giovedì 11 novembre 2010

Giorgio Napolitano


Roma - A Palazzo Chigi c’è una poltrona vuota, l’ha lasciata il Cavaliere che è volato a Seul per il G20. La troverà ancora libera quando tornerà dalla Corea? È il giorno degli incontri, delle mediazioni e delle grandi manovre per fare fuori il premier. Pier Luigi Bersani raccoglie le firme per la sfiducia, Casini e Fini passano ore in conclave, un insospettabile come Gianni Letta ammette che «la prospettiva temporale del governo è stretta» e persino Silvio Berlusconi, raccontano, «sta riflettendo» sulla possibilità di fare un passo indietro: l’ipotesi sulla quale si sta lavorando è il varo di un Berlusconi-bis con dentro l’Udc. Silvio ci sta pensando, ma si fida fino a un certo punto e vuole garanzie: non sarà mica un trappolone?

La partita sembra dunque arrivata alle mosse decisive. Come andrà a finire non lo sa ancora nessuno, forse nemmeno Giorgio Napolitano. Neanche lui sembra in grado di dare quelle assicurazioni che il Cav richiede: «La situazione è turbolenta e incerta». Il capo dello Stato è in Veneto per un convegno dell’Anci e per un sopralluogo nei comuni inondati e cerca di tenersi fuori dalla mischia. Anche se non esclude un cambio della guardia: «Siamo in un momento di grandissima incertezza. C’è molta tensione e ci sono molte contrapposizioni. Chiunque sarà chiamato a governare ancora, o a governare nuovamente, dovrà affrontare le problematiche concrete del Paese».

E a questo punto la decrittazione delle parole presidenziali diventa difficile, a cominciare da quel «chiunque»: con chi ce l’ha? «Governare ancora» dice, e qui allude chiaramente a un proseguimento dell’azione dell’attuale esecutivo. «Governare nuovamente», aggiunge, e si potrebbe pensare a un nuovo presidente del Consiglio, ma pure, più semplicemente, proprio al Berlusconi-bis di cui tanto si ragiona in queste ore accelerate. Anche perché, sottolineano dal Quirinale, il capo dello Stato si batte solo per la stabilità. L’altro giorno ha tentato di raffreddare l’orologio della crisi ricordando a tutti che prima di tutto c’è una Finanziaria da varare. E adesso da Padova invita «ad andare avanti per il bene dell’Italia: tutte le forze, di maggioranza e di opposizione, devono smettere di arroccarsi e devono dimostrare capacità operative di fronte ai tanti problemi della nazione».

Napolitano, sostengono sul Colle, «è estraneo a scenari politici» e non vorrebbe una crisi che si apre nel mezzo di un G20. Però è anche preoccupato per il protrarsi dell’instabilità. In mattinata, durante il consiglio supremo di difesa cui ha partecipato pure Berlusconi, il capo dello Stato ha lasciato intendere che vedrebbe con favore il fatto che la maggioranza tenti tutte le strade possibili. Non si esclude la crisi pilotata, mentre un governo tecnico senza l’appoggio di chi ha vinto le elezioni è considerato un impraticabile ribaltone. Piuttosto che «un pateracchio», meglio le elezioni anticipate.

Tutto ciò non basta a tranquillizzare Berlusconi, che teme di veder spuntare un governo Tremonti. A preoccuparlo è soprattutto l’intesa tattica raggiunta tra Fini e Bersani: è stato proprio il presidente della Camera a dare il via libera al segretario pd per la raccolta delle firme. Certo, ci sono anche dei timidi segnali positivi. Fini ha frenato l’uscita dei suoi dal governo per 24 ore in attesa di incontrare oggi Umberto Bossi, l’ambasciatore atteso da un compito difficilissimo, verificare se esistono margini concreti per trasformare il famoso «spiraglietto» intravisto martedì in un via libera per il proseguimento della legislatura. E poi non ha chiesto al suo gruppo di votare contro Sandro Bondi per i crolli a Pompei. La Lega in fondo ha tutto l’interesse per andare avanti, visto che per la completa attuazione del federalismo servono ancora dei passaggi parlamentari. Renato Schifani spera ancora in una tregua. «Il momento che stiamo vivendo richiede stabilità e scelte alte e non tatticismi. Ci sono scadenze inderogabili, come la Finanziaria, che se non onorate, possono minare la tenuta dell’intero sistema Paese». Ma insomma, il Cavaliere sembra ormai sotto tiro. Domenica troverà ancora la sua poltrona?

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