sabato 12 giugno 2010
Ennesimo caso isolato...
Incinta, picchiata a sangue dal marito marocchino perché non voleva più portare il velo. Voleva integrarsi in Italia. E così ha rischiato la vita. Schiaffi, pugni e colpi sempre più violenti quelli inferti dal marito, E.K.A., barbiere di 42 anni. Il teatro della drammatica vicenda è Melegnano. I due marocchini arrivano in Italia una decina di anni fa. La donna lavora nonostante abbia tre figli e il quarto in arrivo. Lei deve mettere il velo ma lui fa un po’ quello che vuole e spesso si ubriaca anche. L’altra sera la situazione precipita e la donna all’ennesimo rifiuto viene aggredita e picchiata usando anche il ferro da stiro. A salvarla è il figlio di nove anni che capisce che il destino della mamma, davanti a tanta furia, è nelle sue mani. Dopo aver urlato al padre di smettere, senza risultati, il piccolo si precipita fuori dalla porta di casa a suonare il campanello del vicino di pianerottolo. «Il papà sta cercando di uccidere la mamma», gli dice. L'uomo allertato accorre, blocca il nordafricano e gli toglie di mano il ferro da stiro insanguinato. La donna aveva cercato di comporre il 112 ma il marito le aveva tolto e rotto a terra il cellulare. Intanto diversi tra i condomini contattano i carabinieri. Quando arrivano, i militari trovano l’uomo che sta cercando di nascondere il ferro da stiro dietro il divano e la moglie stesa a terra. Viene trasportata a sirene spiegate nel vicino ospedale di Vizzolo Predabissi. Ha contusioni e ferite profonde al viso, al capo, alle braccia, le classiche lesioni da difesa, alle gambe. Essendo incinta la donna non può fare esami radiografici. Di ora in ora si monitora, quindi, la situazione nella speranza che non insorgano complicazioni. Già a maggio del 2008, a Milano, la donna era ricorsa alle cure dei sanitari e all'intervento della polizia dopo essere stata presa a calci e pugni dal marito e aver rimediato 25 giorni di prognosi per contusioni varie. Le violenze erano poi continuate ma lei non aveva mai denunciato l’uomo per i maltrattamenti in famiglia. Perchè temeva che la situazione potesse peggiorare.
Una volta soccorsa la moglie, il marocchino è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate. L’uomo ha anche altri precedenti fra cui diverse denunce per guida in stato di ebbrezza e uso di atto falso per ottenere il permesso di soggiorno. Ora si trova nel carcere della Cagnola di Lodi, dopo l’interrogatorio di garanzia nel corso del quale sono emersi particolari agghiaccianti, incluse ripetute minacce di morte rivolte alla donna. Lei ora, non teme solo per il suo stato di salute e quello del piccolo che deve ancora nascere, ma anche per quanto potrebbe accadere quando lui uscirà di galera.
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