martedì 22 giugno 2010
In italia
Si comprano il palazzo per non avere la moschea di Stefano Filippi
Il preliminare era già firmato con tanto di caparra: il centro culturale islamico Annur avrebbe comprato un vecchio laboratorio tessile da trasformare in moschea. Proprio in questo angolino di Veneto, contrada Tomasoni, una cinquantina di case, una corte, la fontana, la chiesetta, dove si vive come cinquant'anni fa, che quando vai in vacanza il vicino ti arieggia le stanze, sfama il cane e innaffia le piante. Veneto profondo, Veneto leghista (49% alle ultime regionali) e laborioso. Dove la gente è disposta a mettere mano al portafoglio pur di dirottare altrove i musulmani.
Così, dopo un lavorìo durato un anno, i 150 abitanti dei Tomasoni hanno deciso di comprare loro l'edificio destinato a luogo di ritrovo e di culto per i fedeli del Corano che vivono lungo il torrente Agno, una vallata che da Recoaro Terme scende verso Montecchio Maggiore. Dodici mesi fitti di incontri, vertici in comune, mediazioni con il proprietario del laboratorio artigianale. «Un'ora e mezzo dopo la mia elezione erano già sotto casa mia a chiedere udienza», ricorda il primo cittadino Martino Montagna, 44 anni, giornalista prestato alla vita amministrativa, insediato un anno fa a chiudere 15 anni di giunte monocolore verde padano. Evidentemente quelli di Cornedo giudicavano i leghisti locali troppo mollaccioni.
È stata una battaglia estenuante. Il padrone dello stabile aveva già firmato il compromesso di vendita con l'associazione Annur e intascato la caparra. «I residenti si lamentavano per non essere stati informati da nessuno, a cominciare dal comune - spiega il sindaco che guida una lista civica -. Non c'era ostilità verso i musulmani, ma una questione di ordine pubblico». Una sola strada, niente parcheggi, dalle 300 alle 500 persone che ogni venerdì pregano Allah e raddoppiano nelle principali festività dell'Islam.
«Nella contrada si vive benissimo come una volta», racconta Gaetano Dalla Gassa, uno dei leader della protesta, titolare di una ditta di palificazione e consolidamento di terreni e membro del direttivo delle Piccole industrie di Valdagno: «È un nucleo tradizionale di 150 persone molto unite, facciamo tre sagre all'anno, una piccola comunità coesa che sarebbe stata stravolta dall'arrivo di centinaia di musulmani». Gente molto pratica, che ha capito in fretta l'unico modo per rovesciare la situazione: mettere sul piatto una bella cifra e ricomprarsi lo stabile, anche se non sono tempi favorevoli per investire nel mattone.
Ci sono voluti lunghi mesi di trattative complicate, assemblee ogni lunedì sera, la collaborazione del sindaco, il coinvolgimento dell'associazione Annur. «Persone per bene e disponibili al dialogo - assicura Dalla Gassa -. Noi non ce l'abbiamo con gli stranieri, ai Tomasoni vivono una trentina di extracomunitari, famiglie provenienti dall'India e dall'Europa orientale. Anche alcuni di loro partecipano alla nostra operazione immobiliare». Dove operava l'artigiano delle confezioni verranno costruiti quattro o cinque appartamenti da 80-100 metri quadrati. La gente della contrada e qualche amico stanno per sborsare 50mila euro (che saranno restituiti a cose fatte) per stracciare il vecchio preliminare e firmarne uno nuovo.
Un'impresa edile realizzerà le opere con un po' di sconto: il valore dell'operazione supera i 200mila euro. Alcuni abitanti, tra cui Dalla Gassa che ha un figlio da sistemare, hanno già garantito l'acquisto degli alloggi: ne resta ancora uno da piazzare. Il centro culturale islamico ha riavuto i soldi versati ed entro l'anno troverà un accordo con il comune di Cornedo per una sistemazione alternativa, più grande, con un piazzale comodo per le auto, che non dia problemi di ordine pubblico. E sia lontana dal piccolo mondo antico dei Tomasoni.
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