sabato 23 ottobre 2010

L'arcivescovo e l'Ucoii

Sinodo: un arcivescovo denuncia la violenza dell'islam e del Corano contro i cristiani. L'Ucoii non è d'accordo, ovviamente.

La religione musulmana si è diffusa attraverso la spada. «Il Corano ordina di imporre l’Islam anche con la forza», accusa l’arcivescovo di Antiochia dei Siri, Raboula Antoine Beylouni al Sinodo speciale per il Medio Oriente in corso in Vaticano. «I Paesi arabi sono fondati sulla Sharia e i musulmani hanno il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli», è il «j’accuse» che risuona Oltretevere. Dopo giorni di affondi contro la «pulizia etica di Israele» e il botta e risposta tra Santa Sede e Stato ebraico, all’assise convocata da Benedetto XVI in nome della pace, scoppia la polemica più temuta: quella con l’Islam. L’intervento-choc del presule libanese Beyluni era stato diffuso in mattinata nel bollettino ufficiale della Santa Sede. Citando alcuni esempi di dialogo islamo-cristiano, in Libano e in Qatar, monsignor Beyluni li ha definiti «molto istruttivi», ma ha poi richiamato l’attenzione «sui punti che rendono difficili e spesso inefficaci questi incontri o dialoghi». Ha detto che il Corano «inculca al musulmano l’orgoglio di possedere la sola religione vera e completa», «dà lo stesso valore a tutto ciò che vi è scritto», non riconosce «uguaglianza tra uomo e donna», «permette di nascondere la verità al cristiano», contiene «versetti contraddittori», ma soprattutto «ordina di imporre la religione con la spada» e «la storia delle invasioni lo testimonia». Come pure la mancata applicazione dei diritti umani sanciti dall’Onu in «tutti i Paesi arabi e musulmani». Perciò «occorre scegliere i temi da affrontare nel dialogo interreligioso e gli interlocutori cristiani capaci e ben formati». Con un richiamo allo storico discorso del Papa a Ratisbona. «La conversione mediante violenza» da parte dell’Islam è «cosa irragionevole» ed «è contraria alla natura di Dio». Frasi isolate del suo intervento scatenarono dure reazioni nel mondo islamico, poi nel tempo, reinserite nel loro contesto, sono divenute paradigma della volontà di confronto. Ferite che nessuno, in Vaticano, vuole riaprire. Al Sinodo si ribadisce che i cristiani devono restare lì, e lavorare per la pace, la giustizia e la convivenza.

Immediata la reazione islamica all’attacco di Beyluni. «Dice il falso chi afferma che il Corano e l’Islam si sono imposti con la spada, si tratta di un falso storico- protesta l’università egiziana di al-Azhar, la più prestigiosa del mondo musulmano-.Se l’Islam si fosse diffuso con la spada, non avrebbe resistito per secoli. L’Islam invece si è diffuso attraverso il convincimento dei popoli ai quali è arrivato e il proselitismo è stato condotto con saggezza ed è così che si è radicato in molti paesi, come ad esempio nel sud-est asiatico o nei paesi dell’ex Unione Sovietica o anche in Iran, Egitto e Nord Africa». Al-Azhar pone l’accento sulla filosofia del proselitismo nell’Islam che deve essere portato avanti con, «saggezza perchè la dottrina islamica si poggia su prove che hanno illuminano le menti e l’Islam ha bisogno della ragione e dell’interesse dell’uomo. La Jihad non ha come scopo la diffusione dell’Islam bensì l’autodifesa. Non c’è stata nella storia dell’Islam una battaglia condotta per imporre la religione, l’obiettivo dell’espansione islamica era liberare paesi sottomessi a una tirannia. Non va confusa la religione con il terrorismo». Rincara la dose l’unione delle comunità islamiche (Ucoii): «È sbagliato lanciare accuse contro l’Islam e contro il Corano per i conflitti e le guerre che ci sono state in passato. Alle polemiche rispondiamo con una giornata di dialogo islamo-cristiano il 27 ottobre». Quindi, «sono accuse false: il Corano parla di rispetto nei confronti della gente del Libro. Sono solo provocazioni per dare vita a polemiche ormai superate da decenni di dialogo tra cristiani e musulmani. Vengono rinfocolate solo per impedire alle persone di buona volontà di arrivare all’unita e alla coesione necessarie per resistere al male che c’è nel mondo». L’Osservatore Romano, pubblicando i resoconti degli interventi, omette le parole sul Corano di Beyluni. Al consueto briefing di metà giornata, un altro vescovo libanese, il maronita Bechara Rai, dice di non aver sentito e spiega che il problema non è con l’Islam, ma con i musulmani fondamentalisti e con gli Stati teocratici che mescolano politica e religione. Quelli arabi, ma anche Israele.

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