sabato 20 aprile 2013

Dimissioni

... per ora si sono dimessi in tanti. Peccato però che tra non molto ce li ritroviamo di nuovo tra i coglioni. Nel frattempo, l'impallinato Prodi da Bologna (e con la vittoria certa in tasca) ci fa sapere che no, non è deluso ma è preoccupato per l'italia. Se ne torni pure in africa che a preoccuparci dell'italia bastiamo e avanziamo noi. La troika e gli yankees ringraziano sentitamente. Ah, si, finalmente abbiamo un re. Mascherato da presidente della repubblica. Vile suddito di altri.


Azzeramento totale. “Si è dimessa l’intera segreteria e andremo a congresso“, così Enrico Letta, ai microfoni del Tg3 ha annunciato che il Partito Democratico ha preso atto della sconfitta e va verso una ristrutturazione totale. I tempi non sono ancora chiari, ha fatto sapere il vicesegretario Pd, precisando che comunque i tempi sono anche legati ai problemi organizzativi “di un partito che ha centinaia di migliaia di iscritti”. Quanto alle dimissioni di Bersani, Letta è chiaro: “Bersani si è dimesso perché il passaggio di ieri e ieri l’altro ha visto un atteggiamento insopportabile di traditori, franchi tiratori, che con trabocchetti e ipocrisie non hanno dato una buona immagine al paese. La scelta di oggi è importante e ricompatta l’Italia“.

MATTEO RENZI : “CORAGGIO DI ANDARE IN ATTACCO” - La prima reazione è stata quella di Matteo Renzi. “Conta la sintonia con gli italiani. Per il congresso c’è tempo”, ha commentato il sindaco di Firenze a chi gli chiedeva di una sua possibile candidatura. Il rottamatore ha poi sentenziato: “Le vicende di questi giorni fanno pensare che o la politica cambia, o salta in aria“. “Qualcosa non ha funzionato – ha proseguito Renzi – è incredibile la vicenda che ha visto protagonista Romano Prodi, silurato da 100 parlamentari che avevano promesso di votarlo”. “Le parole sentite” in questi giorni “sono parole che costringono tutti i partiti, in particolar modo il Partito democratico ad avere il coraggio e l’intelligenza di andare in attacco e di non stare fermi in difesa“, ha concluso il sindaco di Firenze.

LE DIMISSIONI DI ROSY BINDI - Lo sfaldamento del Pd ha preso forma, dopo la debacle della candidatura di Romano Prodi come Capo dello Stato, con le dimissioni prima di Rosy Bindi, che si è autosollevata dall’incarico di presidente dell’Assemblea nazionale e poi con quelle del segretario Pierluigi Bersani. Pezzo per pezzo il partito democratico, nella sua lunga notte, ha visto cadere i suoi vertici. Rosy Bindi, prima dell’assemblea del partito al Teatro Capranica si è congedata con parole d’accusa: “Non sono stata direttamente coinvolta nelle scelte degli ultimi mesi né consultata sulla gestione della fase post elettorale e non intendo perciò portare la responsabilità della cattiva prova offerta dal Pd in questi giorni”.

BERSANI: “UNO SU QUATTRO HA TRADITO” - E l’addio di Bersani è stato ancora più drammatico. “Abbiamo prodotto una vicenda di gravità assoluta, sono saltati meccanismi di responsabilità e solidaretà, una giornata drammaticamente peggiore di quella di ieri”, sono le parole con cui il segretario saluta la platea del teatro romano. “Uno su quattro ha tradito, per me è troppo”, è l’accusa che Pier Luigi Bersani ha lanciato ai suoi, riferendosi all’ultima votazione per l’elezione del presidente della Repubblica. ”Ci sono pulsioni – ha aggiunto Bersani – a distruggere il Pd“. E il segretario si è arreso.

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