giovedì 24 novembre 2011
Il golpista
Il pressing di Napolitano: "Affrontare le sfide difficili". Ma è ancora tutto immobile di Andrea Indini
Continuano a ripeterlo, un giorno sì e l'altro pure. Il momento è critico. E la sfida alla crisi economica richiede scelte urgenti e decise. Eppure la situazione non si sblocca. I continui appelli del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano cadono nel vuoto e il governo tecnico sembra in stallo. "Il momento attuale - ha ripetuto ancora oggi il capo dello Stato - è caratterizzato da difficili sfide che impongono una comune assunzione di responsabilità". Lo stesso discorso è stato fatto dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado passera alla confederazione nazionale dell’Artigianato. Lo stesso discorso viene fatto, in perfetto stile british, dal premier Mario Monti. Si aspettano soluzioni.
Quando Napolitano ordiva la spallata all'allora premier Silvio Berlusconi, non si faceva che parlare di emergenza. Insigni papaveri del Partito democratico ci insegnavano che le dimissioni del Cavaliere ci avrebbero giovato centinaia di punti sullo spread col Bund tedesco. E i poteri forti (italiani e non) chiedevano, ogni giorno, riforme e misure. Il Sole 24Ore usciva addirittura con una prima pagina ad effetto e i caratteri cubitali: "Fate presto". Siamo ancora lì. Con la Borsa che, in altalena, guadagna dopo aver bruciato miliardi e impoverito i risparmiatori. Con il differenziale sui titoli di Stato che non si muove dalla drammatica soglia dei 500 punti. Tutto oscilla, nulla torna a posto. Il pdl Sandro Bondi è convinto che chi sosteneva che l’aumento dello spread fosse imputabile direttamente alla persona di Berlusconi dovrebbe provare un minimo di vergogna. Macché, nepure le scuse arrivanno. Tuttavia, l'Italia e gli italiani sembrano aver ritrovato una certa flemma. Flemma nella quale è rimasto impigliato Napolitano che imperterrito continua a parlare di "sfide difficili" e di sacrifici e di misure economiche e di sistema Italia e coesione sociale e di compiti della politica e così via.
All’assemblea della Cna e della piccola e media impresa, il capo dello Stato ha parlato di "occasione importante" per "riaffermare le ragioni di una più forte coesione sociale, indispensabile per attuare le riforme strutturali necessarie alla crescita del Paese e per offrire nuove e più sicure prospettive alle giovani generazioni". Per Napolitano, infatti, è sempre più necessario affrontare "la difficile situazione economica con spirito costruttivo e unitario e un saldo ancoraggio all’Europa". "Per il contesto imprenditoriale italiano, formato in gran parte da imprese di non grande dimensione - ha, quindi, concluso il presidente della Repubblica - è essenziale che le forze politiche e le istituzioni si impegnino a sostenere i processi di aggregazione e cooperazione soprattutto al fine di migliorarne la competitività e le capacità di inserimento nei nuovi mercati attraverso un ampio ricorso all’innovazione". Il discorso pronunciato oggi da Napolitano non è tanto distante da quello confezionato da Passera secondo il quale occorre lavorare insieme per rendere più competitiva l’economia italiana. "Dobbiamo lavorare assieme per dare nuova efficienza al sistema Italia ritrovando la voglia di cambiare e di rendere più dinamica e competitiva la nostra economia", ha ribadito il titolare dello Sviluppo economico. Non è il solo. Anche il segretario nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni, va avanti nella speranza che si prendano "le decisioni giuste". Eppure la situazione resta in stallo. Nulla si muove. Solo gli indici di Borsa che fanno ancora paura a chi investe e a chi tiene che le banche siano stabili. E i tecnocrati che avrebbero dovuto tirarci fuori dalla crisi al sol schioccare delle dita, che fine hanno fatto? La politica ha addirittura deciso di garantire iter rapidi per approvare il piano anti crisi. Purché arrivi.
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