sabato 5 giugno 2010
Turchia
Erdogan e il declino dei turchi: Ankara torna fuori dall'Occidente di Robert L. Pollock
Le forze speciali israeliane e i loro comandanti sembravano sconvolti di fronte alla violenza incontrata nel loro tentativo di abbordare la nave Mavi (“Blue”) Marmara. Non avrebbero dovuto stupirsi. Non ho dubbi che “gli attivisti della pace” turchi a bordo della nave considerassero le truppe israeliane come qualcosa di simile alla seconda venuta delle SS di Hitler. Seguire il discorso turco negli ultimi anni equivale a seguire un declino nazionale verso la follia. Immaginate circa 80 milioni di persone sedute nel crocevia tra Europa e Asia. Non parlano una lingua indo-europea e forse centinaia di migliaia di loro possono accedere significativamente a qualsiasi media esterno. Le informazioni che la maggior parte di loro ne ricava sono filtrate da una stampa laica che a confronto fa apparire i comunisti italiani come di destra... Gli argomenti A e B (o B e A, non importa realmente) sono nati dalla cattiva influenza di Israele e degli Stati Uniti sul mondo.
Per esempio, mentre i nostri media si sono occupati con grande interesse della questione “chi ha perso la Turchia?” quando alle forze statunitensi è stato impedito di entrare in Iraq da nord nel 2003, una simile autoanalisi non è stata chiaramente fatta ad Ankara o a Istanbul. Invece, ai turchi venivano quotidianamente propinate irreali atrocità perpetrate dalle forze statunitensi in Iraq, spesso con l’insinuazione che stessero agendo per conto degli ebrei. Il giornale Yeni Safak, tra le letture quotidiane del primo ministro Tayyip Erdogan, asseriva che gli americani stessero gettando talmente tanti corpi iracheni nel fiume Eufrate che i mullah locali avevano emesso una fatwa con l’ordine per gli abitanti di non mangiare il pesce. Lo stesso giornale affermava ripetutamente che gli Stati Uniti utilizzassero armi chimiche a Fallujah. E riportava che soldati israeliani fossero stati schierati insieme alle forze statunitensi in Iraq e che le forze statunitensi stessero raccogliendo gli organi interni dei morti iracheni per destinarli alla vendita nel “mercato degli organi”degli Stati Uniti.
Il quotidiano laico Hurriyet, nel frattempo, accusava i soldati israeliani di uccidere personale della sicurezza turca a Mosul, ed affermava che gli Stati Uniti stessero avviando un’occupazione dell’Indonesia (musulmana) sotto le spoglie di aiuti umanitari. L’ambasciatore statunitense in Turchia, Eric Edelman, in realtà ha sentito il bisogno di organizzare un’assemblea telefonica per spiegare ai media turchi che i test nucleari segreti degli Stati Uniti non sono stati la causa dello tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano. Una delle teorie più folli che circolavano ad Ankara era che gli Stati Uniti stessero colonizzando il Medio Oriente perchè i loro scienziati sapevano che a breve un asteroide avrebbe colpito l’America settentrionale.
Le storie di Mosul e della raccolta degli organi sono state presto riunite in un film di successo turco, dal titolo “La Valle dei Lupi”, che ho visto in un centro commerciale di Ankara nel 2006. Conoscendo poco la lingua, ho avuto alcune difficoltà di comprensione. Ma si vedeva chiaramente che le parti del corpo dei morti iracheni venivano messe in casse marcate New York e Tel Aviv. Non è un’esagerazione affermare che un simile anti-semitismo non era stato mostrato al grande pubblico in Europa dal Terzo Reich. Quando ho intervistato il primo ministro Erdogan (in uno dei numerosi incontri) nel 2006, non era turbato dal racconto.
Erdogan: “Credo che gli autori di questo film si siano basati sui resoconti dei media…. Prendiamo ad esempio la prigione di Abu Ghraib: l’abbiamo vista in televisione, ed ora stiamo vedendo la Baia di Guantanamo in tutti i media del mondo, e certamente è possibile che questo film sia stato realizzato sotto tali influenze”.
