martedì 5 ottobre 2010
Islam di morte
La pakistana uccisa a Novi. Da Hina a Nosheen, quando la "tradizione" uccide la vita di Filippo Benedetti Valentini
A un passo da Hiina, a un passo da Sanaa. A un passo dalla morte. Nosheen è ora sul letto d’ospedale, in coma farmacologico. Ha soltanto 20 anni, è pakistana e vive a Novi, in provincia di Modena. Vorrebbe scegliere da sé il suo compagno per la vita ma, ieri, il padre Hamad Khan Butt e il fratello Humair non ne volevano proprio sapere: il matrimonio era già stato combinato. Così, dopo l’ennesimo rifiuto da parte della ragazza, i due l’hanno presa a sprangate. L’intervento della mamma, ha poi reso la vicenda ancora più tragica. Begm Shnez, di 46 anni, nel tentativo di difendere la figlia è stata a sua volta colplita, con un sasso, ed è rimasta uccisa. Nosheen è stata subito ricoverata e operata all'ospedale Baggiovara di Modena, dove versa in gravi condizioni: ha un trauma cranico e una frattura al braccio sinistro. Il padre e il fratello sono stati subito arrestati dai carabinieri. Secondo le prime ricostruzioni, Nosheen è stata chiamata ieri in casa dal padre, che le ha intimato di sposare un parente. Dopo il rifiuto della ventenne, si è consumata l’aggressione. Per il momento, tutto qui, visto che una volta arrestati i due uomini si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Una vicenda che non ha niente a che vedere con l’Islam, sostiene il direttore della rivista di Roma in lingua urdu "Azad" (Libertà) Ahmad Ejaz, per il quale "questi comportamenti dei capifamiglia affondano le radici nel sistema delle caste chiuse indiane, in un mondo rurale in cui far sposare la figlia al primo cugino significa preservare la proprietà delle terre". Ma la condanna di quanto è accaduto ieri non si è fatta attendere. Il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, che chiederà di essere ammessa come parte civile nel processo contro Hamad Khan Butt, ha dichiarato che "l’Italia rifiuta e respinge con decisione qualunque forma di prevaricazione degli uomini sulle donne", sottolineando che la decisione di appellarsi alla magistratura "è un modo per essere vicina alle giovani immigrate, per far capire che il nostro Paese è con loro ogni volta che vedono lesa la libertà e il diritto di essere cittadine libere". Il grave episodio di violenza, sfociato ancora una volta nell'assassinio, appartiene a un fenomeno molto radicato anche in Italia che vede protagonisti, quasi sempre, cittadini immigrati da India, Bangladesh, Pakistan e da alcuni Paesi nordafricani (in particolare di Marocco e Tunisia). È quanto sostiene anche l'Associazione avvocati matrimonialisti italiani (Ami) che sottolinea quanto il fenomeno coinvolga spesso ragazze minorenni, costrette dalle famiglie a sposare uomini molto più anziani e a volte malati.
Per la vicepresidente dell’Ucoii (Unione comunità e organizzazioni islamiche in Italia) Patrizia Khadija Dal Monte, quanto accaduto a Novi non è assolutamente da ricondursi alla religione musulmana che, anzi, condanna pratiche violente di origine tribale come queste sebbene, afferma in un comunicato, "la tragedia avvenuta ieri a Modena sembra configurarsi drammaticamente nell'ambito di consuetudini purtroppo ancora presenti in molti paesi del mondo e radicate nel sentire di taluni musulmani". Insomma, sembra che il Paese abbia di nuovo assistito a un episodio di "integrazione fallita", come lo definisce Souad Sbai, deputata del Pdl e presidente dell’ Associazione Comunità Marocchina delle Donne in Italia (Acmid). L’appello lanciato dalla parlamentare, anche lei decisa a presentare Acmid Donna come parte civile nel processo, è lapidario: "L’Italia non è il Pakistan, non tollereremo altri delitti d’onore".
"Che razza di regola primordiale – continua – fa sentire in diritto gli uomini di una famiglia a soffocare la libertà di due donne che vivono in un Paese libero che ha fatto della difesa della vita la sua bandiera? Quale fratello si permette di impugnare una spranga e colpire la sorella? Quale marito uccide a pietrate una madre per la sola colpa di aver voluto difendere il libero arbitrio della figlia?". "Altro che generazione Balotelli”, conclude la parlamentare. “Questa è la generazione del massacro!". Il dramma di Nosheen riporta la memoria ai casi di altre due ragazze, uccise per aver detto no a un futuro già deciso dai genitori. Uno schema analogo, dove entra in gioco anche l'aspetto dell'integrazione. Hiina e Saana, entrambe fidanzate con ragazzi italiani contro la volontà delle loro famiglie. La loro unica colpa è stata questa. La prima, ventunenne pakistana residente in provincia di Brescia, è stata massacrata nel 2006 dal padre e da alcuni parenti. La seconda, sgozzata in strada sempre dal padre. Aveva 19 anni. Nosheen ha rischiato la vita per lo stesso motivo. Salvata dalla madre che, invece, se n'è andata per sempre. Sotto i colpi delle pietre scagliate contro di lei dal marito.
Certo... fa ridere che l'ucoii fa sapere che tale delitto non è riconducibile all'islam e che l'associazione (???) condanna queste pratiche violente pur sapendo che l'uomo islamico è padre-padrone e dispone della donna a proprio piacimento. Insomma, da bravi musulmani praticano perfettamente la dissimulazione. E ormai è cosa ovvia. I giornali non dovrebbero nemmeno pubblicare questi messaggi perchè sono assolutamente falsi. Falsi come chi li emana.
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5 commenti:
Ti quoto e mi è piaciuto ciò che ha detto la Sbai.
Eh, qui bisogna rivedere taaante taaante cose. In primis, si deve bloccare l'immigrazione araba. TUTTA.
'In primis, si deve bloccare l'immigrazione araba. TUTTA.'
Dov'è che si firma?? Non vedo l'ora... :D Basta muslims!
Potessimo davvero...
Interessante anche quello che dice Ahmad Ejaz, che anche se dice che il fatto non c'entra con l'islam, chiama in causa le cause chiuse indiane. Sappiamo infatti che il Pakistan era India e che in India ci sono ancora i matrimoni combinati.
Alessandra, nell'islam non ci sono in teoria matrimoni forzati. I matrimoni combinati però sono fortemente "consigliati" dal corano. Il motivo? Perchè una donna in condizioni disagiate farebbe una vita più dignitosa. Questa è la motivazione. Quindi, il matrimonio combinato c'entra eccome con l'islam. Le case chiuse non c'entrano in questo caso.
Ed è ovvio che i "sapienti" dicano il contrario, la sharia impone la dissimulazione.
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