giovedì 28 ottobre 2010

Eurabia avanza anche in Francia


Roma - . Le Monde ha parlato di “allarmante rapporto sul comunitarismo”. Anche la Francia fa i conti con il fallimento del modello d’integrazione dopo la denuncia della cancelliera tedesca Angela Merkel (“Il multiculturalismo ha fallito, fallito completamente”, aveva detto Merkel). L’alto Consiglio per l’integrazione, un organismo statale creato anni fa, nell’ultimo rapporto denuncia problemi crescenti con le scuole ad alta densità di immigrati musulmani, soprattutto nell’impartire lezioni sull’Olocausto, le crociate, il cristianesimo, in un “rigetto dei valori e della cultura francesi”. “E’ diventato difficile per gli insegnanti resistere alle pressioni religiose”, recita il rapporto. La laïcité francese, già sotto accusa per aver imposto il bando totale del burqa islamico nei luoghi pubblici (ieri in un messaggio al Qaida è tornata a mettere in guardia Parigi su questo tema), trema a causa della forte pressione islamica in seno alle sue comunità (in Francia sono cinque milioni i cittadini di fede musulmana). Il documento non prende in considerazione tutte le scuole e genericamente i figli di immigrati, ma soltanto quelli che frequentano le “scuole ghetto”. Il testo sarà presentato al primo ministro nei primi giorni di novembre e smonta uno dei pilastri dell’identità francese. Lo studio mostra che in Francia la percentuale di adolescenti sotto i 18 anni e di origine straniera è del 18,1 per cento, contro il 22 nei Paesi Bassi, il 25 in Svezia, il 28 in Germania. Quindi in linea con gli altri paesi a forte immigrazione. Il primato francese è semmai nella distribuzione ineguale di questa popolazione nel territorio. Le concentrazioni più elevate si trovano a Seine-Saint-Denis (57 per cento), Parigi (41) e Val-de-Marne (40). La sovrarappresentazione supera addirittura il 60 per cento in venti città, dove una persona su cinque è di origine nordafricana e una su sei di origine sub-sahariana. “Non è raro avere classi e scuole primarie composte interamente da studenti di origine straniera e che condividono la stessa fede”, si legge nel documento, che spiega come questo “effetto ghetto” ha implicazioni drammatiche sulla Francia. Il presidente dell’alto Consiglio per l’integrazione, Patrick Gaubert, già presidente della Lega contro il razzismo e l’antisemitismo, parla di “sfida alla società francese” e del pericolo di una repubblica frammentata, “communautaire”, divisa per ghetti, dove la comunità etnica o religiosa diventa rifugio, ostilità, antagonismo. Nel 2005 un appello firmato da note personalità, fra le quali Bernard Kouchner, gli intellettuali Alain Finkielkraut e Pierre- André Taguieff e il giornalista Jacques Julliard, aveva stigmatizzato un movimento di “odio francofobo” che si espandeva sopratutto nelle scuole. Una sorta di “francofobia che nasceva dal fallimento del modello d’integrazione nazionale. “La rivolta nelle periferie non è sociale né economica ma etnico-religiosa, opera di islamici arabi e neri”. Per queste frasi Finkielkraut venne denunciato per “incitamento all’odio razziale” dal Movimento contro il razzismo e per l’amicizia tra i popoli, presieduto da Mouloud Aounit, francese algerino. Finkielkraut rincarò poi la dose: “L’antirazzismo benpensante è pericoloso, beatifica lo straniero lasciando il campo libero a tutte le derive”. Adesso un rapporto statale sembra confermare queste analisi pessimistiche. E la famosa Francia “una e indivisibile” scopre di avere in seno un grave problema di assimilazione a cui la laicità coatta non è capace di far fronte. Materie come l’islam, la recente storia del medio oriente, la guerra francese in Algeria, gli interventi americani in Iraq e Afghanistan, in modo ancora più modello d’integrazione nazionale. “La rivolta nelle periferie non è sociale né economica ma etnico-religiosa, opera di islamici arabi e neri”. Per queste frasi Finkielkraut venne denunciato per “incitamento all’odio razziale” dal Movimento contro il razzismo e per l’amicizia tra i popoli, presieduto da Mouloud Aounit, francese algerino. Finkielkraut rincarò poi la dose: “L’antirazzismo benpensante è pericoloso, beatifica lo straniero lasciando il campo libero a tutte le derive”. Adesso un rapporto statale sembra confermare queste analisi pessimistiche. E la famosa Francia “una e indivisibile” scopre di avere in seno un grave problema di assimilazione a cui la laicità coatta non è capace di far fronte. Materie come l’islam, la recente storia del medio oriente, la guerra francese in Algeria, gli interventi americani in Iraq e Afghanistan, in modo ancora più eclatante lo studio dell’Olocausto, sono sottaciuti e deliberatamente evitati nelle scuole pubbliche. “Gli insegnanti scoprono regolarmente che i genitori musulmani non vogliono che i propri figli imparino qualcosa sulla cristianità”, recita il rapporto. “L’antisemitismo emerge durante le lezioni sull’Olocausto”. E’ persino successo che una professoressa di storia venisse sospesa per “eccessiva attenzione dedicata all’Olocausto”, una forma di “lavaggio del cervello” secondo l’orwelliana commissione scolastica di Metz-Nancy. Tanti i casi simili a quello di Grenoble, nel collège Henri-Vallon, dove la professoressa Nicole Bergeras ha dovuto affrontare la dura contestazione dei suoi allievi maghrebini quando ha proposto la lettura di “Si c’est un homme” di Primo Levi: “Non vogliamo leggere storie di ebrei”.

2 commenti:

Freeman ha detto...

Da una parte ci sono quelli che sono favorevoli all'autodistruzione europea, dall'altra quelli incapaci di evitarla....siamo messi male.
PS. alla fine del post c'è un capoverso ripetuto due volte.

Elly ha detto...

Si, siamo messi male in effetti