Io: “Ma lei crede che siano in molti i turchi che hanno un’opinione simile dell’America, che ci considerano quel genere di persone capaci di andare in Iraq per uccidere la gente e prenderne gli organi?”
Erdogan: “Nel mondo accadono cose di questo genere. Se non è successo in Iraq, allora sta succedendo in altri paesi”.
Io: “Quale genere di cose? Uccidere persone per prenderne gli organi?”
Erdogan: “Non sto dicendo che vengano uccise….. ci sono persone povere che in questo vedono un mezzo per fare soldi”.
Sono stato colto alquanto di sorpresa dal fatto che il primo ministro non sia riuscito a condannare una diffamazione di sangue romanzata. Non avrei dovuto stupirmi. Erdogan e il suo partito hanno approfittato da sempre dell’odio per l’America e Israele. E’ molto probabile che la flottiglia turca che ha sfidato il blocco israelo-egiziano di Gaza fosse organizzata con la sua approvazione, se non con il suo incoraggiamento. Il ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu, è fautore di una filosofia che spinge la Turchia ad allentare i legami occidentali con Stati Uniti, NATO ed Unione Europea, oltre a cercare la propria sfera di influenza in Oriente. Il recente accordo della Turchia per aiutare l’Iran nell’arricchimento dell’uranio non dovrebbe suscitare alcuna sorpresa.
Purtroppo, la Turchia non ha avuto alcuna credibile forza di opposizione da quando i suoi partiti laici e corrotti si sono arresi ad Erdogan nel 2002. Il People’s Republican Party, ispirato ad Ataturk, si è già sbarazzato di un leader che vedeva complotti CIA ovunque, sostituendolo con un altro che vuole aumentare la spesa nazionale proprio mentre tutte le casse del resto del mondo sono al collasso. E per di più, i turchi sembrano continuare a non vedere le loro evidenti ipocrisie. Provate a chiedere come si sentirebbero se altri paesi organizzassero un convoglio “di aiuti” (simile alla flottiglia di Gaza) per la loro minoranza curda: in tutta risposta otterrete sguardi fissi e silenzio.
L’angolo cieco della Turchia sulla questione curda è particolarmente impressionante ogni volta che si richiama alla memoria il fatto che la Turchia abbia quasi invaso la Siria nel 1998 per finanziare il terrorismo curdo. Il leader dei separatisti curdi, Abdullah Ocalan, è stato poi rimbalzato tra le capitali europee, per finire con l’essere catturato in Kenia e riconsegnato ai turchi dalla CIA. L’alleanza antiterroristica della Turchia con Israele e gli Stati Uniti non avrebbe potuto essere più naturale.
Ancora, il primo ministro Erdogan è stato uno dei primi leader mondiali a riconoscere la legittimità del governo di Hamas a Gaza. Ed ora sta innalzando la retorica dopo le provocazioni ad Israele per conto di Hamas. E’ stato Israele, ha dichiarato, a sconvolgere “la coscienza dell’umanità”. Il ministro degli esteri Davutoglu sta sfidando gli Stati Uniti: “Ci aspettiamo piena solidarietà da parte vostra. Non dovrebbe sembrare una scelta tra Turchia e Israele. Dovrebbe essere una scelta tra giusto e sbagliato”.
Ma per favore. I buoni leader si impegnano per calmare le tensioni in situazioni come queste, non per intensificarle. Nessun americano dovrebbe essere ingannato, credendo che le motivazioni di questi uomini siano vere: sono soli demagoghi, che fanno ricorso ai peggiori elementi dei loro paesi e dell’intero Medio Oriente. La ovvia risposta alla domanda. “Chi ha perso la Turchia?”- ovvero la Turchia filo-occidentale - è: “Sono stati i turchi”. La vera domanda che rimane da porsi è quanto abbiano danneggiato il processo di pace attualmente in atto nella regione.
© The Wall Street Journal - Traduzione Benedetta Mangano
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