lunedì 4 ottobre 2010

Londonistan


Si parla tanto di cittadinanza, "a punti", "breve" o quel che sia. Aumenta il numero degli europei disposti a dare il voto agli immigrati, con cui ormai viviamo spalla a spalla nella vita quotidiana e sui luoghi di lavoro, imparando a conoscere culture differenti dalla nostra e trovando, quand'è possibile, delle forme di convivenza civile. Il presupposto delle battaglie politiche che mirano all'integrazione è che gli immigrati siano disposti a entrare a far parte della comunità: essa non sarebbe più soltanto "nostra" ma di tutti quelli che ne fanno parte condividendo alcuni valori essenziali. Si crede, un po' ingenuamente, che i nuovi arrivati rispetteranno automaticamente le leggi dello stato in cui si trovano, mandando i loro figli a scuola, garantendo alle mogli gli stessi diritti delle donne occidentali, e votando per eleggere i propri rappresentanti. Ma il video che vi proponiamo, girato da un freelance nel quartiere di Tower Hamlets, a due passi dalla City di Londra, dimostra che (certe) minoranze sono del tutto estranee al concetto di cittadinanza. Gli islamisti l'hanno già "usurpata", la cittadinanza, prendendosela con la forza.

I nomi delle strade del Londonistan non sono più scritti in inglese e i colori e gli odori della Old Britannia hanno lasciato il posto a quelli della medina. Grazie a un amico arabo, il freelance penetra in una piscina pubblica e scopre che lì dentro di pubblico non è rimasto che il ricordo: lo spazio sportivo è stato requisito dai gendarmi musulmani che impediscono ai bambini e alle bambine di fare il bagno insieme e reagiscono con veemenza quando spunta una telecamera in grado di testimoniare cosa avviene al riparo da occhi indiscreti. Nelle strade del quartiere non girano più "bianchi" ma soltanto donne coperte dal burqa e gang di giovani arabi che picchiano i gay, come racconta un giovane inglese che dopo aver preso la sua razione di pugni e calci ha deciso di spostarsi in un'altra zona di Londra. Anche i preti di una chiesa cattolica sono stati malmenati e si verificano episodi di intolleranza contro chi manifesta una fede diversa dall'Islam. Una donna si rivolge all'imam locale per chiedere il divorzio. A Londra infatti esiste una legge parallela a quella inglese, la sharia, illegale, che opera come se nulla fosse sotto il naso delle autorità. A un maschio musulmano è sufficiente ripudiare la moglie per togliersela dai piedi, a una donna non bastano anni per ottenere lo stesso risultato, nonostante sia stata picchiata dal marito con una mazza da baseball mentre era incinta, solo perché "avevo cucinato male".

Il video prosegue con una discesa nel sottoscala di una moschea improvvisata gestita da un altro imam fondamentalista. Costui insegna a una decina di barbuti e smagriti ragazzi under 30 che la bandiera verde dell'Islam sventolerà presto su Roma e i palazzi del potere delle capitali europee. In questo delirio di onnipotenza - acuito dalla presenza della telecamera - spiega che è giusto uccidere gli infedeli, lapidare le donne che commettono adulterio, mozzare le mani ai ladri. Durante una pausa, riceve una telefonata da New York dove è in corso una manifestazione spronando i fedeli dall'altra parte dell'oceano a battersi in nome del Profeta. La sceneggiata si protrae grazie a uno dei capisaldi delle democrazie occidentali, la libertà di parola. L'abbiamo difesa fino all'ultimo quando un pastore americano si era messo in testa di bruciare il Corano, dobbiamo farci i conti anche ora.

Giorni fa scrivevamo che, di qui a qualche decennio, nel mondo islamico potrebbe sorgere una classe media "pop" simile a quelle prodotta dalla globalizzazione nel resto del mondo, tendenzialmente interessata al benessere e a una vita pacifica. Avevamo aggiunto, però, che uno scenario del genere si realizzerà più facilmente nelle grandi capitali arabe pronte a conciliare fede, democrazia e modernità. L'Europa, invece, resterà il vero fronte dello scontro di civiltà (almeno fino a quando i tassi di natalità nel mondo arabo-musulmano non diminuiranno, riducendo la pressione migratoria). Guardando il video ne abbiamo una triste conferma. Abbiamo accolto l'islam rivoluzionario, gli abbiamo permesso di attecchire dietro l'illusione multiculturale, e non muoviamo un dito per capovolgere questa situazione, beandoci dietro parole d'ordine come il voto agli immigrati.

Oltre a inseguire grandi questioni di principio, insomma, la politica dovrebbe riprendersi palmo a palmo il controllo del territorio, in modo da impedire che la sharia divenga una legislazione parallela al sistema giudiziario locale. Quando la donna ripresa nel video capirà che deve rivolgersi a un tribunale inglese invece che all'imam di turno (colpevolizzata, nonostante sia lei la vittima e suo marito il carnefice), allora tornermo a parlare di "islam europeo". Quando i gay potranno camminare tranquillamente per strada senza timore di essere picchiati, si porrà il problema di come regolare la convivenza con chi la pensa diversamente. Quando la polizia farà irruzione nel sottoscala dove quattro sfigati inneggiano pubblicamente al jihad, facendogli sentire il fiato sul collo, allora discuteremo di quali sono i loro diritti e le opportunità. Fino a quel momento non accontentiamoci dello status quo, denunciamolo come ha fatto l'autore del video. Prendiamoci la nostra parte di responsabilità. Siamo davanti a una comunità, speriamo una piccola parte di una grande comunità, che si stacca volontariamente dal resto del tessuto sociale diventando invisibile. Il velo? Ha esattamente questo significato simbolico. Ciò che è velato, non viene visto.

Il video ha un finale inquietante. Il freelance s'imbatte in una manifestazione di inglesi coperti dalla Union Jack, che protestano contro la polizia per la situazione a Tower Hamlets. Potrebbero essere leghisti italiani, supporter dell'olandese Wilders, elettori del partito democratico svedese che ha fatto l'amplein alle ultime elezioni. Centinaia di persone pronte a reagire con la forza allo stato di cose che vige nel ghetto accanto alla City. Un'allenza composita che non ti aspetteresti mai di veder riunita in un solo manipolo: gay militanti, freakettoni fumatori di erba, amici di Israele, hooligans, neonazisti. Scoppia un tafferuglio con le forze dell'ordine e due dei manifestanti vengono arrestati. All'orizzonte, s'intravede solo una babilonia che lascia a dir poco sgomenti decretando la totale irresponsabilità di quelle classi politiche che avrebbero dovuto governare il cambiamento.

2 commenti:

Maria Luisa ha detto...

OT:
http://www.ilgiornale.it/interni/a_milano_comunali_la_lista_civica_immigrati_passo_lintegrazione/politica-comune_milano-elezioni-lista-immigrati/04-10-2010/articolo-id=477863-page=0-comments=1
Maria Luisa

Eleonora ha detto...

Oh, si presenta il terrorista colluso con i fratelli musulmani, hamas e alqaida? Bene... e nessuno lo ferma.