana


Almeno su un paio di cose, Fini è di parola. La prima: il Fli voterà con­tro il governo e con la sinistra ogni volta che lo vorrà. La seconda: l’Ita­lia deve abbandonare la linea dura sugli sbarchi dei clandestini e il loro rimpatrio. Lo aveva detto tre giorni fa e lo ha fatto, ieri, ostacolandola maggioranzasulla leg­ge che deve regolare i trattati con la Libia per arginare l’immigrazione via mare. Il Fli esulta, i cittadini, le forze di polizia che rischiano la vita per fermare questi dispe­rati, un po’ meno.

Ma pazienza, la guerriglia contro Berlu­sconi e Bossi scende dai palazzi e si sposta sulla pelle della gente che ha votato que­sta maggioranza ( Fini e Bocchino compre­si) per vedere risolta una volta per tutte la questione dei clandestini, fidandosi an­che di una dichiarazione dello stesso Fini che aveva giurato: «Non possiamo acco­gliere tutti coloro che vogliono venire qui». Ci si può fidare di gente così? Berlusconi ha molti dubbi e anche ieri non li ha nasco­sti. Aprire una crisi pilotata contando sul­la lealtà di Fini è come puntarsi una pisto­la alla tempia e giocare alla roulette russa ma con l’arma caricata con cinque pallot­tole su sei.

Ci sono sicuramente meno ri­schi afarsi sfiduciare e sperare che Napoli­tano non preferisca la via del ribaltone a quella maestra delle elezioni anticipate. Non lo dice ma ne è convinto anche Um­b­erto Bossi che domani inizia il suo perso­nale tentativo di mediazione tra il presi­dente del Consiglio e quello della Came­ra. La cautela dellaLega sullo schiaffo alla legge anti clandestini, un affronto politico ma anche personale al Senatùr, indica che il Carroccio ha subodorato il trappolo­ne del Fli di voler far saltare all’ultimo an­che questi incontri. Che invece ci saranno ma che, salvo colpi di scena oggi impreve­dibili, non sortiranno alcun effetto.

I cocci, insomma, non sono più ricom­ponibili. Il mese che manca all’approva­zione della legge finanziaria (su questa Napolitano ha detto a tutti che non accet­terà giochini) sarà un calvario. Tempo but­tato e che andrà messo sul conto dell’uo­mo, Fini, che denuncia la lentezza del­l’azione di governo. Il quale resta comun­que più veloce di quanto sia lui a lasciare la poltrona di arbitro della Camera sulla quale siede ormai da abusivo. Anzi, da clandestino.

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