giovedì 17 giugno 2010

Unesco e dittatori


Roma. Dal Premio Stalin al Premio Obiang. Che l’Unesco accetti tre milioni di dollari all’anno per un premio scientifico è un’idea eccellente, commenta il New York Times. Ma lo è molto meno il fatto che il suo benefattore sia un tiranno corrotto e sanguinario. Dopo trent’anni di dittatura e repressione, il presidente della Guinea equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, aveva deciso di darsi una bella ripulita. Quale mezzo migliore di un fondo Unesco intitolato a suo nome e dedicato alla scienza? Tre milioni di dollari all’anno per cinque anni provenienti dall’ex colonia spagnola ricchissima di petrolio. Una nazione passata dalla dittatura del filosovietico Macìas Nguema, che faceva bollire vivi nella pece gli oppositori politici, a quella del nipote Teodoro Obiang, al potere dal 1979 e che si calcola abbia fatto uccidere quarantamila oppositori. Un perfetto “outpost of tyranny”, un avamposto della tirannia. Mentre scriviamo la delegazione americana all’Unesco ha chiesto di ritirare il premio e in tutto il mondo sono in corso proteste delle organizzazioni dei diritti umani contro l’agenzia dell’Onu per la cultura, diretta dalla bulgara Irina Bokova. La prima edizione del premio si terrà alla fine di giugno, a Parigi, e si chiamerà “Unesco-Obiang International Prize for Research in the Life Sciences”. Contro l’Unesco si sono schierate più di quaranta associazioni che militano per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch e Global Witness, ma anche diversi scrittori e premi Nobel, come il francese Claude Cohen-Tannoudji, Nobel per la Fisica nel 1997, e il canadese John Polanyi, Nobel per la Chimica nel 1986. “La reputazione dell’Unesco sarà oscurata se l’organizzazione dovesse permettere a un tiranno di usare l’organizzazione per migliorare la sua immagine”, affermano le associazioni in un comunicato. I quotidiani americani hanno definito il filantropo dell’Unesco “il peggior dittatore d’Africa, peggio di Mugabe”. Malgrado la facciata pluralista, il suo partito ha 99 dei 100 seggi in Parlamento, il 90 per cento dei leader oppositori è in esilio e almeno 550 di loro sono stati vittime di processi politici, alcuni sono stati uccisi. Il culto della personalità di Obiang, che vanta anche un centinaio di figli, è arrivato a tal punto che molti suoi cittadini portano vestiti con la sua faccia impressa. Secondo Forbes ha ammassato una fortuna di 600 milioni di dollari a spese dello stato. Mezzo miliardo è stato da lui depositato a Washington “per evitare di indurre in tentazione di corruzione i funzionari”. Un paese apparentemente molto prospero il suo. E’ la seconda economia più ricca al mondo, dopo il Lussemburgo e prima degli Emirati Arabi. Ma nel paese più piccolo dell’Africa continentale, che è anche quello apparentemente più ricco, la maggior parte della popolazione vive con meno di un euro al giorno, e scarseggiano acqua corrente ed elettricità. Nel luglio del 2003 la stazione radio nazionale bloccò ogni trasmissione. Poi l’annuncio che Teodoro Obiang era diventato il “Dio” della Guinea equatoriale e che da quell’anno in poi avrebbe avuto “il diritto di uccidere senza dovere rendere conto a nessuno e senza andare all’inferno”. Nelle parole dell’ex ambasciatore americano John Bennett, “il regime di Obiang non è davvero un governo, ma piuttosto un’interrotta cospirazione criminale a carattere familiare”. Non esattamente la miglior cassa filantropica per la prestigiosa organizzazione che per conto dell’Onu deve promuovere la cultura e la scienza in tutto il mondo. Si calcola che sotto il regime del suo predecessore, Macías Nguema, fu sterminato un terzo della popolazione del paese. “Meglio” di Pol Pot in Cambogia e del genocidio in Rwanda. Giovane colonnello esecutore del genocidio era il nipote del satrapo, l’attuale presidente Obiang, il più generoso patrono della scienza che l’Unesco abbia mai conosciuto.

1 commenti:

Maria Luisa ha detto...

Non sapevo che in Trentino ci fossero dei candidati mussulmani.
Ma che questa befana se ne torni a casa propria"http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=106787&sez=NORDEST
Maria Luisa