martedì 29 giugno 2010

Eurabia giornalistica


Diciamo la verità, fa sempre piacere trovare qualcuno che si converte a Eurabia. Sarò ingrato, ma le performances eurarabe dei vecchi compagni (di fede, naturalmente) mi emozionano di meno. Per esempio, scorrendo i giornali di oggi, non mi emoziona il fatto che Marina Forti sul "Manifesto" spenda una mezza paginata per appoggiare con i potenti mezzi del suo giornale il povero regime degli ayatollah cui i cattivi imperialisti vorrebbero impedire di giocare con le atomiche. Il quotidiano si autodefinisce "comunista", no? E allora come non sostenere un regime che bastona i giovani che vogliono la libertà, falsifica le elezioni, è aggressivo nei confronti del resto del mondo, minaccia la guerra a chi non gli si sottomette, alimenta guerriglie e terrorismo, è governato da una nomenklatura autoreferenziale e corrotta? Che ha fatto di diverso l'Urss per tutti i tempi belli in cui era governata dai comunisti? E la Cina? E Cuba? Certo l'Iran lo fa in nome della religione, ma non era una religione anche il marxismo-leninismo-maopensiero? E opprimo le donne, impongono il velo eccetera – vabbé, nessuno è perfetto. Dunque il "Manifesto" fa dunque solo il suo dovere ad appoggiare l'Iran, Hamas tutti i meravigliosi terroristi del mondo e a combattere Israele e l'America. Nessuna sorpresa.

Ma ci sono anche i neoconvertiti, per cui non si può non rallegrarsi e imbandire il vitello grasso. Sto parlando del "Secolo d'Italia", ex organo di un partito diciamo piuttosto perplesso nei confronti di Eurabia e assai poco multiculturalista, ma attualmente espressione delle ribollente laboratorio di idee del presidente della Camera Gianfranco Fini. Sul numero di oggi leggo in ottima evidenza, con "strillo" in prima pagina, un articolo firmato da un certo Omar Camiletti (nomen omen, Omar come il nipote del profeta, Camiletti come la camomilla), in cui si loda senza riserve una mozione del Consiglio d'Europa che "decide di contrastare i germi islamofobi" ("germi islamofobi", questo sì che è un maschio parlare in cui si sente l'eco del vecchio Msi) "deplorando il fatto che partiti populisti alimentino inutili timori soffiando sul fuoco di pregiudizi e intolleranza". Timori inutili, ma certo. Che utilità c'è a essere timorosi, specialmente se si soffia sul fuoco? Bando alle paure, ai fuochi, alle intolleranze e ai populismi.

Ma come si alimentano gli inutili timori e si soffia sul fuoco? Perbacco, è chiaro, proibendo il burka, perché vietando la prigione ambulante delle donne "si viola la libertà delle donne" e si potrebbe perfino "peggiorare le cose nelle famiglie integraliste". E già, le "famiglie integraliste" (le famiglie, badate, non i maschi islamici oppressivi) potrebbero arrabbiarsi e le donne vedere "violata" la loro "libertà" di essere prigioniere. Che dispiacere, che disdetta. Potrebbero chiudersi in casa da sole, le povere donne violate. Dalla legge, beninteso, non da padri e mariti.

Non vi riassumo l'articolo, che ripercorre gloriosamente i più alti concetti dell'eurarabismo. Dopotutto il Consiglio d'Europa non è neanche il parlamento europeo, è un organo residuale dei vecchi tempi del Mercato comune, che raggruppa rappresentanti più o meno pensionati di una quarantina di stati, non so nemmeno io come eletti: il suo peso politico è pari alla sua autorità morale e culturale, diciamo che tende asintoticamente allo zero. Diciamo solo che oltre al burka se la prendono coi minareti svizzeri ("vi è il rischio che si abusi del voto"), sugli accostamenti fra il Corano e "Mein Kampf" (cioè col partito di Wilders lui sì populista, soffiatore e inutilmente timoroso). E naturalmente nel dibattito si è autorevolmente sostenuto "bisogna appoggiare le richieste di avere l'Islam come parte dell'istruzione superiore". Sono d'accordo, solo non capisco come l'Islam possa essere "parte". E' il tutto dell'istruzione superiore. Suvvia, non siamo timorosi. E soprattutto non soffiamo sul fuoco.

Anche delle deliberazioni del Consiglio d'Europa però non riesco a entusiasmarmi troppo: sono un po' scontate e (purtroppo, naturalmente) del tutto irrilevanti. Eurabia residuale e pensionata. Quel che mi entusiasma è invece il salto della quaglia del "Secolo d'Italia", che avendo sorvolato da destra a sinistra "Il Giornale", "Repubblica" e anche "L'unità", ormai rivaleggia in eurarabismo col "Manifesto". Senza entrare nella politica italiana, di cui questa cartoline non si occupano, non posso che complimentarmi con Omar Camiletti (nomen omen) e con Gianfranco Fini che lo ispira.

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