lunedì 14 novembre 2011

L'imbecille e la cadrega

Al mondo esistono uomini, ominicchi e quaqquaraqquà... solo pochi giorni fa, l'elisabetto nazionale superpartes diceva che si sarebbe dimesso dopo le dimissioni di Berlusconi... ma il passato è passato... secondo lui.


Quanto rideva ieri mattina Gianfranco Fini al cospetto del capo dello Stato Giorgio Napolitano. Volto disteso, guizzo negli occhi e ghigno sotto i baffi. Silvio Berlusconi è caduto, l'asse Pdl-Lega è in stallo, e il leader del Fli gongola tra le stanze del potere. Adesso ha le mani libere: vecchi avversari sono stati messi nell'angolo e lui siede ancora sullo scranno più alto di Montecitorio. Si sente un vincitore. Eppure, davanti agli italiani a cui aveva promesso di dimettersi da presidente della Camera non appena il Cavaliere avesse fatto un passo indietro, non sta facendo una gran bella figura. "Le polemiche sulle mie dimissioni appartengono a un’altra stagione. A un anno fa. Cerchiamo di guardare in avanti". Adesso che è in piena campagna elettorale, Fini non ha certo tempo di ricordare la promessa fatta a Michele Santoro, nell'allora salotto di Annozero. "Io sono pronto a dimettermi da presidente della Camera - aveva detto - nello stesso momento in cui Berlusconi si dimette da presidente del Consiglio". Era il 24 febbraio del 2011 (guarda il video). E adesso che fa? Archivia la questione delle dimissioni e ricorda che oggi ci si trova di fronte a "una situazione radicalmente diversa per cui non avrebbe senso rivangare il passato".

"Lo strappo di un anno fa - continua il leader di Futuro e Libertà - fu l’ultimo anello di una catena di polemiche e rotture con Berlusconi". A 60 minuti su Gr Parlamento Fini si dice addirittura rammaricato perché nessuno si è reso conto che la sua "non era un’azione frondista ma critica, non del tutto immotivata come dimostra quello che è successo e se il Pdl dell’epoca fosse stato più simile a quello di oggi non avremmo avuto gli esiti drammatici che abbiamo avuto". In realtà, come ha spiegato ieri Berlusconi, "la fronda della componente finiania" ha rappresentato "il peccato originale" che ha minato "il percorso di una legislatura che avrebbe dovuto essere costituente e che si è invece incagliata nelle secche di una politica che non ci appartiene". Queste colpe, Fini non le ammetterà mai. Anzi. D'altra parte nemmeno lo scandalo sull'appartamento di Montecarlo che dal patrimonio dell'allora Alleanza nazionale a una società off shore che è risultata essere di Giancarlo Tulliani, è riuscito a far fare un passo indietro a Fini nonostante avesse promesso agli italiani che si sarebbe dimesso qualora fosse emerso un legame tra la dismissione della casa monegasca e il fratello di Elisabetta.

Non ci penserà nemmeno ora a mantenere le promesse. Adesso ha da gustarsi la caduta del governo a cui lui, per primo, aveva voltato le spalle. "Il berlusconismo è finito? Mah... E' finito il governo Berlusconi, accontentiamoci intanto di questo...", ha detto settimana scorsa il presidente della Camera alla trasmissione di Santoro, Servizio pubblico. E, ora che inziata la campagna elettorale, Fini ha bisogno dell'alta carica per ottenere la massima visibilità. Proprio per questo, è interessato a far durare Mario Monti il più possibile...

1 commenti:

Nico ha detto...

Ma come!!??? Dimissioni ora che è il suo momento? Anzi, ora lo vedremo dare il meglio di sé senza quel malefico satiro a palazzo Chigi e finalmente in un consesso di gentlemen come lui!