martedì 9 novembre 2010
Ops... l'avvenire contro Fini
MILANO - «Un rischioso futurismo familiare»: così il direttore di Avvenire, il quotidiano dei vescovi, apostrofa il Fini-pensiero espresso dal leader di Fli a Bastia Umbra, criticando in particolare le posizioni espresse dal presidente della Camera a proposito dei diritti della famiglia e delle coppie di fatto, anche omosessuali. Il «partito moderno» anzi «futurista» di Gianfranco Fini, scrive Marco Tarquinio rispondendo nella rubrica delle lettere alle perplessità di un lettore, «sta rivelando di portare nel suo dna qualcosa di strutturalmente e - per quanto ci riguarda - di inaccettabilmente vecchio: la pretesa radicaleggiante di dividere il mondo in buoni e cattivi, in arretrati e progrediti culturalmente, sulla base di una premessa e di un pregiudizio ideologico». «Il ronzio di fondo che accompagna le dichiarazioni del leader - prosegue il direttore di Avvenire - ricorda, poi, le sicumere dell'anticlericalismo proprio, con le sue ambizioni e le sue miserie, di una certa Italia liberale in tutto e con tutti tranne che nei confronti dei cattolici».
IL VALORE DELLA "FAMIGLIA TRADIZIONALE" - «Spiace - scrive Tarquinio - constatare che il primo a fare le spese lessicali e programmatiche del riproporsi di un Fini-pensiero purtroppo già noto sia stato l'istituto della famiglia costituzionalmente definita (articolo 29), cioè quella unita regolarmente in matrimonio e composta da un uomo e una donna e dai figli che hanno messo al mondo o accolto in adozione». Secondo il quotidiano dei vescovi, il neoleader di Fli e attuale presidente della Camera si mostra «pronto a ridurre la "famiglia tradizionale" a una possibilità, a una mera variabile in un catalogo di desideri codificati, manco a dirlo, secondo gli "standard europei". Bizzarro, deludente e rischioso argomentare - attacca Tarquinio - che si somma all'altrettanto pericolosa scelta di campo che l'ha indotto a osteggiare una legge, quella sul "fine vita", approvata in prima lettura al Senato e ferma alla Camera, tesa a scongiurare la surrettizia e anti-umana introduzione di pratiche eutanasiche nel nostro ordinamento». Alla fine l'interrogativo: «Come potremmo - si chiede il direttore di Avvenire - non annotare e tenere in debita considerazione tutto questo? E, proprio guardando al futuro oltre che al presente, come potrebbero non tenerne conto con lucidità i potenziali interlocutori politici di Fini?».
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