domenica 14 aprile 2013

Inps


Il crollo dei cittadini occupati avrà serie ripercussioni sulla tenuta dei conti pubblici e sulla portata del gettito fiscale. Un elemento ovvio e noto a tutti, diminuzioni che potrebbero portare al licenziamento di una nuova manovra correttiva. Per il momento, si parla di quindici milioni di ulteriori tagli al bilancio dello Stato. Anche il sistema previdenziale sarà costretto a fare i conti con una diminuzione dei flussi di casa in entrata nei forzieri dell’Inps e delle altre Casse.

Il Presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, lo ha scritto chiaro e tondo nella nota che ha inviato lo scorso 22 marzo ai Ministri Grilli e Fornero: i minori trasferimenti dalle casse statali, la riduzione dell’avanzo patrimoniale e la contrazione strutturale delle entrate contributive della gestione pubblica, ex INPDAP, mettono a rischio la tenuta dei conti e compromettono “la più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico”. Per questo ha chiesto ai ministeri vigilanti d’intervenire con ogni utile iniziativa. A rivelarlo è stata una nota ufficiale dell’Usb. L’allarme era già stato lanciato dalla Corte dei Conti rispetto al bilancio di chiusura 2011 dell’INPDAP, che presentava un patrimonio netto in passivo di oltre 15 miliardi di euro, mentre nel bilancio preventivo 2013 dell’Inps il passivo della gestione ex INPDAP è arrivato alla preoccupante cifra di 23,7 miliardi di Euro.

La magistratura contabile ha inoltre sottolineato che, di questo passo, il patrimonio netto dell’Inps sarà esaurito in poco tempo. Da subito l’Unione sindacale di base si era opposta all’integrazione dei due maggiori enti previdenziali, “perché funzionale al disegno di smantellamento del sistema previdenziale pubblico, avviato con la Riforma Dini del 1995 e perfezionato nel tempo, da ultimo con la Riforma delle pensioni targata Monti-Fornero”, si legge nella nota diffusa dall’ufficio stampa. “L’accorpamento dell’INPDAP con l’Inps non è utile a rilanciare la previdenza pubblica ma semmai ad affossarla – continua lo scritto – Si sono voluti scaricare sull’Inps i debiti delle amministrazioni statali. Il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego e il contemporaneo incremento del numero di pensioni, insieme ai mancati trasferimenti statali, hanno prodotto un passivo della gestione INPDAP che ora pesa sui conti Inps. Oltre a finanziare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese private, il Governo dovrebbe finanziare il pagamento dei debiti tra pubbliche amministrazioni”.

Un disegno messo in pratica con il pressapochismo che ha caratterizzato l’azione politica di Elsa Fornero. I bilanci ed i rendiconti dei due enti previdenziali erano pubblici ed accessibili a tutti, il Ministero ed il Governo erano nella possibilità di calcolare al centesimo i costi dell’intera operazione di accorpamento. Sindacati e partiti politici erano a conoscenza delle difficoltà incontrate dall’ente di previdenza dei dipendenti pubblici; non hanno fatto nulla per opporsi alla (contro) riforma dell’Esecutivo dei “tecnici”. Una materia complessa ed in grado di impattare sulle esistenze dei cittadini è stata trattata con una faciloneria disarmante. Un atteggiamento alla base della nascita degli “esodati” e delle problematiche denunciate dal numero uno dell’Inps. Gabinetto del Ministero e Commissioni di Camera e Senato non si sono dimostrati in grado di analizzare i costi economici delle leggi approvate o di valutarne l’efficienza nel breve come nel lungo periodo.

Per questo motivo, l’Usb intende proclamare uno sciopero “per rilanciare la previdenza pubblica, per impedire che l’Inps si trasformi in un ente assistenziale che eroghi in prevalenza assegni pensionistici da fame, per cancellare il sistema contributivo di calcolo delle pensioni, per restituire servizi ai cittadini”.  Un intento nobile e condivisibile. La previdenza deve essere tenuta lontana dalle grinfie delle vestali dell’austerità. Anche gli altri sindacati dovrebbero prendere coscienza dei problemi a cui sono esposti milioni di lavoratori, giovani ed anziani.

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