giovedì 3 novembre 2011

La grecia, il referendum, la culona e nanoleone


MILANO - Rischio sopravvivenza per il governo di Georges Papandreou. L'esecutivo del premier greco si è spaccato sulla scelta di quest'ultimo di indire un referendum sul piano salva-euro varato dall'Unione. Una mossa che ha provocato la dura reazione dei grandi leader europei e la ribellione di alcuni ministri tra cui il titolare delle Finanze e numero due del governo Evangelos Venizelos. In Parlamento due deputati della maggioranza socialista hanno annunciato intanto che non voteranno venerdì la fiducia.

«AVANTI SENZA LA GRECIA» - L'Eurozona si sta attrezzando per minimizzare i danni della possibile uscita della Grecia dalla moneta unica. E dell' eventualità ritenuta a dir poco drammatica sino a 24ore sembra si stia già iniziando a prendere atto. «Andremo avanti anche senza la Grecia» hanno affermato al termine del vertice con il premier greco Geroges Papandreou mercoledì sera a Cannes il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. «Lavoriamo per ridurre i danno per i cittadini tedeschi e della zona dell'euro» ha affermato giovedì mattina il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker intervistato da una tv tedesca.

DRACMA O EURO? - Merkel e Sarkozy hanno costretto il governo di Atene a uscire dall'ambiguità: se ci sarà un referendum sarà sull'adesione all'Unione e non sull'accordo salva-euro raggiunto a Bruxelles lo scorso 27 ottobre. La permanenza o meno della Grecia dovrà essere nota in tempi brevi: la consultazione, se ci sarà, dovrà svolgersi tra un mese, il 4 dicembre, e non in gennaio come annunciato.

I MINISTRI RIBELLI - Il referendum provoca intanto le prime divisioni nel governo di Atene. Il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos ha affermato in comunicato che l'appartenenza della all'area euro «è una conquista storica per il popolo greco, che non può essere messa in discussione e non può dipendere da un referendum». E il ministro dello Sviluppo, Michalis Chryssohoidis, ha chiesto che il piano di salvataggio europeo venga ratificato in tempi rapidi dal Parlamento.

MANCA LA MAGGIORANZA - Due deputati della maggioranza socialista hanno annunciato intanto che non voteranno venerdì la fiducia al governo, che rischia di perdere così la maggioranza in Parlamento, ridotta a 150 voti su 300. Governo di George Papandreou potrebbe ancora avere un voto positivo dal Parlamento, a seconda del numero dei deputati che saranno presenti, ma la sua sopravvivenza sembra poco probabile. I dissidenti protestano contro il referendum proposto da Papandreou, contestato anche da cinque ministri

JUNKER: «NON AD OGNI COSTO» - Sulla stessa linea il presidente dell' Eurogruppo: «È auspicabile che la Grecia resti nell'euro, ma non a ogni costo» ha affermato ammettendo che si sta già «lavorando sulla questione di come assicurarci che non ci sia un disastro per i cittadini tedeschi, del Lussemburgo, della zona euro. Siamo assolutamente preparati per la situazione»

LAGARDE (FMI): AIUTI SOLO DOPO IL REFERENDUM - La nuova tranche di aiuti internazionali per la Grecia arriverà solo dopo l'esito del referendum, ha confermato il direttore del Fondo monetario Christine Lagarde, «Non appena sarà completato il referendum rimosse tutte le incertezze, faremo una raccomandazione al bord del Fmi sulla sesta tranche del nostro prestito per sostenere il programma economico della Grecia». «Resto convinta che l'accordo dei leader della zona euro della scorsa settimana che include una significativa riduzione del peso del debito greco e sostegno finanziario aggiuntivo per un nuovo, ambizioso programma, sarà di grande beneficio per la Grecia aiutando a ripristinare la crescita e la creazione di lavoro», ha concluso Lagarde.

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