giovedì 25 aprile 2013

Adotta un clandestino...


La Caritas Italiana ha avviato un nuovo progetto finalizzato al mantenimento degli immigrati che entrano clandestinamente in Italia, oggi chiamati “profughi” dalle associazioni che lucrano su questo fenomeno criminale. Constatato che il mantenimento presso le strutture pubbliche a spese degli italiani non è da albergo di lusso e che gli immigrati devono essere serviti e riveriti in modo adeguato, mentre gli italiani rovistano nei cassonetti per cercare cibo, la Caritas vuole portare i clandestini direttamente nelle case delle famiglie italiane che dovranno quindi mantenerli e scambiare la “cultura”. L’iniziativa è chiamata “rifugiato a casa mia” e coinvolge 13 Caritas diocesane di tutta Italia al fine di sperimentare una forma di accoglienza diffusa in famiglie di rifugiati e titolari di protezione internazionale. Questa la nota, esilarante, della Caritas: “nella consapevolezza che il sistema nazionale di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e rifugiati mostra diverse criticità sia in riferimento alla capienza che alla qualità dell’accoglienza, si intende intervenire con una proposta volta a sperimentare un approccio innovativo attraverso il coinvolgimento della comunità cristiana”. Si tratta di un progetto pilota che prevede forme di accoglienza in famiglia di richiedenti protezione internazionale e/o di rifugiati, da attivare, nel corso del 2013, attraverso il circuito delle Caritas diocesane già coinvolte nella gestione di questa particolare categoria di privilegiati.

Rispetto alle consuete modalità di accoglienza presso strutture o case famiglia, il nucleo del progetto consiste nell’assegnare centralità alla famiglia, concepita come luogo fisico e insieme sistema di relazioni in grado di supportare il processo di inclusione, al fine di portarlo a compimento, attraverso il raggiungimento di quel grado di autonomia che consentirebbe ai beneficiari di emanciparsi dalle forme di aiuto istituzionale o informale poste in essere dal terzo settore. Il progetto è rivolto a un duplice target di destinatari: da un lato, i richiedenti protezione internazionale e i rifugiati ai quali si proporrà una forma di accoglienza alternativa ai circuiti istituzionali; dall’altro, le famiglie che potranno sperimentarsi nell’accoglienza di persone provenienti da contesti e culture diversi. In conclusione, volete in casa un africano da coccolare e sfamare come fosse un cagnolino? Semplice, rivolgetevi alla Caritas, il centro che li distribuisce. Potrete vivere un’esperienza indimenticabile, scambiare la vostra cultura con la loro e dare sfogo alle vostre pulsioni terzomondiste e multietniche. Da consigliare soprattutto ai genitori di figlie femmine, e non osate dire di no perchè in tal caso sareste considerati dei “razzisti”.

5 commenti:

Maria Luisa ha detto...

preferisco fare volontariato al canile, e se non avessi una gatta terribilmente gelosa adotterei un cane

Eleonora ha detto...

:P scherzavo. Io ho un compagno e un criceto. di conseguenza ho casa già piena. Poi, se proprio vogliono occuparsi dei clandestini, si facciano avanti in primis i compagnucci e madonnamisericordia boldrini. Così vediamo anche di che pasta sono fatti... se sono solo chiacchiere o no.

Maria Luisa ha detto...

oltre a tre figli,e ogni tanto un fratello insgnante precario ...


PS

Sì,sì avevo capito che scherzavi

Johnny 88 ha detto...

Mi va benissimo la campagna "adotta un clandestino". Basta che ad adottare i clandestini siano i vari Fini; Napolitano; Boldrini; Bagnasco; Bertone; Bindi; Bersani; Casini; Vendola; Tettamanzi etc. etc.

Eleonora ha detto...

Ecco, questo è un commento da incorniciare e da tenere sempre sotto gli occhi. Ma dovrebbero leggerlo TUTTI. A prescindere dalle ideologie. Per capire un commento del genere, bisognerebbe avere una mente molto molto aperta. E quella mente molto molto aperta ce l'hanno in pochi. Quei pochi riescono a vedere la realtà e non è razzismo.