lunedì 25 ottobre 2010

10 piccoli nomadi... (e i suggerimenti del pd)


MILANO - Dieci rom del campo milanese di via Triboniano hanno presentato un ricorso, in sede civile, contro il sindaco di Milano Letizia Moratti, il prefetto Gian Valerio Lombardi e il ministro dell'Interno Roberto Maroni: chiedono che vengano loro assegnate le case popolari in adempimento a quei «progetti di autonomia abitativa» che in settembre erano stati prima sottoscritti dall'amministrazione comunale e dalla Prefettura e poi «bloccati». Gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, che hanno presentato il ricorso al Tribunale di Milano, fanno riferimento all'accordo siglato nei mesi scorsi dal Comune e dalla Prefettura, con cui sono state individuate «le famiglie rom destinatarie degli alloggi Aler (di edilizia popolare, ndr)» con «l'assegnazione nominativa a famiglie attualmente residenti nel campo Triboniano», che dovrebbe essere sgomberato nelle prossime settimane. I nomadi nel ricorso chiamano in causa anche il ministro Maroni e in particolare ciò che il ministro dichiarò il 27 settembre scorso: «Nella conferenza stampa - spiegano i legali dei rom - Maroni affermò che i ricorrenti (come gli altri destinatari dei 25 alloggi, individuati da Casa della carità, Ceas e Consorzio Farsi Prossimo) non avrebbero potuto acquisire gli alloggi indicati nei rispettivi progetti, bensì altri, che sarebbero stati reperiti facendo leva "sul gran cuore di Milano"».

«COMPORTAMENTO DISCRIMINATORIO» - A un mese da quelle affermazioni, si legge ancora nel ricorso, i nomadi «non hanno potuto fare ingresso negli alloggi loro assegnati» e il prefetto «non ha più convocato alcun abitante del campo di via Triboniano per la sottoscrizione dei progetti di autonomia». Nel frattempo, spiegano ancora i legali, «amministratori e politici hanno ripetutamente dichiarato alla stampa che ai rom non sarebbe mai stata data alcuna casa popolare». Per questo i nomadi chiedono che il Tribunale accerti e dichiari «il carattere discriminatorio del comportamento tenuto dalle amministrazioni convenute» e ordini «di dare pieno e esatto adempimento» ai progetti di alloggio nelle case popolari, «assumendo ogni necessario provvedimento affinché ai ricorrenti sia consentito prendere possesso degli alloggi stessi e sospendendo, sino alla materiale assegnazione dei predetti alloggi, i provvedimenti di allontanamento o sgombero dal campo nomadi ove i ricorrenti attualmente risiedono; pagando ai ricorrenti gli importi indicati nei progetti e infine garantendo ai "referenti del presidio sociale" che hanno sottoscritto detti progetti il rimborso delle spese necessarie per la ristrutturazione degli alloggi».

«COSE GIUSTE» - Alle dieci famiglie rom è arrivato il sostegno di don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità: «Stanno affermando cose giuste», ha detto il sacerdote. «Mi auguro che questo atto possa sbloccare la situazione. Sono ancora convinto che si possa continuare nel cammino che avevamo iniziato e che mira a sistemare non solo queste, ma anche un altro centinaio di famiglie». A dicembre scadono i poteri straordinari conferiti dal Governo al Prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi. «Entro quella data bisogna anche destinare tutte le risorse previste per l'accompagnamento sociale, abitativo e lavorativo dei rom - ha aggiunto don Colmegna -. Per questo spero che il ricorso diventi uno stimolo ad accelerare il percorso di superamento dei campi».

«SGOMBERO IN TEMPI BREVI» - Il ricorso dimostra «come non vi sia neppure un briciolo di riconoscenza nei confronti di quelle istituzioni che hanno aperto e mantenuto il campo, offrendo ai nomadi stessi l'occasione per integrarsi realmente nel tessuto sociale milanese». È quanto sostiene il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni (Lega), secondo cui «la notizia che vede i nomadi di via Triboniano schierati ora anche legalmente contro le istituzioni si commenta da sè». Secondo il politico lombardo «ancora una volta viene strumentalizzata una vicenda che avrebbe dovuto concludersi già molto tempo fa, con lo sgombero definitivo del campo stesso». Per tale motivo, a maggior ragione «dinanzi a questo ennesimo atto», il presidente dell'assemblea lombarda auspica «che lo sgombero del campo di via Triboniano venga effettuato nel più breve tempo possibile».

«DENUNCIA PARADOSSALE» - «Sarebbe davvero paradossale se la magistratura accogliesse le istanze dei nomadi - è il commento di Romano la Russa, assessore regionale lombardo alla Sicurezza, Protezione civile e Polizia locale -. Prima le autorità competenti verifichino che questi signori siano in regola con la legge e il pagamento delle tasse, non abbiano condanne pendenti e abbiano il permesso di soggiorno in regola. Poi, eventualmente, potranno fare la loro denuncia». «Assegnare case a stranieri - continua La Russa - solo perchè rom, prima dei nostri connazionali, questa sì che sarebbe una vera e propria discriminazione, con il rischio di dar vita a malumori forti che potrebbero poi sfociare in disordini sociali difficilmente controllabili». L'esponente del Pdl conclude sottolineando che non la Lombardia non si farà «intimidire da denunce di rom e dalle "predicozze ricatto-fintomoraliste" di Don Colmegna, nè tantomeno farci dettare dalle loro esigenze l'agenda politica».

Invece, togliere le case popolari agli italiani che ne hanno bisogno e che non hanno abbastanza soldi (diversamente dai nomadi che, molto spesso, hanno conti correnti ultramilionari) per pagarne una propria, no, non è discriminazione.

4 commenti:

Io Leggo Solo Feltri ha detto...

Zingari, clandestini, criminali... ormai hanno imparato tutti che basta rivolgersi alla Magistratura per essere sicuri di vedersi riconoscere qualsiasi diritto, calpestando gli italiani.

Oggi la Cassazione ha deciso che un immigrato, per quanto clandestino e riconosciuto colpevole con sentenza definitiva di qualsiasi reato, a fine pena non possa essere espulso se ha figli piccoli.

Poverini, i bambini soffrirebbero senza genitori!

E gli italiani stuprati, uccisi, bastonati, la loro sofferenza vale meno di quella di qualche bambinetto futuro delinquente e di cui i genitori se ne fregano.

Con questa sentenza, di fatto i Rom non potranno più essere cacciati...

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Nessie ha detto...

Quando scrivo che il governo è altrove, sembro ripetitiva. Anche se Maroni fa un passo giusto nella direzione della protezione di noi autoctoni, eccone dieci altri disfare tutto e calpestare i nostri diritti. Per non parlare di quel di Don Colmegna della Caritas! Digiuna per i rom (sciopero della fame) e se ne sbatte di tutti noi.

Eleonora ha detto...

Appunto Nessie. Tutto il lavoro di Maroni va a puttane. E' frustrante per lui in primis e anche per noi che alla fine per certa magistratura, non contiamo un benemerito cazzo. Siamo solo "esseri" da spremere, da sfruttare e da bastonare. Perchè alla fine risulta che quelli illegali siamo noi cittadini italiani.

Diciamo bene, Ioleggosolofeltri? Altrochè.

samuela ha detto...

http://www.agi.it/rubriche/ultime-notizie-page/201010261149-cro-rom0039-immigrati_caritas_migrantes_5_milioni_1_ogni_12_italiani


Chissà se si ricordano che il suicidio è peccato mortale. Anche quello di massa.