lunedì 7 giugno 2010
Verona
Se la moschea è fuori norma, diventa un bene del Comune. Succede nel Veronese, in località Arcole. Dopo aver riscontrato molte irregolarità, aver concesso all’associazione «Fraternità» novanta giorni per sanarle, il consiglio comunale ha deciso di chiudere un centro islamico attivo da quasi 17 anni, acquisendone i locali. Lo stabile, nel giro di un biennio, si era trasformato in una moschea a tutti gli effetti, con una serie di interventi realizzati artigianalmente e mai comunicati all’amministrazione comunale: 24 metri di soppalco, bagno e antibagno per le abluzioni rituali, varie stanze più piccole costruite in ferro e legno per le lezioni di Corano, fino all’apertura di una porta fronte strada per attirare i fedeli di passaggio. Le operazioni di modifica sono state effettuate senza comunicazione, tanto che il centro, ancora oggi, è registrato presso gli uffici del catasto come semplice magazzino.
Quella di allargarsi in gran segreto è una prassi diffusa tra i centri islamici italiani, ma il sindaco di Arcole, la leghista Giovanna Negro, ha voluto vederci chiaro. L’ufficio tecnico ha aperto un primo procedimento, notificando l’abuso agli inquilini e stabilendo i termini della demolizione. Non avendo provveduto, neppure a seguito di una sollecitazione ufficiale, sono scattati i sigilli. A rendere il centro di preghiera completamente inagibile sono stati il cambio di destinazione d'uso, mai avvenuto, e la mancata messa a norma dell'ormai «ex» magazzino. Il consiglio comunale ne ha dunque disposto il sequestro, addebitando anche due notizie di reato ai gestori dei locali. Così, da due settimane, ad Arcole i musulmani pregano in piazza. Ora c’è anche chi parla di occupazione di suolo pubblico.
Da 120 fedeli che contava la moschea, la piazza ne ha attirati quasi 250 nel fine settimana, al centro del paese, quando non era stata chiesta neppure la disponibilità dell’area. Il Comune, però, non vuole suscitare polemiche, precisando che non c’è volontà di prevaricazione, ma solo quella di far rispettare le leggi. Il responsabile dell’associazione si prepara invece a radunare in piazza i suoi fedeli anche questo venerdì: «Perché dovrei chiedere il permesso? Il Comune l'ha chiesto a noi per entrare in casa nostra?», ha detto al quotidiano L’Arena. Intanto, l’irregolarità della struttura è stata confermata e il Comune ha già acquisito l’immobile appellandosi al Dpr 380 del 2001 in materia di edilizia.
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4 commenti:
«Perché dovrei chiedere il permesso? Il Comune l'ha chiesto a noi per entrare in casa nostra?»
Che spudoratezza... se noi italiani vogliamo fare modifiche in casa nostra dobbiamo chiedere il permesso al comune come tutti; ma loro no, a loro dev'essere tutto concesso senza se e senza ma. Mi auguro che la sindaca abbia le palle di farli anche sloggiare dalla piazza...
Mh, lo spero anche io. Il problema è che in italia sono troppi qielli che vogliono fare il proprio comodo.
Non fosse stato un centro islamico, nessuno avrebbe avuto niente da ridire, anzi. La lega, tacciata da tutti di razzismo, è l'unica che dimostra buon senso..
e poi si chiedono perchè vince???
maribel
Il fatto è che la sig.ra nonchè onorevole Negro ha dovuto trovare per forza una motivazione per far chiudere questo cossiddetto centro islamico. E' la paladina della legalità e del rispetto delle regole (che devono sempre rispettare gli altri ma non lei)
ha trovato tutti gli abusi immaginabili possibili.
Abusi che troverebbe a casa di chiunque. Nessun aumento di spazi visto che spazi non ce ne sono.
Ed ha acquisito lo stabile gratuitamente in base a non so quale legge.
Chissà quante altre abitazioni incamererà il comune gratuitamente,
mantenendo questa linea di condotta.
Viva l'Italia
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