mercoledì 27 ottobre 2010
La quadratura del cerchio...
«Processo brevissimo solo per lui» di Andrea Cuomo
Roma - «Se non riusciremo ad avere soddisfazione sul penale, procederemo per il risarcimento in sede civile contro Gianfranco Fini». Non ha nessuna intenzione di arrendersi Francesco Storace, alquanto scioccato (e scocciato) per la notizia della richiesta di archiviazione della Procura di Roma per l’inchiesta sulla casa di boulevard Princesse Charlotte a Montecarlo. Al leader della Destra, esponente di An all’epoca della cessione dell’appartamento monegasco, la notizia ha rovinato la giornata. E ora snocciola tutto quello che non gli torna di questa strana vicenda. A partire dalla insolita tempistica della vicenda giudiziaria, non in linea con le bibliche abitudini italiane. «Qualsiasi cittadino attende anni per vedere la fine delle proprie odissee giudiziarie, Fini in una mesata viene iscritto nel registro degli indagati per truffa, poi si decide che va assolto. Per lui hanno inventato il processo breve. Anzi, brevissimo».
Storace, non è questa l’unica stranezza di questa vicenda. «Certo. Ad esempio, perché se io o lei veniamo iscritti sul registro degli indagati si viene a sapere dopo un minuto mentre per il presidente della Camera si è saputo soltanto ieri, contestualmente alla richiesta di archiviazione? Nei confronti di Fini c’è stata a dir poco una cautela incredibile. Quella che non è stata certo riservata a Berlusconi in tante altre occasioni».
Ma lei non si arrende mica, vero? «No, guardi, questa vicenda non può finire in una burletta. Ho già sentito Buonasorte e D’Andrea (Roberto Buonasorte e Marco D’Andrea, i due esponenti della Destra che il 30 luglio scorso presentarono un esposto ai carabinieri costringendo la Procura di Roma ad aprire un’inchiesta per truffa aggravata sul caso, ndr) per decidere le nostre prossime mosse. Loro si avvarranno del diritto di fare opposizione dinnanzi al Gip contro questa richiesta di archiviazione».
E poi ci sarà il processo civile. Lo dice la stessa Procura di Roma: «Qualsivoglia doglianza sulla vendita a prezzo inferiore non compete al giudice penale ed è eventualmente azionabile nella competente sede civile».
Più chiaro di così... «È ovvio che ci muoveremo. Ma prima vediamo come finisce sul penale. Non ci dimentichiamo che per il momento si tratta della richiesta di una parte. Da parte nostra verranno prodotte ulteriori documentazioni. E poi ora un piccolo vantaggio c’è anche per noi».
Quale? «Potremo vedere le carte dell’indagine e verificare come questa è stata condotta».
Ha dei dubbi? «Guardi, voglio rispettare i magistrati e quindi non dirò quello che penso».
Non lo dica, non lo dica. Parliamo piuttosto di quello che dicono i giudici. Che ci sia del marcio nell’alienazione dell’immobile monegasco lo ammettono anche loro. «Sicuramente hanno scritto che al momento della vendita l’appartamento valeva tre volte di più di quando era stata ereditata. Ma hanno scritto anche che quell’appartamento era fatiscente. Questo lo dicono loro. A noi risulta che non ci sia nemmeno una foto. E poi c’è la domanda delle domande».
Quale? «Perché un partito politico decide di rivolgersi a una società off-shore per alienare un bene di sua proprietà? Noi avevamo chiesto alla Procura di Roma di verificare la tracciabilità dei 300mila euro pagati dall’acquirente. Sarà stato fatto? Verificheremo. Intanto io mi candido».
Oddio, a fare cosa? «Mi candido a comprare una casa a Montecarlo allo stesso prezzo a cui l’ha venduta An. Hai visto mai?».
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